Borg McEnroe2017

SCHEDA FILM

Borg McEnroe

Anno: 2017 Durata: 100 Origine: DANIMARCA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, SPORTIVO

Regia:Janus Metz

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:SF STUDIOS PRODUCTION AB, DANISH FILM INSTITUTE, FILM VÄST, FINNISH FILM FOUNDATION, NORDISK FILM, NORDISK FILM- & TV-FOND, SF STUDIOS, SVT, SWEDISH FILM INSTITUTE, YELLOW FILM & TV

Distribuzione:LUCKY RED IN ASSOCIAZIONE CON 3 MARYS ENTERTAINMENT, SKY CINEMA

ATTORI

Shia LaBeouf nel ruolo di John McEnroe
Sverrir Gudnason nel ruolo di Björn Borg
Stellan Skarsgård nel ruolo di Lennart Bergelin
Tuva Novotny nel ruolo di Mariana Simionescu
Ian Blackman nel ruolo di John McEnroe Sr.
Robert Emms nel ruolo di Vitas Gerulaitis
Scott Arthur nel ruolo di Peter Fleming
David Bamber nel ruolo di George Barnes
Jane Perry nel ruolo di Kay McEnroe
Claes Ljungmark nel ruolo di Mats Hasselqvist
Janis Ahern nel ruolo di Psicologa
Demetri Goritsas nel ruolo di Peter
Jackson Gann nel ruolo di John McEnroe bambino
Björn Granath nel ruolo di Bengt Grive
Peter Hosking nel ruolo di Umpire Connors
Mats Blomgren nel ruolo di Rune Borg
Thomas Hedengran nel ruolo di Lennart Hyland
Val Jobara nel ruolo di Ille Nastase
Christopher Wagelin nel ruolo di Ulf Nordal
James Sobol Kelly nel ruolo di Phil
Bob Boudreaux nel ruolo di Sig. Henderson
Tom Datnow nel ruolo di Jimmy Connors
Leo Borg nel ruolo di Björn Borg bambino
Dan Anders Carrigan nel ruolo di Ove Bengtsson
Emelie Dahlskog nel ruolo di Eva
Lucy Ter-Berg nel ruolo di Bianca Jagger
Julia Marko-Nord nel ruolo di Margareta Borg
Jason Forbes nel ruolo di Arthur Ashe
Markus Mossberg nel ruolo di Björn Borg adolescente
John Runestam nel ruolo di Tenny Svensson
Richard Drazny nel ruolo di Butch Waltz
Inger Järpedal nel ruolo di Sig.ra Henderson
Christopher Fänge nel ruolo di Kjell Johansson
Mohamed Shabib nel ruolo di Ismail El-Shafei
Igor Tubic nel ruolo di Rod Frawley
Vincent Eriksson nel ruolo di Brian Gottfried
 

SCENEGGIATORE

Sandahl, Ronnie
 

SCENOGRAFIA

Nordqvist, Lina
 

COSTUMISTA

Ilander, Kicki

TRAMA

Ambientato tra gli anni Settanta e Ottanta racconta una delle più grandi rivalità della storia dello sport, quella tra lo svedese Björn Borg e l'americano John McErnoe due atleti che hanno fatto la storia del tennis mondiale. Due uomini molto diversi tra loro, che si sono dati battaglia dentro e fuori dal campo. Da una parte l'algido e composto Björn Borg, dall'altra l'irascibile e sanguigno John McEnroe. Il primo desideroso di confermarsi re incontrastato del tennis, il secondo determinato a spodestarlo. Svelando la loro vita fuori e dentro il campo, il film è il ritratto avvincente, intimo ed emozionante di due indiscussi protagonisti della storia del tennis e il racconto, epico, di una finale diventata leggenda: quella di Wimbledon 1980.

CRITICA

"Finzione pura ma capace di essere appassionante come una telecronaca in diretta. La principale qualità del film, infatti, è aver saputo raccontare quello che pesa sulle spalle dei giocatori prima di una sfida così importante: la tensione, il confronto con le aspettative altrui, la capacità di resistere alla pressione mediatica (che già nel 1980 era decisamente forte), la sfida con le proprie ambizioni. Tutte cose che quasi non hanno influenza quando si inizia a giocare (perché lì conta solo la classe dei contendenti) ma che sono importantissime (e determinanti) per capire come si scende in campo e come si affronta una gara. Metz e il suo sceneggiatore Ronnie Sandahl lavorano soprattutto qui, su un passato che sembra infinito (nonostante la giovane età dei due tennisti: allora Borg era 25enne e McEnroe 2ienne) e che aiuta a scavare dentro la testa e l'anima dei due campioni. (...) Niente che non si sia già visto in altri film sullo sport, dove il trionfo finale può arrivare solo dopo sacrifici ed errori e cadute, ma che qui assume una funzione tipicamente cinematografica, perché capace di «rallentare» il viaggio del film verso l'incontro finale, come il vento che frena chi corre e costringe a mettere in gioco nuove energie e nuove risorse. (...) A favorire la forza emotiva del racconto contribuiscono poi una macchina da presa che alterna una grande mobilità (per rendere la frammentarietà del reportage) a una fissità e frontalità di tipo «televisivo», unite a una luce sporca e cruda (...), come appesantita dal tempo, che rende immediatamente palpabile la distanza cronologica. E che danno allo spettatore l'impressione di scoprire in diretta la partita di tennis più famosa della storia." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 7 novembre 2017) "Più che l'uno contro l'altro, i campioni si battono con i loro fantasmi interiori: che lo spettatore apprende a dosi omeopatiche mediante flashback (i biopic incentrati su un solo episodio della vita dei protagonisti sono in genere i migliori, ma scontano sempre questo stratagemma vecchiotto ). Di rado si è visto un match diretto con una così eccellente logistica della percezione: tanto da emozionarti anche se sai benissimo come andrà a finire. Peccato solo aver ceduto ai momenti di rallenti sul finale, del tutto pleonastici." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 9 novembre 2017) "Film sportivo adatto anche agli spettatori non particolarmente attratti dal pathos dell'agonismo (...), «Borg/McEnroe» è un buon esempio di prodotto medio, solido, preciso nei riferimenti cronachistici e vivido nel ritmo, le ambientazioni, le recitazioni e i picchi di tensione. Sullo schermo, infatti, «Ice Borg» e «SuperBrat» non si limitano a riprodurre lo stile di gioco e i record conquistati dei due tennisti che alimentarono una feroce rivalità nell'empireo del tennis mondiale, ma si trasformano in modelli di personalità che, fatte le debite proporzioni, potremmo riconoscere persino nei più anonimi degli esseri umani. Ci troviamo di fronte, insomma, a una delle classiche chiavi drammaturgiche attivate dal cinema d'intrattenimento all'hollywoodiana, ossia la contrapposizione di formazioni esistenziali, tipologie caratteriali e comportamenti societari di eroi popolari destinati, alla fine, inevitabilmente a sovrapporsi l'uno all'altro in gloria dei sentimenti universali. Il regista danese Metz, non aspirando ai musei della settima arte, riesce in qualche modo a omaggiarla aggiornando l'epica del duello western (...). Si parte dal leggendario scontro svoltosi sull'erba di Wimbledon nell'estate del 1980, quattro ore all'ultimo sangue che vedono trionfare lo svedese ma consegnano alla storia anche l'americano, per poi ritrovarsi in un thriller psicologico costruito a partire dall'infanzia e l'adolescenza dei due futuri campioni interpretati alla grande da Gudnason e LaBeouf (...). Se c'è un po' di convenzionalità nella qualità stilistica -forse un pizzico di più di quella riscontrata nell'affine 'Rush' di Ron Howard (...) - alla fine è pienamente riscattata dal modo di inquadrare le partite, il fraseggio dei rumori prodotti dalla pallina e la capacità di fare trattenere il fiato in sala come se si trattasse del perimetro di un campo." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 9 novembre 2017) "(...) pur ben diretto, con un cast indovinato, il biopic di Metz pende troppo dalla parte dello Svedese; e insistendo sul tasto del pathos nascosto sotto la sua corazza di ghiaccio, spegne i toni della vis agonistica di entrambi. Ci sarebbe voluto un Peter Morgan, l'eccellente sceneggiatore di 'Rush', per dare giusto spessore ai due grandi e conferire la dovuta emozione alla combattutissima (e peraltro ben ricostruita) partita." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 9 novembre 2017) "Piacerà anche ai non sportivi. Il tennis notoriamente non è uno sport cinegenico (non c'è violenza, né moltissima adrenalina). Questo però rimarrà tra i titoli memorabili. Il regista danese tiene scopertamente per Borg e finisce per trascinare dalla sua lo spettatore. Un consiglio a chi ignora come andò. Resistete eroicamente alla tentazione di andare a chiedere ai ben informati informazioni sull'esito della finale." (Giorgio Carbone, 'Libero', 9 novembre 2017) "La storica finale di Wimbledon del 1980 (...) è ottimamente celebrata in questa pellicola biografica che ha il pregio di non tradire veri protagonisti. Merito di Shia LaBeouf e, in particolare, dello straordinario (quanto a rassomiglianza con Borg) Sverrir Gudnason, perfetti nel riprodurre, sullo schermo, tic e manie dei due campioni della racchetta. Regia sicura, montaggio perfetto, ritmo che non cala mai." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 9 novembre 2017) "Consapevolezza, fragilità, resistenza, genialità e due diverse (per questo coinvolgenti) paranoie di successo: qualcosa delle rockstar Borg e McEnroe, umani troppo umani artisti tennisti, passa in Gudnason e LaBeouf, impegnati a evitare 'Rocky', nonostante qualche concessione da show-rivalry nel buon montaggio agonistico. Avvincente ancora la guerriglia sul campo, ma il respiro del film è nel senso di un primato, anzi nella più prosaica predestinazione del 'campione da giovane'." ('Nazione-Carlino-Giorno', 9 novembre 2017)

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