20462004

SCHEDA FILM

2046

Anno: 2004 Durata: 120 Origine: CINA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, FANTASCIENZA, ROMANTICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:PARADIS FILMS, ORLY FILMS, CLASSIC, BLOCK 2 PICTURES INC., COLUMBIA PICTURES CORPORATION, FRANCE 3 CINEMA, JET TONE FILMS, JET TONE PRODUCTION CO., PARADIS FILMS, SHANGHAI FILM STUDIOS, ZWEITES DEUTSCHES FERNSEHEN, ARTE FRANCE CINEMA, ARTE

Distribuzione:ISTITUTO LUCE

TRAMA

Era uno scrittore. Pensava di aver raccontato il futuro, in realtà era il passato. Nel suo romanzo un treno partiva una volta ogni tanto per una destinazione misteriosa: 2046. Chiunque viaggiasse verso 2046 voleva riconquistare i ricordi perduti. Era un paese, una data o un luogo della memoria? Si diceva che laggiù tutto rimanesse immutato. Una supposizione, perché nessuno era mai tornato indietro. Con un'eccezione. Lui era là. Scelse di andarsene. Voleva cambiare.

CRITICA

"Il film che potrebbe vincere la Palma d'oro è arrivato in ritardo e sembra destinato a subire ritocchi forse sostanziosi visto che Wong Kar-Wai ha continuato a montare e perfino a girare fino a pochi giorni fa. Come ogni opera in progress è un oggetto fluido e inafferrabile, affascinante e labirintico almeno quanto la storia che racconta muovendosi fra passato e presente, realtà e immaginazione, come può fare solo un film aperto e contraddittorio per natura. E' il seguito di 'In the mood for love' (anzi uno dei possibili seguiti), ma non lo è davvero perché Tony Leung riprende il suo personaggio, ma Maggie Cheung appare pochi secondi e al suo posto c'è Gong Li. Si intitola '2046' ma la fantascienza non c'entra, 2046 è la stanza della locanda-bordello di Hong Kong nel quale Tony Leung vive, scrive, ricorda, si disperde in mille possibili amori senza mai (voler) vivere un amore vero. Più che un racconto è un viaggio, dice l'autore, ma un viaggio che non conduce in nessun luogo. Un itinerario tutto mentale dentro ai labirinti del corpo, del desiderio, della memoria, che potrebbero anche essere tre nomi di una cosa sola, una medesima tensione verso quanto resta sempre al di là della nostra portata. (...) Chi ricorda 'In the mood for love' ritroverà il gusto squisito, le atmosfere struggenti, i tagli visivi e musicali di Wong Kar Wai. (...) Magari '2046' doveva durare molto di più, e non è detto che non finirà così. Magari la giuria scarterà un'opera non finita ma così esigente che rischia di divorare il suo stesso autore. Però Wong Kar Wai, al culmine del successo (e del potere), prova, osa, esperimenta." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 maggio 2004) "Molti critici si spazientiscono, le signore si inteneriscono. Nessuno sa raccontare l'amore come Wong Kar Wai, l'amore malinconico nel momento in cui non è ricambiato, l'amore che si consuma, che separa e diventa incancellabile nostalgia, '2046', è costato al suo regista cinque anni di tormenti, l'affanno di non riuscire a raggiungere la perfezione immaginata, interminabili revisioni e rifacimenti. (...) Cristallizzato nei costumi di un'epoca, gli anni '60, il glamour femminile oltre che esotico, è struggente e romantico: pettinature cotonate a torre, occhi disegnati dall'eye liner, lunghi orecchini pendenti, collane di perle, lussuosi abiti aderenti di lamé, scarpine chiuse a tacco alto, calze di seta, andatura ancheggiante e lenta, civetterie sentimentali, teneri silenzi e sguardi provocanti. Tanta bellezza hollywoodiana in un contesto cinese d'epoca. Ma con quale eleganza si muovono le belle creature tra la miseria e l'abbandono degli arredi spregevoli, con quale passione si amano sui giacigli degradati, come conservano imperiosità, mistero, nobiltà, potere, lungo una strana vita vuota, dove sfugge il presente, si cancella il futuro, non c'è che il rimpianto." (Natalia Aspesi, 'la Repubblica', 22 maggio 2004) "Più che un film, '2046' è una collezioni di immagini suggestive e musiche evocative. Almeno se, per film, s'intende qualcosa con un capo e una coda. (...) Estetizzante, affascinante, infine irritante, '2046' esce in cento copie e punta al successo commerciale. Dopo quello di 'Hero' di Zhang Yimou, indicherebbe la fine del pregiudizio anti-cinese del pubblico." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 29 ottobre 2004) "Il geniale Wong Kar-wai, cinese quarantaseienne nato a Shangai e vissuto a Hong Kong, forse l'unico regista internazionale capace di raccontare l'amore, dà un bellissimo seguito senza fine al suo 'In the Mood for Love', usando attori e attrici tra i più famosi del cinema asiatico. (...) Magnifico." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 29 ottobre 2004) "Rispetto al bellissimo 'In the Mood for Love', il nuovo film, ancorché rimontato dopo l'anteprima sulla Croisette, dilata a dismisura gli astrattismi concettuali, le raffinatezze fotografiche, i simboli feticistici e il contrappunto musicale spericolato (dai crooner americani anni Sessanta all'opera lirica);

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