Callas Forever2002

SCHEDA FILM

Callas Forever

Anno: 2002 Durata: 116 Origine: SPAGNA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Franco Zeffirelli

Specifiche tecniche:-

Tratto da:idea di Franco Zeffirelli

Produzione:MEDUSA PRODUZIONE, CATTLEYA, FILM & GENERAL PRODUCTIONS (LONDRA), BUSINESS AFFAIR PRODUCTION LTD., FRANCE 2 CINEMA, GALFIN (PARIGI), MEDIAPRO PICTURES (BUCAREST), ALQUIMIA CINEMA (MADRID)

Distribuzione:MEDUSA DISTRIBUZIONE

ATTORI

Fanny Ardant nel ruolo di Maria Callas
Jeremy Irons nel ruolo di Impresario Larry Kelly
Joan Plowright nel ruolo di Sarah Keller
Gabriel Garko nel ruolo di Marco/Don Jose'
Jean Dalric nel ruolo di Gerard
Ignacio Paurici nel ruolo di Ignacio
Gabriel Spahiu nel ruolo di Reporter
Jay Rodan nel ruolo di Michael
Achille Brugnini nel ruolo di Ferruccio
Alessandro Bertolucci nel ruolo di Marcello
Anna Lelio nel ruolo di Bruna
El Camborio nel ruolo di Coreografo
Justino Diaz nel ruolo di Scarpia
Manuel de Blas nel ruolo di Esteban Gomez
Olivier Galfione nel ruolo di Thierry
Roberto Sanchez nel ruolo di Escamillo
Stephen Billington nel ruolo di Brendan
 
 

MUSICHE

Vlad, Alessio
 

MONTAGGIO

Barton, Sean
 

SCENOGRAFIA

Cesari, Bruno

TRAMA

Zeffirelli racconta gli ultimi tre mesi della vita di Maria Callas nel 1977. Prende a pretesto la visita di un immaginario impresario che in passato le ha organizzato varie tournèe. Lei, che vive sola in volontaria reclusione, dapprima accetta l'occasione per tornare alla ribalta, ma poi non torna più a cantare. (In realtà fu lo stesso regista a cercare davvero di convincerla a tornare sulle scene, ma la voce della Callas non era più la stessa e lei per prima non poteva accettarlo.)

CRITICA

"Tutto si potrà dire di 'Callas Forever', ma Zeffirelli almeno evita le soluzioni che sarebbero state più penose. Non cucina il solito 'biopic' all'americana tutto celebrità e pettegolezzi. Non azzarda il ritratto a tutto tondo, convocando testimoni ed epoche differenti per illuminare le diverse facce del personaggio. Né tantomeno si ripara dietro il mito della Callas rievocando gli anni dei suoi fasti. (...) Se il 'plot' di per sé fa acqua da tutte le parti, l'ambientazione è sciattissima, e le licenze storiche addirittura incredibili, quando la diva torna sulle scene si affaccia a tratti un'emozione imprevista. Molto si deve a Fanny Ardant, che dà alla sua Callas un impeto e un'adesione assolutamente commoventi. Ma forse sono anche gli unici momenti che stiano davvero a cuore a Zeffirelli, finalmente libero dalla curiosa cornice (auto)ironica che sorregge questo film candidato fin d'ora a 'cult' per le platee gay. In fondo, dice 'Callas Forever', la musica era l'essenziale (anche la colonna sonora di Alessio Vlad è la cosa più curata del film). Perché non concentrarsi su quella?". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 20 settembre 2002) "Fondamentale, lasciare a casa i pregiudizi. Zeffirelli è l'unico cineasta su questa terra che poteva tentare un film sulla Callas. Zeffirelli è anche l'autore unico del cosiddetto 'zeffirellismo', che si ama o si odia. Intensamente alimentato dal marchio spettacolare dell'allievo scenografo di Visconti, ma in questo caso così scoperto che appare teneramente 'necessario', il film dice alcune cose importanti sull'impermanenza della musica, la variabilità dell'ascolto, la riproducibilità dell'arte, l'evanescenza della voce, la decadenza della cultura del melodramma e, forse, su Maria Callas, di cui si afferra non la cronaca, ma lapilli dell'arte, del carattere, della potenza tenebrosa e greca. Fanny Ardant scrive se stessa sul corpo fotografico della Callas, accettando la sfida (immensa) del primo piano doppiato. Non è un santino. Inventando un episodio della sua vita a un anno dalla morte, nel 'bicchiere mezzo pieno' Zeffirelli trova una via possibile all'impossibile". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 20 settembre 2002) "La Callas evocata da Fanny Ardant con qualche cipiglio sopra le righe e qualche mestizia eccessivamente 'recitata', non è la Gloria Swanson wilderiana e il giovane sceneggiatore disoccupato è, qui, un impresario con codino che cavalca l'onda punk con una band dalle performance e dal nome metaforico. Ci sono alcuni personaggi di contorno messi lì come riempitivo. Molti dialoghi sono goffi e le scene madri, usate come 'romanze', non emozionano e mettono a disagio. Una 'Fedora' con playback". (Enrico Magrelli, 'Film Tv', 24 settembre 2002)

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