Casino Royale2006

SCHEDA FILM

Casino Royale

Anno: 2006 Durata: 145 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:AVVENTURA, AZIONE, THRILLER

Regia:Martin Campbell

Specifiche tecniche:PANAVISION - DE LUXE, 35 MM (1:2.35)

Tratto da:romanzo omonimo di Ian Fleming.

Produzione:MGM, EON PRODUCTIONS LTD., DANJAQ PRODUCTIONS, UNITED ARTISTS, STILLKING FILMS, COLUMBIA PICTURES, BABELSBERG FILM

Distribuzione:SONY PICTURES RELEASING ITALIA, DVD E BLU-RAY: 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT (2008)

ATTORI

Daniel Craig nel ruolo di James Bond
Eva Green nel ruolo di Vesper Lynd
Mads Mikkelsen nel ruolo di Le Chiffre
Caterina Murino nel ruolo di Solange Dimitrios
Judi Dench nel ruolo di M
Jeffrey Wright nel ruolo di Felix Leiter
Giancarlo Giannini nel ruolo di Rene Mathis
Ivana Milicevic nel ruolo di Valenka
Simon Abkarian nel ruolo di Alex Dimitrios
Isaach De Bankolé nel ruolo di Steven Obanno
Claudio Santamaria nel ruolo di Carlos
Jesper Christensen nel ruolo di Sig. White
Tobias Menzies nel ruolo di Villers
Clemens Schick nel ruolo di Kratt
Emmanuel Avena nel ruolo di Leo
Urbano Barberini nel ruolo di Tomelli
Joseph Millson nel ruolo di Carter
Sebastien Foucan nel ruolo di Mollaka
Ludger Pistor nel ruolo di Mendel
Malcolm Sinclair nel ruolo di Dryden
Daud Shah nel ruolo di Fisher
Charlie Levy nel ruolo di Gallardo Charlie Levi Leroy
Ade nel ruolo di Infante Ade
Tom So nel ruolo di Fukutu
Veruschka von Lehndorff nel ruolo di Grafin Manstein Veruschka
Carlos Leal nel ruolo di Direttore del torneo
Christina Cole nel ruolo di Receptionist
Con O'Neill nel ruolo di John Bliss
Daniel Andreasson nel ruolo di Commerciante Daniel Andreas
Jürgen Tarrach nel ruolo di Schultz
Lazar Ristovski nel ruolo di Karminofski
Richard Branson nel ruolo di Se stesso
Tsai Chin nel ruolo di Madame Wu
 

SOGGETTO

Fleming, Ian
 

MUSICHE

Arnold, David
 

MONTAGGIO

Baird, Stuart
 

SCENOGRAFIA

Lamont, Peter
 

COSTUMISTA

Hemming, Lindy

TRAMA

James Bond ha finalmente ricevuto la nomina a 007 e come prima missione gli viene affidato il compito di spiare le mosse del terrorista Mollaka. Le indagini conducono l'agente in varie parti del mondo e lo portano in contatto con Le Chiffre, un banchiere sospettato di essere il finanziatore di alcune cellule terroristiche. Con l'aiuto della bella Vesper Lynd, funzionaria del Ministero del Tesoro britannico, di Mathis, un agente segreto montenegrino amico di M16, e dell'agente della CIA Felix Leiter, James Bond tenterà di sventare una serie di attacchi organizzati da Le Chiffre e dai suoi uomini. Tra un inseguimento e l'altro, "l'agente segreto al servizio di Sua Maestà" e il banchiere corrotto si sfideranno al Casino Royale in una partita a poker dalla posta altissima...

CRITICA

"Sulla scia del libro il regista Martin Campbell e i suoi sceneggiatori hanno rispettato la connotazione più realistica del personaggio, conferendogli alcune umane debolezze. Tuttavia per animare secondo i cliché spettacolari odierni una storia che si svolge in massima parte intorno a un tavolo da gioco hanno inventato un prologo pieno di acrobazie rocambolesche e scene di violenza, da cui si evince in che modo James si è conquistato sul campo le due 0 della licenza di uccidere. Ne è risultata una pellicola ibrida metà azione e metà no, ben confezionata, poco ironica e inutilmente plumbea che però ha entusiasmato critica e pubblico, assicurando uno stratosferico box office di oltre mezzo miliardo di dollari. Molto del merito va alla scelta del sesto 007, Daniel Craig, contestata dai bondologi puristi per via del colore biondo della capigliatura. Non avrà una 'breve ciocca di capelli neri', ma per il resto il suo fisico è intonato al ritratto che ne fa Fleming: occhi grigio-azzurri, 'un po' ironici e interrogativi', 'una sottile cicatrice lungo la guancia destra' e un effetto 'vagamente piratesco'. Per di più è un bravo attore in un cast internazionale che mette insieme Eva Green, Mad Mikkelsen e Giancarlo Giannini." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 5 gennaio 2007) "Da quando Sean Connery ha abbandonato il ruolo dando il via a una lunga serie di sostituti, sceneggiatori e registi hanno fatto di tutto per mantenere giovane l'eroe più longevo partorito dalla Guerra Fredda. Così, film dopo film, l'agente 007 è stato sadico, ironico, acquatico, mediatico, cibernetico, perfino simil-pulp nel delirante 'La morte può attendere' (Tarantino darebbe un braccio per girare una puntata, peccato che non glielo permetteranno mai). Ma l'arrivo di Daniel Craig coincide con una variante del tutto inedita: un James Bond cerchiobottista. Non facciamo facile ironia, sia chiaro. Ispirato al primo romanzo di Ian Fleming (niente a che vedere col parodistico 'Casino Royale' del 1966 in cui accanto a David Niven e Orson Welles compariva anche un giovanissimo Woody Allen), il ventunesimo 007 mai realizzato è senz'altro il migliore da parecchi anni in qua. Se sceglie la via del cerchiobottismo è perché lo esigono i tempi, e per compensare il fisico squadrato e l'overdose di violenza muscolare esibita dal nuovo Bond, Daniel Craig, gli autori hanno impresso alle gesta dell'agente segreto una svolta romantica tanto inattesa quanto funzionante (menzione d'obbligo per Daniel Haggis, sceneggiatore di 'Million Dollar Baby' e regista di 'Crash', che dà un tocco di classe al copione dei veterani Neal Purvis e Robert Wade). (...) Ma la sorpresa vera è la relazione che questa brutale macchina-per-uccidere sviluppa nel corso del film con la conturbante Eva Green, spedita al suo fianco dai servizi segreti un po' per aiutarlo e un po' per tenerlo d'occhio. (...) Il resto segue con solido mestiere un copione più noto, dalle immancabili schermaglie con Judi Dench alla trasferta in Montenegro (attenti al soave Giancarlo Giannini), dalla lunghissima partita a poker con l'imperturbabile trafficante d'armi Le Chiffre (il danese Mads Mikkelsen) fino alla scena fracassona all'aeroporto (impeccabile Claudio Santamaria). E se a Venezia l'acqua è decisamente troppo limpida anche per un film di 007, ci si stropiccia quasi gli occhi a vedere sul volto di Craig comparire sudore e segni di fatica. Insieme ai sentimenti, e contro lo strapotere della tecnologia, Bond stavolta recupera anche una sua fisicità. Non è poco." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero, ' 5 gennaio 2007) "'Casino Royale' non mi è piaciuto affatto, ma non pretendo che la mia parola valga quella dei 22 soloni di cui 'Variety' riporta l'unanime giudizio positivo. Da New York a Chicago e da Los Angeles a Londra, tre soli critici dissenzienti: due perplessi e uno contrario, il collega dell'Independent al quale invio un solidale saluto. Nel rispetto dell'opinione di tutti, ho l'impressione che i lodatori del film non si sono preoccupati di dare un'occhiata al romanzo originario, quello che nel '53 lanciò James Bond. (...) Pur spregiudicato, gourmet e gran puttaniere, questo Bond delle origini ha ben poco del Superuomo, tanto è vulnerabile, problematico e sentimentale; e pensare che all'epoca lo definirono amoral hero.(...) Il regista neozelandese Martin Campbell ce la mette tutta per trasformare il poker in una scena madre, ma come sanno i teatranti alle prese con la 'meneghèla' del goldoniano 'Una delle ultime sere di carnevale' la messinscena di una partita a carte è sempre una faccenda a rischio. Ciò che segue va a conferma del detto 'fortunato al gioco, sfortunato in amore', con Bond che ne sopporta di tutti i colori: una droga propinata gli provoca un attacco cardiaco, un bel po' di frustate sui genitali rischiano di compromettere la sua virilità e un palazzo sul Canal Grande gli crolla sotto gli occhi in sincrono con la fine del sogno d'amore. Più che allo snobismo di Fleming, lo scioglimento del rapporto con Vesper fa pensare alla misoginia di Mike Spillane. Ormai lontano anni luce dalla dignitosa matrice letteraria, James Bond ha perso ogni speranza di somigliare a se stesso. Se potesse vederlo in 'Casino Royale', il suo inventore si sentirebbe come papà Geppetto quando Pinocchio scappa via sulle sue gambe." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 5 gennaio 2007) "Preceduto da una campagna promozionale all'altezza, 'Casino Royale' segna il trionfale ritorno di un must cinemaniaco e tanto basta. Solo, però, sul piano (sia pure rilevante) della mitografia, perché dal nostro punto di vista alla prova dei fatti il film di Martin Campbell non riaccende affatto l'immaginario dei nostalgici. Succede che le componenti di novità finiscono con il diventare dei veri e propri handicap.(...) Purtroppo il biondo Daniel Craig, nel tentativo (forse) riuscito di coincidere con la matrice romanzesca, si esibisce in uno show di arrogante e ruvida piattezza espressiva, seppellendo sotto l'overdose muscolare le poliedriche sfumature - a cominciare dall'indispensabile autoironia - che costituivano l'arma segreta del monumentale Sean Connery e persino del flautato Roger Moore. Inoltre, il principio fondativo della saga 'Bigger and Better', come dire 'più grande è meglio è', risulta all'alba dei Duemila prassi corrente per qualsiasi action-movie e il prezioso sigillo bondiano si disperde tra le solite cascate di fragori e zuffe in stile videogame. Dopo 'Matrix', 'Die Hard', 'Mission Impossible', per non parlare della valanga hongkonghese, è impensabile calarsi nelle imprese di questo Bond che sembra un hooligan con quel surplus di beffardo disincanto che era un po' il marchio di fabbrica dei registi classici alla Terence Young e un po' l'eco della forma mentis anarchica di destra di Fleming. (...) C'è il tempo d'annotare una sequenza di notevole impatto quando un intero palazzo sul Canal Grande si accartoccia su se stesso, ma al the end i fans puri e duri possono consolarsi solo ritornando alla loro collezione in Dvd." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 6 gennaio 2007)

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