Al?2001

SCHEDA FILM

Alì

Anno: 2001 Durata: 158 Origine: USA Colore: C

Genere:BIOGRAFICO, DRAMMATICO, SPORTIVO

Regia:Michael Mann

Specifiche tecniche:DE LUXE

Tratto da:-

Produzione:PAUL ARDAJI, A. KITMAN HO, JAMES LASSITER, MICHAEL MANN, JON PETERS PER COLUMBIA PICTURES CORP., FORWARD PASS, IEG INITIAL ENTERTAINMENT GROUP, OVERBROOK ENTERTAINMENT, PETERS ENTERTAINMENT, PICTURE ENTERTAINMENT CORP.

Distribuzione:CECCHI GORI GROUP - DVD CECCHI GORI HOME VIDEO

ATTORI

Will Smith nel ruolo di Muhammad Alì
Jamie Foxx nel ruolo di Drew 'Bundini' Brown
Jon Voight nel ruolo di Howard Cosell
Mario Van Peebles nel ruolo di Malcolm X
Ron Silver nel ruolo di Angelo Dundee
Jeffrey Wright nel ruolo di Howard Bingham
Mykelti Williamson nel ruolo di Don King
Jada Pinkett Smith nel ruolo di Sonji
Nona Gaye nel ruolo di Belinda
Michael Michele nel ruolo di Veronica
Joe Morton nel ruolo di Chauncy Eskridge
Paul Rodriguez nel ruolo di Ferdie Pacheco
Bruce McGill nel ruolo di Bradley
Barry Shabaka Henley nel ruolo di Herbert Mohamed
Giancarlo Esposito nel ruolo di Cassius Clay Sr.
Laurence Mason nel ruolo di Luis Sarria
LeVar Burton nel ruolo di Martin Luther King Jr.
Albert Hall nel ruolo di Elijah Mohamed
David Cubitt nel ruolo di Robert Lipsyte
Ted Levine nel ruolo di Joe Smiley
Candy Brown Houston nel ruolo di Odessa
 
 

SCENOGRAFIA

Myhre, John
 

COSTUMISTA

Stewart, Marlene
 

TRAMA

TRAMA BREVE La vita del leggendario campione dei pesi massimi Cassius Clay, dai suoi successi sportivi, al suo impegno come sostenitore della 'protesta nera' portata avanti da Malcolm X, alla conversione alla fede islamica che lo portò a cambiare il suo nome in Muhammad Alì. Il film si concentra sul suo periodo leggendario dalla vittoria della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960 alla riconquista del titolo dei pesi massimi contro Leon Spinks nel 1979. Negli Stati Uniti sono anni delle grandi tensioni razziali, del Black Power e della guerra in Vietnam. Il rifiuto di Cassius di andare a uccidere i Vietcong lo porta a una guerra con i media e culmina con la scelta di diffondere la parola di Allah e di prendere il nome Alì al posto di quello 'da schiavo' Clay. TRAMA LUNGA Il 24 febbraio 1964 Cassius Clay incontra Sonny Liston, vince per ritiro al 7° round e diventa campione del mondo dei pesi massimi. Da quel momento si proclama aderente alla religione musulmana e assume il nome di Muhammad Alì. Conosce Sanshi e, contro il parere del suo entourage, la sposa. Il leader nero Malcolm X, che Alì frequenta, viene brutalmente ucciso nel corso di una predica. Dopo essersi aggiudicato al 1° round la rivincita con Liston, Alì tratta male la moglie che allora va via di casa. Quando arriva la notizia che è stato arruolato e deve adempiere al servizio militare, Alì rifiuta di obbedire e viene arrestato per renitenza alla leva militare. Esce su cauzione, viene interrogato e oppone ancora rifiuti, è dichiarato colpevole e viene condannato a 5 anni di detenzione e a pagare una multa di 10mila dollari. Decaduto dal titolo di campione, che passa ad Ellis, sospeso dalla pratica musulmana e dal tempio, Alì fa ricorso alla Corte suprema. In attesa, va a Filadelfia a parlare con Joe Frazier e poi sale sul ring e vince per k.o. contro Jerry Quarry ad Atlanta, città dove può agire anche senza la licenza pugilistica che gli è stata tolta. La Corte Suprema lo riconosce innocente e lo rimette in libertà. Incontra allora Frazier, perde, ma poi Foreman batte Frazier, e quindi viene organizzato l'incontro tra i due, con sede a Kinshasa, in Africa. Dopo un rinvio e mesi di preparazione, arriva il giorno del match, nel 1971. Alì vince per k.o.

CRITICA

"Will Smith ha cercato con questo film la grande prova d'attore e per riuscirvi si è rifatto i muscoli in mesi di allenamento. Ma sotto la pettinatura afro si legge un po' d'incertezza. La regia di Mann ha la stessa qualità sporca e molto dinamica di 'Traffic'. Dedicato ai fedelissimi di Alì e ai cultori delle cinebiografie". (Piera Detassis, 'Panorama', 10 gennaio 2002) "Prima e dopo 'Toro scatenato' di Martin Scorsese, il cinema ha spesso integrato fra loro i modelli del film biografico e del boxe-movie ma, per quanto grandi, gli altri campioni avevano stature imparagonabili a quella del 'più grande'. Il compito di coniugare sport e storia non era certo lieve e il film soffre, nella seconda parte, di alcune pause di tensione e di qualche indugio non necessario. Però la qualità complessiva è alta, la ricostruzione puntigliosa, la fotografia perfetta, le sequenze di boxe (piaccia o no il genere, queste di Mann sono da antologia) eccezionali, il livello delle interpretazioni ottimo. Will Smith, candidato all'Oscar, deve essersi visto centinaia di volte le riprese di Alì e dei suoi combattimenti: ne restituisce così bene l'arroganza verbale, le movenze da ballerino e la potenza che, nei campi lunghi, potresti scambiare la copia per l'originale". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 2 marzo 2002) "Il regista americano Michael Mann racconta benissimo un decennio cruciale della vita del campione, 1964 - 1974, durante il quale il titolo gli venne sottratto ingiustamente e lui lo riconquistò; Will Smith lo interpreta con grande bravura e passione". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 1 marzo 2002) "Mann, ipnotizzato dal Mito, trascura la Storia e omette 'dettagli' essenziali. È vero che il coro dei personaggi di contorno è mosso e ben inciso (su tutti Jon Voight, il telecronista Howard Cosell), che molte sequenze costruite sulla musica sono semplicemente memorabili, che i combattimenti sono filmati con stile molto originale. Ma da 'Alì' si esce più frastornati che eccitati. E con qualche rimpianto per il magnifico 'Quando eravamo re', il documentario di Leon Gast che dettagliava il leggendario match contro Foreman combattuto a Kinshasa nel 1974". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 1 marzo 2002) "Scritto con intelligenza, raffinatissimo nella fattura, illuminato dall´interpretazione ispirata di Will Smith per non parlare di Jon Voight anche lui nominato come attore non protagonista nei panni del giornalista Howard Cosell, e realizzato senza badare a spese, 'Alì' è un film impeccabile che ha il solo difetto di restare a tratti troppo freddo ed elusivo. (...) La lunga corsa per le strade di Kinshasa in mezzo a una folla esultante che, avendo identificato in Mohamed il proprio vendicatore benché anche Foreman fosse nero, gli grida 'Alì bomaye' (Alì ammazzalo) è uno splendido film nel film e merita da solo la visita". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 1 marzo 2002) "Film imponente anche se non convincente fino in fondo, 'Alì' ha il difetto di celebrare più la bravura del regista Michael Mann che la debordante personalità del campione biografato. Muhammad Ali, ex Cassius Clay finché convertitosi all'Islam decise di cambiare il suo nome di nipote di schiavi, vanta già un paio di precedenti cinematografici interpretati in prima persona. (...) Bellissimo, infine, il rapporto fra il campione e il giornalista televisivo incarnato in maniera spericolatamente trasformistica da Jon Voight, al quale dovrebbe proprio andare uno dei due Oscar che il film potrebbe ricevere; l'altro riguarda Smith e direi che sarà difficile negare il riconoscimento un'esibizione di tale impegno". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 2 marzo 2002) "'Alì', che non è una cinebiografia come potrebbe apparire, pur mettendo in scena gli avvenimenti della storia di Muhammad Alì nella decade '64-'74 con adesione maniacale a fatti, persone e luoghi, sconvolge per la monumentalità dello sguardo e del respiro, tipicamente manniani. Dentro 'Alì' c'è la paura dei cambiamenti in atto, rivoluzionari e mai finiti, del contesto e della personalità, come da 'Strade violente' fino a 'Insider'. E Mann ce la fa vedere e sentire, quella paura, attaccandosi, come sempre, ai personaggi, di loro volti, guardando nei loro occhi, con uno stile inconfondibile, unico, fatto di sfocature, angoli, ralenti. Ci sono momenti di inaudita forma cinematografica, pura perfezione linguistica: i dieci minuti iniziali, incredibili, con un medley di brani di Sam Cooke/David Elliott; il primo incontro sul ring con Liston; un paio di leggerissimi movimenti al ralenti nel"Rumble in the Jungle" finale con Foreman, che lasciano a bocca aperta. Che l'Academy abbia quasi trascurato 'Alì' per gli Oscar 2002 è un affronto, e la conferma di quanto grande e fuori fuoco sia il suo autore; ma se Jon Voight nel ruolo del giornalista Cosell non si porta a casa la statuetta, sarebbe oltremodo offensivo". (Pier Maria Bocchi, 'Film Tv', 6 marzo 2002)

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