Questione di punti di vista2009

SCHEDA FILM

Questione di punti di vista

Anno: 2009 Durata: 84 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:Jacques Rivette

Specifiche tecniche:35 MM (1:1.85)

Tratto da:-

Produzione:ROBERTO CICUTTO, MARTINE MARIGNAC, LUIGI MUSINI E ERMANNO OLMI PER CINEMAUNDICI, ALIEN PRODUZIONI, PIERRE GRISE PRODUCTIONS, FRANCE 2 CINÉMA, RAICINEMA, CANAL+, CNC

Distribuzione:BOLERO FILM

ATTORI

Sergio Castellitto nel ruolo di Vittorio
Jane Birkin nel ruolo di Kate
André Marcon nel ruolo di Alexandre
Jacques Bonnaffé nel ruolo di Marlo
Julie-Marie Parmentier nel ruolo di Clémence
Hélène de Vallombreuse nel ruolo di Margot
Tintin Orsoni nel ruolo di Wilfrid
Vimala Pons nel ruolo di Barbara
Mickaël Gaspar nel ruolo di Tom
Stéphane Laisné nel ruolo di Stéphane
Dominique D'Angelo nel ruolo di Dom
Hélène de Bissy nel ruolo di Proprietaria albergo
Pierre Barayre nel ruolo di Proprietario albergo
Marie-Paule André nel ruolo di Estelle
Julie-Anne Roth nel ruolo di Xénie
Elodie Mamou nel ruolo di Elodie
Laurent Lacotte nel ruolo di Sig. Gaffe
Marie Vauzelle nel ruolo di Sig.ra Gaffe
 

MUSICHE

Allio, Pierre
 
 

COSTUMISTA

Struz, Laurence

TRAMA

Proprio alla vigilia dell'inizio della tournée estiva, il proprietario di un circo viene a mancare. Nonostante tutto gli artisti decidono di proseguire lo stesso con il programma fissato e chiedono alla figlia del defunto direttore, Kate, di prendere lei in mano la direzione del circo. Kate è lontana dal mondo circense da oltre quindici anni ed ha una sua attività ben avviata, però accetta di unirsi a loro. Tuttavia, non sarà solo Kate il nuovo elemento della troupe. Infatti, a loro si unirà anche Vittorio, un italiano appassionato del circo che non solo riuscirà ad entrare nel palinsesto dello spettacolo ma anche a fare breccia nel mondo segreto di Kate...

CRITICA

"Con '36 vues du Pic St. Loup', in Italia più banalmente 'Questione di punti di vista', il regista più appartato e misterioso della Nouvelle vague, Jacques Rivette, allestisce un lievissimo ma estremo atto d'amore e perfino di fede nello spettacolo, nel lavoro comune, in quelle dinamiche "di famiglia" che sono il sale e la croce di ogni creazione artistica. Difficile infatti non pensare al cinema, a un certo cinema, lungamente amato e analizzato ancor prima che praticato, davanti ai numeri orgogliosamente, quasi provocatoriamente desueti di questo piccolo circo. Dal forzuto che vola appeso a cavi visibilissimi, ma non per questo meno magici, ai clown che eseguono con variazioni minime e serietà commovente il loro numero, ogni numero mette in gioco un sapere, un'appartenenza, una vera e propria etica. Dello spettacolo come della vita, perché non c'è distinzione. Il tutto messo in scena anzi evocato, suggerito, con mezzi tenuissimi, come certi vecchi grandi cantanti che usano ormai un filo di voce. Trovando sempre qualcuno disposto ad ascoltarli." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 08 settembre 2009) "Si pensa, osservando il suo 'Questione di punti di vista', ai primi fondamentali racconti di Ingmar Bergman (ce n'era uno sul circo). E non è elogio da poco." (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 08 settembre 2009) "Francamente, sia pure restando devoti a uno dei maestri della Nouvelle Vague, a noi è sembrato che la freschezza del metodo rivettiano risulti alquanto appannata e la pretestuosità del racconto stavolta non regga la soave punteggiatura di dialoghetti e scenette. Sarà perché scontiamo un'invincibile idiosincrasia nei confronti della poetica circense e proprio nel microcosmo di un microcirco in tournée estiva il venerabile di Rouen ha ambientato il suo minuetto... (...) Ottantaquattro minuti che, diciamolo, veleggiano sulle nuvole di un gusto ammiccante e minoritario, tessono una filigrana di citazioni (da Fellini a Ophuls) appropriate ma alquanto fini a se stesse e solo nelle eleganti soluzioni di fotografia e scenografia trovano il modo di ammansire l'animo dello spettatore sul punto di perdere le staffe." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 08 settembre 2009) "Una grande Kate, Jane Birkin, traumatizzata da un lutto d'amore durante uno spettacolo circense di destrezza 15 anni prima, e Sergio Castellitto, un eccentrico Vittorio, italiano gentile e di passaggio, che in Porsche va a Barcellona, non costruiscono la loro storia d'amore annunciata, e che sarebbe anche plausibile, in '36 vues du Pic Saint Loup'. È una antifiaba di sapore provenzale moderno e leggiadra ideata da un Jacques Rivette particolarmente in forma, e geologicamente curioso (le 36 viste del picco Sain Loup presso Assas, Montpellier, le potremo ammirare anche noi, e sono una diversa dall'altra a secondo del punto di vista, come ci mostrano tutte queste «angolazioni di un non amore»), ambientata nello strano mondo di un piccolo circo di provincia, che fa spettacoli misteriosi e per pubblico d'essai, tra clown beckettiani, frustatori tristi e trapezisti che soffrono di vertigini, senza mai esagerare nella performance surreale e enigmatica, come piacerebbe a David Lynch, e che però fanno divertire un mondo Vittorio, che resta incantato sia dalla strana impaginazione dello spettacolo, dalla comicità delle esibizioni, che solo lui coglie, sia da Kate, ora stilista parigina, riprestata al circo per un inizio tournée estivo, personalità magnetica e scostante. Vittorio l'impiccione fertile, riuscirà a diventare anche lui un mezzo clown, ma non fino al punto da sedurre il suo oggetto d'attrazione né di catturare l'etereo segreto legame che unisce, in un mondo a parte, i lavoratori nomadi dello spettacolo." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 08 settembre 2009) "Il film di coproduzione franco italiana, è riuscitissimo divertente e bello." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa, 08 settembre 2009) "Anche in Rivette si ritrovano i temi forti di tutta una carriera, dalla riflessione sull' arte (il film racconta le peripezie di un piccolissimo circo di provincia) a quella sulla casualità (che fa incrociare la strada del circo con quella di un misterioso Castellitto), dalla gratuità dell' arte agli azzardi della vita, ma il valore simbolico dei personaggi e delle situazioni finisce per soverchiare la forza narrativa e si resta con l' amara impressione di un film che le brutte condizioni di salute non hanno permesso a Rivette di sviluppare come avrebbe voluto e potuto." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 08 settembre 2009)

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