August1996

SCHEDA FILM

August

Anno: 1996 Durata: 105 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:testo teatrale "Dyadya Vanya" di Anton Chekhov

Produzione:MAJESTIC FILMS/GRANADA FILM

Distribuzione:UIP - RCS FILMS&TV

TRAMA

Nel Galles, nell'agosto del 1896, il ritorno nella sua proprietà di campagna del professor Alexander Blathwaite, con l'affascinante seconda moglie Helen, sconvolge i ritmi esistenziali di Ieuan Davis (fratello della defunta prima moglie di Alexander e zio della nipote Sian), che camuffa la sua nascente infatuazione per la donna con l'esibizione di una teatrale apatia. Frattanto il dottor Michael Lloyd, vecchio amico di famiglia, e appassionato difensore delle foreste locali, giunge alla villa, ma sono tutti fuori: al rientro dalla passeggiata sulla spiaggia del professore e di sua moglie è anch'esso turbato dalla bella Helen, ma un incidente ad un operaio nella vicina miniera lo costringe ad assentarsi. Poi Ieuan dichiara il suo amore ad Helen che non lo prende sul serio. Sconvolto dalla morte dell'operaio, Lloyd rientra e si ubriaca, mentre Blathwaite litiga con la rnoglie, che Ieuan poco dopo importuna di nuovo, invano, con le sue profferte. Messa a soqquadro, per la frustrazione, la biblioteca, Ieuan viene calmato dalla nipote che, innamorata del medico, lo sonda discretamente, elogiandone le qualità e strappandogli la promessa che non berrà mai più. Frattanto Ieuan, deluso per aver dedicato tutta la vita al tronfio e indisponente professore, tenta di sparargli con un revolver, mancandolo. Frustrato, sottrae la morfina a Lloyd per uccidersi, ma Sian lo convince a restituire la droga al medico. Il professore decide di partire, e Lloyd strappa un momento di abbandono ad Helen, che poi seguirà il marito. Partita la coppia, e partito anche il medico, zio e nipote si ritrovano di nuovo soli nella villa ad occuparsi delle cose di tutti i giorni.

CRITICA

"Questo August funziona proprio maluccio. E non solo per le aggiunte didascaliche di Mitchell (come i feriti nella cava, espressione dei tormenti dei lavoratori opposti alle nevrosi della classe agiata), quanto per la regia pallida, accademica e sbilanciata. Bicchiere in mano, boccaccia facile, Hopkins butta in farsa i tormenti del suo Vania (qui Ieuan). Ma compromette il delicatissimo equilibrio della vicenda mettendo a fuoco l'odio e la frustrazione provocati dal cialtronesco professore a danno dei più nobili sentimenti che ispirano la bella Helen (qui per la verità non troppo bella né troppo brava) e il dottor Lloyd. Ora, uno Zio Vania senza vera passione è un personaggio definitivamente patetico, forse trascurabile. Viene da chiedersi perché Hopkins, autore anche dell'invadente commento musicale, abbia scelto interpreti tanto sottotono (fatta eccezione per Rhian Morgan, che è una notevole Sonia, anzi Sian). Ma la cosa più incredibile è che, malgrado tutto, la magia di Cechov a tratti funziona. Comunque." (Il Messaggero, Fabio Ferzetti, 7/4/96) "Per attori e registi Zio Vanja di Anton Cechov è davvero una riserva senza fine. Possono trascinare l'inerme, laborioso o amministratore di una tenuta della Russia zarista, stordito dall'estate e dall'improvvisa coabitazione con la seconda moglie del cognato, nella 12esima strada di New York o nel Galles del 1896. Possono chiamarlo Vanya o Ieuan Davis. E lui, questo innocente che ha rinunciato al proprio futuro per aiutare la sorella e poi la nipote e il di lei padre - uno che passa per grand'uomo mentre è soltanto un petulante letterato -, questo timido che, dopo anni di sudditanza agli altri, si sveglia, si fa sentimentale e anche un po' poltrone, si ribella e alza la voce per ritornarsene poi nel bozzolo; beh, quest'uomo tranquillo fa sempre la sua figura e ci insegna qualche cosa. Specie se, a interpretarlo, è un attore di talento come Anthony Hopkins che, impegnato in August pure come regista, proietta la sensibilità e la finezza interpretativa che lo distinguono sugli attori che lo affiancano. E li costringe a darci personaggi "a tutto tondo", forse fin troppo fedeli all'immagine che la tradizione teatrale gli ha attribuito e che vuole che la nipote di Vanja sia bruttina, il medico amante della natura un romantico fuori o in anticipo sui tempi in cui vive, la madre una donna abbastanza distratta, ecc. Nelle trascrizioni per lo schermo dei lavori di Cechov conta molto, naturalmente, la regia cinematografica che in Louis Malle (Vanya sulla 42esima strada) risultò memorabile. Pur utilizzando al meglio il paesaggio e una villa della campagna gallese, Hopkins regista non sa sottrarre la sua rilettura cecoviana a un'impostazione teatrale. non è tanto questione di inquadrature o di movimenti di macchina. " il ritmo che sostiene le une e guida gli altri a ubbidire a un "quid" che richiama il teatro. Questa fedeltà al luogo per cui il testo fu concepito aiuta Hopkins a riuscire là dove altri falliscono a derivare - come voleva Cechov - dalle atmosfere crepuscolari della prima parte della commedia la farsa: e, nell'ira di Ieuan nel suo inseguimento del despota nella tenuta, siamo proprio nel mezzo di una farsa, una farsa che di solito, i registi occidentali non sanno intendere se riportano quel prefinale di Zio Vanja ai toni del dramma." (Avvenire, Francesco Bolzoni, 5/4/96)

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