Anno: 1992 Durata: 94 Origine: ITALIA Colore: C
Genere:DRAMMATICO
Regia:Tonino Zangardi
Specifiche tecniche:PANORAMICA
Tratto da:-
Produzione:ALBERTO POLI E MASSIMO VIGILAT PER C.C.D. - COPERATIVA CINEMA DEMOCRATICO, SURF FILM
Distribuzione:LUCKY RED (1993) - SAN PAOLO AUDIOVISIVI
Isabella Ferrari | nel ruolo di | Lorenza |
Francesco Casale | nel ruolo di | Andreas |
Claudio Bigagli | nel ruolo di | Vittorio |
Massimo Bonetti | nel ruolo di | Marco |
Ida Sansone | nel ruolo di | Sandra |
Massimo Wertmüller | nel ruolo di | Sergio |
Roberto Alpi | nel ruolo di | Guglielmo |
Massimo Sarchielli | nel ruolo di | Odorisio |
Gino Nicolosi | nel ruolo di | Maresciallo dei Carabinieri |
Giovanni Colombo | nel ruolo di | Carabiniere |
Novello Novelli | nel ruolo di | Giuseppe |
Rom Khorakhané | nel ruolo di | Zingaro |
Salvatore Lago | nel ruolo di | Don Sante |
Marco Zangardi | nel ruolo di | Barista |
Annamaria Chio | nel ruolo di | Moglie di Odorisio |
Kasim Cizmic |
Nel 1950 Lorenza, giovane comunista in crisi coniugale e ideologica, raggiunge in un paese della Val d'Orcia sua cugina Sandra, fidanzata di Marco il postino. Fuori del paese si è accampato un clan di nomadi e due giovani del luogo - Vittorio e Sergio, da tempo emigrati in città e comunisti - stanno svolgendo una ricerca sulla cultura ed etnia rom. Tra canti, balli di nozze e furtarelli che indignano la comunità locale, Andreas, uno dei nomadi, colpisce Lorenza con la sua avvenenza. I rapporti fra i giovani e gli zingari sono ottimi ma in seguito ad un diverbio, un agricoltore intollerante viene trovato morto e i carabinieri sospettano di Andreas. I paesani vorrebbero linciarlo ma Sergio e compagni ne agevolano la fuga nella campagna senese. I Carabinieri non mollano e cominciano a inseguirlo e anche Lorenza si mette sulle sue tracce. E' lei la prima a trovarlo, in un casale abbandonato, dove vive con lui una notte di passione. Ma la corsa estrema verso la libertà di Andreas sarà di breve durata.
"Risultante, nella versione che ora circola, da interventi che ne hanno sacrificato intere parti, non trova la chiave per risolvere il rapporto tra: visione fantastica, ideale, sognante del modo di vivere gitano privo di limiti; e investigazione paradocumentaristica. Non sa sciogliere con una scelta di stile l'alternativa che esprime mettendo in scena l'ingenua inchiesta condotta dai personaggi di Wertmuller e Bigagli. Il proletario e l'intellettuale, ma insieme i più esposti alla contraddizione tra richiamo della libertà zingara e radici e più indirettamente, forse, tra movimentismo e ragioni di partito, ancora più alla lontana e con forzata attualizzazione ideologica - addirittura tra riconoscimento nelle chiusure della tradizione, e tollerante apertura alla società multietnica." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 4 luglio 1993) "Troppa carne al fuoco? In effetti il film si perde nella suggestione culturale che lo anima. Lo sguardo un po' naif sulla vitalità gitana (sempre felici e canterini) introduce un elemento involontariamente ridicolo che nuoce alla tenuta narrativa della storia. Le cose migliorano quando Zangardi rinuncia ai campi di grano e alle tentazioni poetiche per concentrarsi sui dilemmi dei due comunisti, ben resi da Massimo Wertmuller e Claudio Bigagli con un occhio alle titubanze ideologiche dell'oggi di fronte alle richieste della società multietnica, o sul disagio esistenziale della ragazza, interpretata con la consueta adesione scorticata da Isabella Ferrari. Ma su tutto il film spira un'aria irrisolta, come se il regista, autore della sceneggiatura insieme a Elvino Cippitelli, non si riconoscesse più nel progetto originale." (Michele Anselmi, 'L'Unità', 7 luglio 1993) "Storia di rom e gagì nella campagna senese del secondo dopoguerra. Storia di ragazzi e ragazze sulla strada rossa ('allullo drom' in dialetto rom), che è quella del destino e del comunismo nell'opera prima del barese Tonino Zangardi. C'è chi ancora crede che il giovane cinema italiano abbia bisogno di favole, e questo è un bene. Perché il realismo a volte può trasformarsi in una malattia. A Zangardi, comunque, piace il cinema come macchina per sognare: la macchina da presa indugia quasi stregata dalle colline toscane e dai colori, dagli orecchini e dalle danze di un popolo "diverso". (...) Messe a confronto la civiltà stanziale e l'itinerante, il regista parteggia decisamente per quella mutevole dei nomadi. Rivestita di un involucro affettivo e immaginativo potente, l'anima zingara di 'Allullo Drom' prevale nettamente su quella gagè. Riuscitissima per ritmo e atmosfere la lunga sequenza centrale della danza in paese per festeggiare il matrimonio, troppo intellettuali e 'falsi' certi dialoghi tra gli amici di sinistra. Ottimi gli interpreti." (M. Repetto, 'Paese sera', 9 luglio 1993) "Il merito del film è di aver evitato che le posizioni pro e contro diventassero le uniche. Sono presenti infatti diverse categorie che evitano di schierarsi fino a quando non succede l'irreparabile: il parroco vuole soltanto soltanto assicurare la tranquillità del paese ma, al tempo stesso, cerca di evitare lo scontro fisico contro i nomadi (...). Gli zingari, con le loro fiaccolate notturne e i colori accesi e vivaci degli abiti, contribuiscono ad arrricchire cromaticamente una Toscana un po' deserta e selvaggia." (S. Emiliani, "Film - Tutti i film della stagione", gennaio-febbraio 1995).
Incasso in euro