SCHEDA FILM

Christian

Anno: 1989 Durata: 105 Origine: DANIMARCA Colore: C

Genere:AVVENTURA

Regia:Gabriel Axel

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:-

Produzione:VICTORIA FILM, LYNGBY, ELLEPI FILM, ROMA CHRYSALIDE FILM, PARIS

Distribuzione:TITANUS DISTRIBUZIONE (1990)

ATTORI

Nikolay Christensen nel ruolo di Christian
Natahlie Brusse nel ruolo di Aicha
Preben Lerdorff Rye nel ruolo di Nonno di Christian
Jens Abentzen nel ruolo di Johnny
Nadine Alari nel ruolo di Francoise
Asger Bonfils
Bernard-Pierre Donnadieu
Carole Aymond
 

SCENEGGIATORE

Axel, Gabriel
 
 

COSTUMISTA

Nicolet, Françoise

TRAMA

A Copenaghen, il diciottenne Christian, inquieto e svogliato, non trova nella propria modesta famiglia amore e comprensione. Solo il vecchio nonno, che vive in un confortevole ospizio, lo ama veramente e riceve le sue confidenze. Quando Christian scopre il tradimento della ragazza che ama, e perde il posto di lavoro che aveva come chitarrista in un pub, diventa amico di giovani delinquenti e compie piccoli furti, mentre va bighellonando per le vie della città. Poi, dopo aver partecipato al furto di un camion, viene chiuso in un riformatorio, nello Jutland. Il ragazzo, che ha sempre sognato avventure e viaggi su velieri, magari nei mari della Polinesia. non sopporta d'essere rinchiuso, e fugge perciò dal riformatorio, senza avere una meta precisa. Non ha soldi, ma a volte ne guadagna un po' cantando e accompagnandosi con la chitarra, e si arrangia alla meglio. Pur essendo privo di passaporto, con l'aiuto di molte persone gentili e fiduciose, Christian riesce a fare un lungo viaggio, che, attraverso l'Europa, lo porta prima a Parigi, poi in Spagna e infine nel Marocco. Qui capita in un piccolo villaggio berbero, ai piedi dell'Atlante, dove viene accolto con generosa ospitalità da una famiglia di agricoltori semplici e gentili, i quali, senza fargli domande sul suo passato, lo trattano subito affettuosamente. Il giovane girovago trova finalmente una vita che lo appaga, un lavoro onesto, ed ama, riamato, una ragazza berbera, Aicha. Ma, mentre egli sta per fidanzarsi con lei, col consenso della famiglia, piomba al villaggio il console danese, che ha già avuto modo di conoscere Christian e le sue malefatte e, scoperto il suo rifugio, viene a riprenderlo per rimandarlo in patria a finire di scontare la sua pena. Senza rivelare alla famiglia amica il passato del giovane, il console assicura a Christian che le autorità della Danimarca saranno indulgenti con lui, e perciò egli potrà tornare presto in Marocco.

CRITICA

"Un Oscar non fa primavera. Due anni fa, quando quello per il miglior film straniero lo aveva avuto il danese Gabriel Axel per 'Il pranzo dl Babette', io me n'ero abbastanza stupito. Settantenne, quasi sedici film al suo attivo, non aveva mai colpito nessuno in modo particolare, non essendo mai andato oltre un cinema di onesta fattura artigiana. (...) Naturalmente messo in scena con modi scorrevoli, cui dà toni accattivanti un sottofondo sonoro che spesso ci fa ascoltare il concerto 'Imperatore' di Beethoven, non andando mai oltre a questo. Lo stesso buon artigianato, insomma, dei sedici film di Axel prima del 'Pranzo di Babette'; che, sembra chiaro, non conoscerà più momenti infiammati." ('Il Tempo', 17 Febbraio 1990) "Il settantenne Gabriel Axel, Oscar 1988 per 'Il pranzo di Babette', confeziona una parabola sulla tolleranza, ammirevole e commovente, ma anche fragile e superata. Troppo idealizzato da buoni sentimenti, graziosamente commentati dal Concerto n. 5 di Beethoven, assopito in una rappresentazione un po' troppo idilliaca del Marocco e dell'incontaminato esotismo della sua civiltà, 'Christian' acuisce i difetti stilistici e i limiti di consistenza che già corrompevano 'Babette'. Tra le maglie di un nomadismo cinematografico, forse sincero e comunque assai in voga in Europa, purtroppo affiora alla superficie un vizio imperdonabile del cinema d'autore d'oggi e d'ogni tempo: il calligrafismo." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 19 Febbraio 1990) "Strano film-fiaba in cui tutti i personaggi sono buoni, forse fin troppo, 'Christian' sembra un viaggio esistenziale retrodatato agli anni Sessanta. In realtà il protagonista non è un hippy, ma un giovane deluso dall'Occidente degli anni Ottanta che cerca nell'Africa un improbabile Paradiso perduto. Come reportage etnografico il film è una favoletta, ma proprio come favoletta riesce a diventare toccante. Quello di Christian è un sogno ad occhi aperti che tutti, prima o poi, abbiamo sognato. E in cui tutti abbiamo il diritto di riconoscerci." (Alberto Crespi, "L'Unità", 21 Febbraio 1990)

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