Chiamami di notte1988

SCHEDA FILM

Chiamami di notte

Anno: 1988 Durata: 103 Origine: USA Colore: C

Genere:THRILLER

Regia:-

Specifiche tecniche:NORMALE

Tratto da:-

Produzione:MARTEL MEDIA ENTERPRISES

Distribuzione:COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA (1989) - VIVIVIDEO - CECCHI GORI GROUP

TRAMA

Anna, una spregiudicata ragazza che vive sola in un appartamento di Brooklyn, riceve una telefonata notturna carica di oscenità. Le pare di riconoscere il "fidanzato", e ascolta, un po' sorpresa un po' divertita ed eccitata le insinuanti lascivie di quella voce, che alla fine le propone un insolito appuntamento presso il più squallido bar di periferia che si possa immaginare. La ragazza vi si reca, ma la persona attesa non arriva. Fatta oggetto di pesanti lazzi da parte dei non certo raccomandabili frequentatori del bar, Anna va alla vicina toilette per rinfrescarsi, e assiste allibita rannicchiandosi sulla tazza del gabinetto per non farsi scoprire - ad un atroce assassinio, a causa di certe banconote. Per recuperarne alcune, finite nella toilette occupata da Anna, il braccio del killer si allunga sotto la paratia, e la ragazza vi scopre il distintivo della polizia del posto. Riesce fortunosamente a fuggire, e in seguito si rende conto d'esser finita nelle maglie di un'organizzazione criminale, perché sospettata di far parte di una banda avversaria. Fra la losca organizzazione che la tallona senza posa e l'insistenza di quella voce notturna, Anna si rende conto che non si tratta affatto dell'ottuso fidanzato. Tuttavia sta al gioco con incredibile sventatezza, incuriosita ed attratta dalla voce fino a volersi incontrare con l'autore delle oscene telefonate e amoreggiare con lui. Alla fine il maniaco telefonista perderà la vita in uno scontro con i criminali, dal quale l'irresponsabile ragazza uscirà prodigiosamente indenne.

CRITICA

"A ridosso di un successo della scorsa stagione, 'All'improvviso uno sconosciuto', 'Chiamami di notte', pagando il pegno al racconto non troppo originale, acquista meriti stilistici. L'uso del colore da parte del direttore della fotografia Zoltan David, che tramanda ai posteri una fascinosa New York notturna da fantascienza, è magistralmente ed equamente diviso tra caldo e freddo, arancione e blu. La traiettoria delle immagini corrisponde all'angoscia che monta e alla scalata della tensione, diventa una scelta di linguaggio, in onore alle ombre e alle cupezze del vecchio e glorioso genere nero." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 7 Luglio 1989) "La cornice è Brooklyn, appartamenti modesti, bar di terz'ordine, strade se non malfamate certo rischiose. Vi pesa un'atmosfera densa di attese, in grado, almeno qui, di equilibrare le tensioni erotiche della protagonista, i suoi interrogativi, il suo graduale soggiacere alla seduzione di quelle telefonate, con la suspense di tutti quei passaggi in cui, almeno per noi spettatori, si capisce che dei pericoli si avvicinano e, anziché di sesso, non si tarderà a parlare di morte. Un'atmosfera, oltre a tutto, espressa dalla regia con il ricorso a dei colori violentemente contrastati, il giallo carico e il blu, ad esempio, che raggiungono effetti dì forte impatto non solo visivo ma psicologico. Con scoperte allusioni all'ambiguità continua del dramma e alle sue possibilità di proporsi quasi sempre a due facce. Il resto è meno solido, specie là, appunto, dove il thriller non riesce ad apparentarsi con l'eros, nel suo insieme, però, il film non è tutto da disprezzare, trattandosi specialmente dì un esordio. Questo Sollace Mitchell, ex filosofo una certa stoffa per il cinema mostra di avercela, vedremo in seguito." ('Il Tempo', 6 Luglio 1989) "Ma è tutta professionale l'abilità con cui Mitchell riesce a imporre, graduare e far esplodere l'incubo: la testimone involontaria del delitto comincia a venir seguita, pedinata e terrorizzata, un criminale rivuole da lei il danaro scomparso, le telefonate oscene perdono ogni sfumatura erotica per diventare sempre più fitte, violente. La protagonista Patricia Charbonneau è efficace, bella: accanto a lei, tra gli altri, sono due attori la cui presenza è spesso indizio d'eleganza nera e d'autore intellettuale sofisticato, Patti D'Arbanville e Steve Buscemi." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 21 Luglio 1989)

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