Birth - Io sono Sean2004

SCHEDA FILM

Birth - Io sono Sean

Anno: 2004 Durata: 100 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, GIALLO

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM (1:1,85)

Tratto da:-

Produzione:NICK MORRIS PER ACADEMY PRODUCTIONS, FINE LINE FEATURES, LOU YI INC.

Distribuzione:EAGLE PICTURES

TRAMA

Finalmente Anna, dopo la morte di suo marito Sean, ha ritrovato la felicità. A breve infatti sposerà il suo fidanzato Joseph. Improvvisamente però nella sua vita si intromette un ragazzino di dieci anni che le dice di essere la reincarnazione di Sean...

CRITICA

"Molti film raccontano una storia ma ne nascondono un'altra. Inscenano personaggi, conflitti, sentimenti per alludere a qualcosa che non possono (non vogliono) raccontare apertamente. Fra questi film perversi, spesso molto interessanti, c'è 'Birth' di Jonathan Glazer, premiato regista inglese di videoclip all'opera seconda dopo il diversissimo 'Sexy Beast'. Esteriormente è la storia di un dilemma. (...) Lo spettatore sa e non sa, così la regia riesce abilmente a convincerlo che forse, chissà, chi può dirlo. O più semplicemente, come capiremo solo alla fine, qualche personaggio ha una vera vena di follia. Ma questa è solo la superficie di un film dal linguaggio sapiente che allude a pulsioni e inquietudini più oscure. In testa quelle che possono portare un bambino, per quanto intraprendente, verso una donna molto ricca (dettaglio non secondario) e più grande di lui. Ma anche viceversa. La bella Nicole inizia ad essere attratta dal piccolo Sean perché comincia a credergli, o viceversa? A seconda della risposta, il film cambia completamente prospettiva. Non è poco, a ben vedere." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 9 settembre 2004) "Come antidoto il giovane Jonathan Glazer può contare su Nicole Kidman, l'unica diva moderna che trasforma qualsiasi apparizione in inno alla grazia e quindi alla vita. Certo l'ultima erede dei dipinti di Botticelli non ha il potere di far diventare i brutti film belli, come purtroppo si è visto in molti casi recenti; ma quando una simile protagonista attira su di sé il peso specifico della messinscena, costringendo la trama a mettersi al servizio del suo show di primi piani e figure intere, pubblico e critica vedono sfaldarsi notevolmente le abituali reazioni e categorie di giudizio. Glazer, dopo i pluripremiati video musicali e spot pubblicitari e l'opera prima 'Sexy Beast', si dimostra regista assai accorto, capace cioè di confezionare 'Birth' con tutta la morbidezza richiesta dallo spunto improbabile: (...) L'idea fiabesca che Glazer ha del film proprio non riesce a reggere, nonostante la prudenza, per non dire, la neutralità dell'effusione melodrammatica: nella scenografia platealmente distanziata né lo scandalo dell'amour fou, che culmina in un bagno nella stessa vasca e nel casto bacetto sulla bocca del ragazzino, né il disagio psichico della sopravvivenza conquistano dignità drammaturgica. A superare gli argini di un film ancora più piccolo delle sue ambizioni minimaliste resta solo Anna, anzi Nicole acconciata con un taglio di capelli cortissimo alla Jean Seberg o alla Mia Farrow che avrebbe penalizzato chiunque non fosse come lei nata per l'obiettivo." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 9 settembre 2004) "Una favola americana, 'Birth'. L'ha diretta Jonathan Glazer che con le favole, finora non ha avuto molta dimestichezza (si ricordi il suo 'Sexy Beast'), però se l'è fatta scrivere da Jean-Claude Carrière, non solo sceneggiatore di molti film di Buñuel (che comunque, pur surreali, favole non erano), ma collaboratore tempo fa del Dalai Lama per un libro sul buddhismo che nel film ha spazi perché vi si dà rilievo ad una possibile reincarnazione. (...) Ci si diverte per l'ambiguità, all'inizio, della situazione, dosata anche con una certa furbizia, poi si guarda solo a Nicole Kidman. Perché è bella e brava più del solito." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 9 settembre 2004) "Il copione, scritto dal regista in collaborazione con Jean-Claude Carrière, non pretende di far passare per autentico un evento incredibile, del quale finisce anzi per dare una spiegazione. (...) Ciò che conta, però, è la suggestione delle immagini di una New York cupa e decolorata, opera dello straordinario operatore Harry Savides, e la complessa originalità del groviglio psicologico. E Nicole Kidman, altro che fischi: meriterebbe un ulteriore premio da aggiungere alla sua collezione per il coraggio che la guida in una successione di sfide da Kubrick a von Trier." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 9 settembre 2004)

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