SCHEDA FILM

Caro Gorbaciov

Anno: 1988 Durata: 81 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:SCOPE KODAKCOLOR, TELECOLOR

Tratto da:-

Produzione:FILIBERO BANDINI PER RPA INTERNATIONAL, RAIDUE

Distribuzione:UIP

TRAMA

Nella notte del 26 febbraio 1937, nell'appartamento di Mosca - ceduto loro da Stalin dopo il suicidio ivi avvenuto della moglie Nadezda Allilujeva - Nikolaj e Anna Larina Bucharin trascorrono una drammatica vigilia, punteggiata da inquietanti premonizioni. Con l'angoscioso presentimento che, caduto in disgrazia di Stalin a causa di qualche dissenso, si stia approssimando per lui la sorte toccata ad altri dirigenti del partito, Nikolaj insiste perchè la moglie impari a memoria una lettera, indirizzata come denuncia alle future generazioni, per evitare che venga requisita e distrutta e per assicurare in tal modo ai posteri la conoscenza della verità sul regime. Anna Larina è riluttante: non trova credibili le paure del marito, resiste, non vuole imparare a memoria la lettera. Continua ad avere fede in Stalin e nel partito. Fra spiegazioni e rivelazioni disperate di Nikolaj, resistenze di lei, momenti di effusione e momenti di contrasto e di ripulsa fra i due, brevi interruzioni per accudire il piccolo Yuri, evocazioni fugaci di memorie del passato, si delineano gli aspetti salienti della carriera di Nikolaj Bucharin, capo del Comintern, difensore di Trotzki, direttore delle Izvestija, alternati da ricordi d'infanzia di Anna Larina, (già da piccola infatuata ingenuamente del suo eroe e degli ideali della rivoluzione) e resi ripetutamente funesti da misteriosi accadimenti. A notte alta, dopo che due agenti hanno suonato alla porta per consegnare morta la volpe dei Bucharin, appena uccisa con un futile pretesto nel sottostante giardino, Anna Larina decide finalmente di imparare a memoria la lettera e viene bruciato il testo scritto. L'indomani Bucharin è arrestato.

CRITICA

" 'Caro Gorbaciov' somiglia effettivamente a un quaderno di schizzi legati da un'idea centrale che tuttavia non prende mai corpo fino in fondo nella memoria privata dei due protagonisti, che abbiamo visto funzionare per contrasto. (...) Il problema è che il film sfiora tutte queste piste senza approfondirne nessuna, sacrificando l'incisività all'esaustività del quadro. I drammi storici più riusciti sono quelli in cui ci si dimentica del cognome dei personaggi. Lizzani invece non rende mai davvero evidente, fisicamente evidente, la passione e la dipendenza reciproca di Anna e Nikolaj. Questione di lingua, forse (la versione originale del film è in inglese). Aspettiamo l'edizione teatrale." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 24 Settembre 1988) "Sul piano della rappresentazione, una scommessa difficile e con parecchi rischi. Lizzani, comunque, è parso risolvere molti inciampi narrativi e la voluta staticità dell'azione con dei ritmi interni ai personaggi abbastanza agili: specie quando espone i contrasti fra i due coniugi, le esitazioni di lei, i sogni profetici di lui. In altri momenti invece l'aneddotica semplice ha l'aria un po' di prevalere e i caratteri al centro, pur con qualche base reale a sostegno, risultano se non sfocati almeno non precisamente compatti: con contraddizioni o, peggio, iterazioni che li fanno seguire a fatica e non sempre con la partecipazione dovuta. Nonostante una regia sorretta da immagini dense e per nulla inceppate dalla rievocazione concreta della cornice russa d'epoca. Molto degni gli interpreti. Bukharin è un plausibile Harvey Keitel, solo a tratti incolore, Anna Larina è Flaminia Lizzani, la figlia del regista: un esordio intenso che promette bene." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 23 Settembre 1988) "Chiuso in una notte e in un appartamento, il film è il convulso resoconto della veglia che precedette nel '37 l'arresto di Bucharin. Fu allora che la giovanissima moglie imparò a memoria la lettera del leader ai compagni, per difenderne la memoria e trasmetterla. Se Harvey Keitel avesse avuto solo un decimo dell'appassionata dedizione alla parte di Flaminia Lizzani (la giovane signora e anche la vedova del leader oggi), ci avrebbe dato un Bucharin memorabile. (Forse aveva in mente altri tradimenti, è lui il Giuda di Scorsese)." (Stefano Reggiani, 'La Stampa', 23 Settembre 1988)

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