Un padre, una figlia2016

SCHEDA FILM

Un padre, una figlia

Anno: 2016 Durata: 128 Origine: BELGIO Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Cristian Mungiu

Specifiche tecniche:2K, SCOPE

Tratto da:-

Produzione:CRISTIAN MUNGIU, PASCAL CAUCHETEUX, GRÉGOIRE SORLAT, VINCENT MARAVAL, JEAN-PIERRE E LUC DARDENNE, JEAN LABADIE PER MOBRA FILMS, WHY NOT PRODUCTIONS, LES FILMS DU FLEUVE, FRANCE 3 CINEìMA

Distribuzione:BIM

ATTORI

Adrian Titieni nel ruolo di Romeo
Maria-Victoria Dragus nel ruolo di Eliza Maria Dragus
Lia Bugnar nel ruolo di Magda
Malina Malovici nel ruolo di Sandra
Vlad Ivanov nel ruolo di Ispettore Capo
Gelu Colceag nel ruolo di Presidente di Commissione d'esame
Rares Andrici nel ruolo di Marius
Petre Ciubotaru nel ruolo di Vice Sindaco Bulai
Alexandra Davidescu nel ruolo di Madre di Romeo
Emanuel Parvu nel ruolo di Pubblico Ministero Ivascu
Lucian Ifrim nel ruolo di Albu Marian
Gheorghe Ifrim nel ruolo di Agente Sandu
Adrian Vancica nel ruolo di Gelu
Orsolya Moldován nel ruolo di Csilla
Constantin Cojocaru nel ruolo di Fabbro
Tudor Smoleanu nel ruolo di Dottor Pandele
Liliana Mocanu nel ruolo di Sig.ra Bulai
David Hodorog nel ruolo di Matei
Eniko Benczo nel ruolo di Sig.ra Mariana
Claudia Susanu nel ruolo di Donna delle pulizie
Petronela Grigorescu nel ruolo di Madre della ragazza
Mihai Giurit?An nel ruolo di Guardia del corpo
Robert Emanuel nel ruolo di Padre del ragazzo
Andrei Morariu nel ruolo di Soldato
Kim Ciobanu nel ruolo di Indiziato
Claudiu Dumitru nel ruolo di Indiziato
Mihai Coroian nel ruolo di Indiziato
Valeriu Andriuta nel ruolo di Indiziato
Dionisie Vitcu
 

SCENEGGIATORE

Mungiu, Cristian
 

MONTAGGIO

Olteanu, Mircea
 

SCENOGRAFIA

Simona Paduretu
 

COSTUMISTA

Brândusa Ioan

TRAMA

Romeo Aldea, un medico che vive in una piccola città di montagna in Transilvania, ha cresciuto la figlia Eliza con l'idea che al compimento del diciottesimo anno di età lascerà la Romania per andare a studiare all'estero. Il suo progetto sta per giungere a compimento: Eliza ha ottenuto una borsa di studio per frequentare una facoltà di psicologia in Gran Bretagna. Le resta solo da superare l'esame di maturità, una mera formalità per una studentessa modello come lei. Ma il giorno prima degli esami scritti, Eliza subisce un'aggressione che mette a rischio la sua partenza. Adesso Romeo è costretto a prendere una decisione. Ci sono diversi modi per risolvere il problema, ma nessuno di questi contempla l'applicazione di quei principi che, in quanto padre, ha insegnato a sua figlia.

CRITICA

"(...) ammirevole 'Bacalaureat' di Cristian Mungiu, dove gli esami di fine liceo (il bacalaureat del titolo) della diciottenne Eliza (Maria Dragus) diventano lo spunto per una riflessione accorata e malinconica sui sogni e la moralità di tutto il Paese. (...) Mungiu (...) porta lo spettatore a riflettere sulla vischiosità di certe situazioni e comportamenti. Ne esce un quadro di pessimismo diffuso, dove i sogni di rinnovamento (...) si sfarinano di fronte a ostacoli e pressioni, e gli ideali che si vorrebbero trasmettere alle nuove generazioni dimostrano di reggersi su basi fragilissime." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 20 maggio 2016) "Sullo sfondo di un Paese ancora sfaldato nonostante la ritrovata democrazia, il regista mette in scena un'intensa odissea urbana ottimamente scritta e costruita con lunghi piani sequenza durante i quali i personaggi, e il pubblico con loro, trovano il proprio ritmo." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 20 maggio 2016) "(...) qui lo scontro è molto poco amoroso - diviene il centro a cui si aggregano relazioni specchio dell'intera società. (...) Mungiu fa parte di quei registi che costruiscono il film contro il protagonista. E non perché questi (...) sia peggio di chi lo circonda. La figlia, la moglie, l'amante, il ragazzo della figlia nella sfera personale e i diversi rappresentanti delle istituzioni in quella pubblica (...) sono «mostruosi» fino alla repulsione. (...) film (...) controllatissimo (ma non è sempre sinonimo di riuscita il controllo) nel quale Mungiu ritorna dopo l'estasi maniaco-settaria di 'Al di là delle colline' a un movimento narrativo più simile a quello di '4 mesi, tre settimane 2 giomi', il film che lo ha lanciato. Scrittura millimetrata, nessun vuoto, un crescendo pensato per condannare il protagonista colpevole di essere caduto anche lui nella corruzione. (...) una variazione compiaciuta sulla necessità del castigo (come in 'Al di là delle colline'). Un totalitarismo moralista che però con la morale non ha nulla a che fare." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 20 maggio 2016) "È incredibile quante cose riesce a raccontarci Mungiu in questo «morality play», denso e impeccabile: un matrimonio in crisi, il contrasto generazionale, la pervasiva forza del compromesso, la corrosa Romania postcomunista e un protagonista (l'ottimo Adrian Titieni) che rispecchia in tutte le sfumature di grigio la fragile complessità della natura umana." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 20 maggio 2016) "Cristian Mungiu è di un'altra categoria. I cinefli modaloli si offenderanno (pazienza), ma il romeno è un regista pazzesco, con una solidità e una profondità che pochi possono eguagliare. Ha 48 anni e ha diretto solo quattro lungometraggi, più numerosi corti e un'intensa attività di produttore. Ma quando sceglie la storia, è come se prendesse un bisturi e dissezionasse il suo paese - la Romania post-Ceausescu - con la precisione e la crudeltà del grande artista. (...) Mungiu ha l'ampiezza di sguardo del grande romanziere e la semplicità di stile del grande regista." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 20 maggio 2016) "Mungiu ci infila in una trappola angosciante, bracca il protagonista, racconta la difficoltà di una generazione che aveva creduto nell'arrivo della democrazia e oggi è paralizzata dai compromessi e dalle piccole viltà. In questa visione desolata e potente, lo stile spoglio è arricchito e reso ancor più opprimente dall'uso dello schermo panoramico." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 20 maggio 2016) "(...) buone notizie dalla Romania, con 'Bacalaureat' di Cristian Mungiu (...). Aderenza ai personaggi, introspezione psicosociale e felicità di scrittura filmica 'Bacalaureat' rifugge l'esibizionismo e il fumo negli occhi, ma non la sostanza del grande cinema." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 20 maggio 2016) "(...) film, asciutto ed essenziale, costruito, come dichiara il regista, nel segno dell'«importanza di realtà e realismo» (...)." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 20 maggio 2016) "I protagonisti di Cristian Mungiu (...) sono obbligati a confrontarsi con un mondo che esclude regole e principi per far valere piccole o grandi sopraffazioni davanti alle quali le legittime aspirazioni sono destinate a spegnersi. (...) Il racconto è solido ma l'impressione di déjà vu è vagamente molesta." (Andrea Martini, 'Nazione-Carlino-Giorno', 20 maggio 2016) "Mungiu non alza la voce ma mostra la connivenza, il contagio, le pressioni che esercitiamo senza volere anche sui nostri cari, la rete di interessi che avvolge persone e paesi in un assolutorio 'cosi fan tutti'. Niente di nuovissimo forse. Ma che attori, che sguardo, che capacità di dire e non dire, alludere e far pensare." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 29 agosto 2016) "Personaggi complessi, moralmente ambigui, in un bel ritratto, cinico e pessimista, di un paese. Applausi." (A.S., , 'Il Giornale', 31 agosto 2016) "Veterano di premi sulla Croisette, l'ancor giovane regista rumeno sembra non sbagliare un colpo anche quando decide di ammorbidire i toni narrativi e registici del suo cinema. È questa, infatti, la grande differenza dalle opere precedenti ('4 mesi, 3 settimane, 2 giorni' e 'Oltre le colline'), che ricordiamo durissime e sconvolgenti. L'incisività tuttavia non muta e il coltello è inflitto nella piaga di una nazione percepita come corrotta, statica, invivibile. Dolente e corrosivo, il terzo lungometraggio di Mungiu si è meritato il premio alla regia a Cannes. Da non perdere." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 1 settembre 2016)

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