Blow2001

SCHEDA FILM

Blow

Anno: 2001 Durata: 120 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:libro di Bruce Porter

Produzione:NEW LINE CINEMA - APOSTLE PICTURES - AVERY PIX - SPANKY PICTURES

Distribuzione:NEXO

TRAMA

TRAMA CORTA Tratto da una storia vera, quella di George Jung, l'uomo che ha organizzato il mercato americano della cocaina negli anni '70 divenendo il braccio destro di Pablo escobar, l'esponente dell'organizzazione di narcotrafficanti colombiani nota, fra gli anni '70 e '80, come 'Il cartello di Medellin'. TRAMA LUNGA Il giovane George Jung, stanco di vivere in una famiglia povera ma onesta e di vedere suo padre trattato come una marionetta dalla madre, si trasferisce in California tra surfisti e hostess. Con la fidanzata Barbara e l'amico Derek comincia un traffico di marijuana che lo fa finire nel mirino della polizia. Il ragazzo sembra al sicuro, ma la madre lo denuncia e lui finisce in prigione. Barbara muore di una malattia che teneva nascosta e George, che la considerava l'affetto più importante della sua vita, cade più in basso di prima. In cella conosce Diego che, appena uscito, lo fa socio di un traffico di cocaina dalla Colombia a Hollywood e poi fino alla East Coast. Ricchissimo, deposita tutti i suoi averi in una banca colombiana, sposa la bella Mirtha e diventa padre di Kristina. Più si va in alto però, più la caduta è violenta: Diego lo taglia fuori dal giro; la banca, che non era affidabile, gli fa sparire i soldi; Mirtha se ne va con la bambina, e George finisce di nuovo in carcere. Uscitone, tenta di recuperare il rapporto con la figlia, ma proprio mentre sembra riuscirvi, ricade nel giro e questa volta viene condannato all'ergastolo. Ancora oggi è recluso e finirà di scontare la pena nel 2015.

CRITICA

"Ascesa e caduta di un uomo con un sogno: portare agli americani, dalla California hippy alla New York underground, la propria dose di erba prima e cocaina poi. Negli anni Settanta lo spaccio richiedeva una dose di genio e Depp incarna la drammatica figura di un ingenuo self made man che raggiunge l'apice e, tradito dai soci, da una donna troppo ambiziosa e persino da sua madre, finisce in cenere. Storia vera e si capisce." (Paola Piacenza, 'Io Donna', 8 settembre 2001). "Difficile fare Scorsese se non si ha il suo senso della tragedia e il suo serrato rigore stilistico. E 'Blow' finisce per appiattirsi in una narrazione che corre verso un finale scontato, e per non dimostrarci niente, se non che un disgraziato ha avuto la vita rovinata (a più riprese) da una madre ignobile e da amici infidi". (Emanuela Martini, 'Film Tv', 25 settembre 2001) "Il film, se si salva dall'isterismo moralizzatore dei registi hollywoodiani sulla droga, è molle, fiacco, flemmatico, senza etica né energia". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 21 settembre 2001) "Povero Ted Demme, che porta un cognome pesante, lo stesso dello zio Jonathan, autore del 'Silenzio degli Innocenti', e perde sempre il confronto. Si addensano nubi critiche sul suo 'Blow', colpevole di essere troppo mosso e di razzolare apertamente nel modaiolo e nel revival optical, senza però il distacco critico che lo giustifica all'occhio del cinefilo. Ted è comunque un buon narratore, assai surriscaldato, almeno nella metà del film che racconta la giovinezza flower power di Depp & soci. Ma il seguito della storia, con ascesa, pentimento e caduta dell'eroe ormai stressato dallo sniffo, è più stanco, più scontato, più gridato". (Piera Detassis, 'Panorama', 4 ottobre 2001) "'Blow' è il ritratto di un perdente, di uno che agisce d'impulso, non sa difendersi e manca del necessario cinismo. Trascorrendo dalla giovinezza alla maturità, il bravo Depp conferisce al protagonista la sua sensibilità e la sua simpatia, e il regista Ted Demme, nipote di Jonathan, ne segue le peripezie con un'affettuosità ben sottolineata dalla fotografia intimista di Ellen Kouras. Tuttavia il film ha il difetto tipico di quelle biografie che per raccontarti tutto finiscono per raccontare poco, risultando noiosamente illustrative". (Alessadnra Levantesi, 'La Stampa', 23 settembre 2001)

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