Angel - La vita, il romanzo2006

SCHEDA FILM

Angel - La vita, il romanzo

Anno: 2006 Durata: 118 Origine: BELGIO Colore: C

Genere:DRAMMATICO, SENTIMENTALE

Regia:François Ozon

Specifiche tecniche:35 MM (1:1.85)

Tratto da:romanzo omonimo di Elizabeth Taylor (ed. Neri Pozza)

Produzione:FIDÉLITÉ PRODUCTIONS, POISSON ROUGE PICTURES, SCOPE PICTURES, FOZ/VIRTUAL FILM, WILD BUNCH, FRANCE 2 CINÉMA, CELLULOID DREAMS, CANAL +, TPS STAR, SOFICA SOFICINEMA 2, SOFICA SOFICINEMA 3

Distribuzione:TEODORA FILM (2007), DVD: CECCHI GORI HOME VIDEO

ATTORI

Romola Garai nel ruolo di Angel
Lucy Russell nel ruolo di Nora Howe-Nevinson
Michael Fassbender nel ruolo di Esmé
Sam Neill nel ruolo di Théo
Charlotte Rampling nel ruolo di Hermione
Jacqueline Tong nel ruolo di Madre di Angel
Janine Duvitski nel ruolo di Zia Lottie
Norley Christopher nel ruolo di Lord Benjamin
Jemma Powell nel ruolo di Angelica
Alison Pargeter nel ruolo di Edwina
Tom Georgeson nel ruolo di Marvell
Geoffrey Streatfield nel ruolo di Sebastian
Rosanna Lavelle nel ruolo di Lady Irania
Roger Morlidge nel ruolo di Giornalista
Seymour Matthews nel ruolo di Medico
Simon Woods nel ruolo di Giovane giornalista
Teresa Churcher nel ruolo di Cameriera
Una Stubbs nel ruolo di Insegnante
 
 

MUSICHE

Rombi, Philippe
 

MONTAGGIO

Breton, Muriel
 

SCENOGRAFIA

Wyszkop, Katia
 

COSTUMISTA

Chavanne, Pascaline
 

TRAMA

Inghilterra, primo '900. Angel Deverell, la cui madre lavora in una drogheria, è orfana di padre. Si vergogna delle sue umili origini e pur essendo priva di talento, sogna di diventare scrittrice. Nonostante tutto riesce a realizzare le sue aspirazioni e a diventare una scrittrice di successo i cui romanzi d'evasione sono molto popolari. Tuttavia, il suo rifiuto di accettare le convenzioni sociali e la sua incapacità a concretizzare davvero il salto di classe la porteranno a trovare rifugio solo nel mondo della sua incredibile e fervida immaginazione...

CRITICA

"Polpettone estetizzante, 'Angel' di François Ozon ha chiuso la rassegna e il concorso della Berlinale. Tratto da un racconto degli anni Cinquanta di Elizabeth Taylor (la scrittrice, non l'attrice inglese), il film è una sintesi delle varie stucchevolezze disseminate nei film di Ozon. Che ha detto, presentandolo: 'Mi sono subito innamorato della storia, ma ci sono voluti cinque anni per adattarla'. (...) Il film è adatto a chi ama l'arte; gli altri si astengano." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 18 febbraio 2007) "Potrebbe essere un gran mélo hollywoodiano anni 40 (c'è di mezzo la passione sfortunata per un pittore incompreso, figurarsi, con relativa partenza per la Prima guerra mondiale e rovinoso ritorno). Invece è l'incredibile prova di mimetismo del regista francese di '8 donne', 'Sotto la sabbia', 'Gocce d'acqua su pietre roventi', che al suo primo film in inglese aggiorna quella grande tradizione sulla scorta di un romanzo del 1957 di Elizabeth Taylor (scrittrice britannica omonima della diva). C'è tutto: la casa-mausoleo, il personaggio che divora la persona, i servitori adoranti (lì si nasconde il vero amore, un'altra donna: ma Angel non se ne accorge), eccetera. Con qualche tocco beffardo alla Ozon (il cane che sbava mentre Angel amoreggia col bel pittore...). E una disturbante ambiguità di fondo. 'Detesto la scrittrice ma ammiro la donna', dice la Rampling, moglie del suo editore e pigmalione. E' un po' il sentimento con cui si esce dal film." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 5 ottobre 2007) "Fedele alla storia, Ozon diverge dalla Taylor nel punto di vista: si capisce che per lui il materiale del melò è sacro e attingendo a piene mani dal cinema degli adorati Douglas Sirk, Vincent Mannelli, e George Cukor non trascura nulla pur di ricrearne le caratteristiche atmosfere. Mentre la complessità del personaggio poggia sulle spalle della straordinaria Romola Garai, che riesce nell'impresa impossibile di risultare insieme insulsa e attraente, dura e fragile, spesso insopportabile e alla fine commovente." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 5 ottobre 2007)5 ottobre 2007) "Ozon dalla Francia spostandosi in Inghilterra e affrontando per la prima volta il costume, è riuscito a comporre un ritratto di donna che, pur tra moltissime ombre, riesce, almeno alla fine, a suscitare pietà, evocandole attorno altri personaggi e una coloratissima cornice d'epoca in cui il melodramma, pur sempre presente, si stempera in un tentativo quasi di critica. Con modi spesso anche fini. A parte infatti l'evoluzione sempre molto calda ma stilisticamente ben dosata di tutti quei sentimenti che via via esplodono, le cornici che li accolgono, con il loro vistosissimo fasto che, appunto, non esita a sprofondare nel Kitsch, e i costumi tutti vapori e piume indossati, quasi come una diva di quegli anni, dalla protagonista sanno spesso di implicito biasimo, lasciando sempre in tutto il film il segno giusto. Confermato dalla recitazione di Romola Garay, un Angel tra modi sempre falsi e dolori veri. Con un'ampia varietà di accenti. l'uomo amato è, con toni spesso ambigui, il tedesco-irlandese Michael Fassbender, una sua sorella, dedita ad Angel con passione eccessiva, è l'inglese Lucy Russell, già vista e apprezzata ne 'La nobildonna e il duca' di Rohmer." (Gian Luigi Rondi, Il Tempo', 5 ottobre 2007) "Non senza una dose di feticismo, Ozon adotta lo stile old-Hollywood alla 'Femmina folle'. Ma ne prende anche le distanze, con un accenno di raffinata ironia." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 5 ottobre 2007) "Polpettone estetizzante, 'Angel' di Francois Ozon, riunisce stucchevolezze che il regista francese ha già sparso nei suoi film. (...) Alla Garai il ruolo in 'Algel' è valso quello simile, di mitomane e scrittrice in erba, in 'Espiazione', presentato a Venezia." (Salvatore Trapani, 'Il Giornale', 5 ottobre 2007) "Ozon gira in inglese, con attori inglesi, e non rinuncia neanche qui a Charlotte Rampling, approfittando di questo spostamento per meglio costruire la sua 'mistificazione': reinventare come fa Angel il suo universo e la sua estetica, un apologia del falso. Solo che questa coincidenza non vuol dire mai incontro o complicità tra il maestro e la sua creatura. Ozon purtroppo preferisce ammirare la personale bravura all'amore, anche di un attimo, per il suo personaggio. E questo nelle pagine rosa confetto è un errore imperdonabile." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 5 ottobre 2007) "Sulla falsariga dei melò di Bette Davis, Ozon, sempre complice di caratteri femminili anche mostruosi, racconta la storia come una sinfonia, col piacere dell'esperto di passioni, scherza sulla natura del successo. Lo fa con raffinatezza eccezionale (scene, costumi, arredi, la musica che ricorda il Max Steiner di 'Perdutamente tua') e dirigendo la brava Romola Garai, che qui non arriva alla espiazione, il tempestoso Michael Fassbender e la magica Lucy Russell, l'unica che è davvero capace di amare." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 5 ottobre 2007) "L'aspetto più interessante di 'Angel' è l'antipatia della protagonista: Romola Garai interpreta (magnificamente) una giovane donna esaltata, egocentrica e zuccona, posseduta dal fuoco della narrazione ma priva del benché minimo talento letterario. La scommessa sta nel rendere interessanti le sue peripezie, e Ozon - che è regista raffinato - ci riesce con lo stile, che mescola il mélo hollywoodiano al cinema visionario di Powell & Pressburgher: dandone però una rilettura gelida, come se i personaggi fossero strani insetti osservati al microscopio. Ne esce un film molto insolito, che è anche un curioso apologo sul successo non solo letterario. Qualcuno lo leggerà come un film 'in filigrana' su J.K. Rowling, la scrittrice di Harry Potter. Che però è sicuramente più brava della povera Angel." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 5 ottobre 2007) "Suggeriamo subito agli irritabili puristi della verità attraverso lo schermo, che di realismo nell'ultimo film di Ozon non ce n'è per nulla. Dopo dosi di minimalismo spinto da '5x2' a 'Sotto la sabbia', passando per Il tempo che resta, il regista francese dà spazio alla propria personale memoria di amante del melò: falsificazione del reale, fiammeggiare di sentimenti e cromatismi, fantasia pulsionale nella messa in scena. Già in 'Gocce d'acqua su pietre roventi' aveva reso la pariglia al nume tutelare/amato immortale Rainer W. Fassbinder, mostrando acume politico nella costruzione del testo e sfiorando il sublime in alcuni stacchi musicali ritmati dalla voce della Carrà. In 'Angel', Ozon aggiunge tutto quello che si sentiva di aggiungere, senza porsi limiti, riempiendo il quadro quasi all'inverosimile. (Davide Turrini, 'Liberazione', 5 ottobre 2007) "Se qualcuno avesse nostalgia dei melodrammi sentimentali hollywoodiani degli anni 40-50, quelli firmati George Cukor, Douglas Sirk e Vincent Minnelli per intendersi, non ha che da andare a vedere Angel. Nella pellicola diretta con stile decisamente "vintage" dal francese François Ozon c'è davvero tutto quanto caratterizza un genere che ha segnato la storia del cinema. Ogni aspetto - tecniche di ripresa, la fotografia dai colori vivaci, le scenografie sontuose, i dialoghi letterari e la musica sinfonica in perfetta sintonia - è un omaggio al passato. Non manca tuttavia qualche nota di originalità soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, in particolare della protagonista. (...) Presuntuosa, egocentrica, ma sotto sotto fragile, tenterà di vivere come in un romanzo, cercando di influenzare le persone che le sono intorno quasi si trattasse di personaggi di un suo libro. Ma la vita reale pur realizzando un sogno, non è un romanzo, anche se alla fine Angel resterà nel dubbio. Ozon, con sguardo attento ma distaccato, riesce a mostrare la protagonista nella sua ambiguità; un contrasto che si riflette anche nello spettatore, frenato nell'entrare in empatia con lei, ma anche incapace di biasimarla del tutto per i suoi comportamenti eccentrici. Per questo Angel, ben caratterizzata dalla brava Romola Garai, appare un'eroina a metà, affascinante ma non troppo. In definitiva siamo dinanzi ad un film di buona fattura, pieno di citazioni che danno vita ad un'interessante operazione di recupero. Decisamente consigliato agli appassionati del genere." (Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano', 13 ottobre 2007))

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