127 ore2010

SCHEDA FILM

127 ore

Anno: 2010 Durata: 94 Origine: USA Colore: C

Genere:BIOGRAFICO, DRAMMATICO

Regia:Danny Boyle

Specifiche tecniche:HDV

Tratto da:libro "Between a Rock and a Hard Place" di Aron Ralston

Produzione:DANNY BOYLE, CHRISTIAN COLSON, TOM HELLER, JOHN SMITHSON, GARETH SMITH PER CLOUD EIGHT FILMS, EVEREST ENTERTAINMENT, DARLOW SMITHSON PRODUCTIONS, PATHÉ

Distribuzione:20TH CENTURY FOX ITALIA (2011) - DVD E BLU-RAY: 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT (2011)

ATTORI

James Franco nel ruolo di Aron Ralston
Amber Tamblyn nel ruolo di Megan
Kate Mara nel ruolo di Kristi
Clémence Poésy nel ruolo di Rana
Kate Burton nel ruolo di Madre di Aron
Lizzy Caplan nel ruolo di Sonja Ralston
Sean A. Bott nel ruolo di Amico di Aron
Treat Williams nel ruolo di Padre di Aron
Koleman Stinger nel ruolo di Aron a 5 anni
John Lawrence nel ruolo di Brion
Bailee Michelle Johnson nel ruolo di Sonja a 10 anni
Rebecca Olson nel ruolo di Monique Meijer
Parker Hadley nel ruolo di Aron a15 anni
Fenton Quinn nel ruolo di Blue John Fenton G. Quinn
Pieter Jan Brugge nel ruolo di Eric Meijer
Jeffrey Wood nel ruolo di Andy Meijer
Norman Lehnert nel ruolo di Dan
Darin Southam nel ruolo di Zach
 

SOGGETTO

Ralston, Aron
 
 

MUSICHE

Rahman, A.R.
 

MONTAGGIO

Harris, Jon
 
 

TRAMA

Canyoland National Park, Utah. L'esperto scalatore Aaron Ralston è vittima di un incidente e per cinque giorni resta incastrato in un crepaccio. La disavventura diventerà per lui l'occasione di rivedere la sua vita e ripensare alle persone a lui più care fino a quando, con la forza della disperazione e a costo di un grande sacrificio, Aaron troverà il modo per liberarsi.

CRITICA

"Dura '127 ore' la metafora sul pan-eroismo estremo a stelle e strisce. (...) Nel film del premiatissimo British Danny Boyle ('The Millionaire') il corpo diventa quello di James Franco, attore di versatilità sorprendente e per questo ruolo candidato all'Oscar 2011 che pure presenterà. Nella rappresentazione claustrofobica, e dunque efficace, del conflitto leopardiano Uomo-Natura, il passato presente e futuro del protagonista si mescolano in sospensione coinvolgendo lo spettatore in una dimensione 'oltre' il cinema. Regista e attore diventano complici di questo viaggio - non esente da cine-furbizie - che per la sua peculiarità lascerà il segno. Da vedere e partecipare." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 24 febbraio 2011) "Boyle dirige un film scommessa, multi pretendente agli Oscar, psico cronaca di '127 ore' passate da Aaron, distratto sportivo incastrato nelle rocce di un canyon. (...) L'iper tensione fatica a farsi metafora di solitudine, soprattutto è spreco di adrenalina notevole, ma sorretto da una varietà espressivo -claustrofobica e dall'ottimo James Franco. Happy end con spot di bibite." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 25 febbraio 2011) "Ottimo film, ma occhio: resti a casa chi è impressionabile. Per tenere desta, fin troppo, l'attenzione dello spettatore con un solo personaggio in scena per un'ora e mezzo, occorrono un grande regista e un attore super. Come Danny Boyle e James Franco. (...) Un film sulla lotta per la sopravvivenza che emoziona e angoscia. Il volto tirato del bel protagonista in una delle scene più agghiaccianti di sempre farà singhiozzare le sue fan." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 25 febbraio 2011) "Piacerà a chi ama le storie molto americane, con personaggi 'soli nei grandi spazi': Anche se qui a rievocare l'odissea di Rolston è stato chiamato un inglese, l'ottimo Danny Boyle di 'The Millionaire'. Scelta azzeccata. Come quella di James Franco per Rolston, un tour de force che forse porterà l'attore all'Oscar." (Giorgio Carbone, 'Libero', 25 febbraio 2011) "2010, Odissea nel crepaccio. È finita l'epoca delle esplorazioni spaziali, delle astronavi grandi come città, del cosmo ultima frontiera (e specchio oscuro della coscienza). Oggi i viaggi più estremi si fanno da fermi - magari restando immobilizzati in un crepaccio, come capitò nel maggio 2003 all'alpinista statunitense Aron Ralston. (...) Naturalmente tutto il 'rumore' che si fa sul film ruota intorno a questo (breve) momento di puro e allucinato orrore. Che però arriva tardi, sapientemente diluito da musiche e montaggio (poco importa del resto: il 99% degli spettatori distoglie lo sguardo, anche se il rumore è quasi peggio, e una percentuale infinitamente più bassa perde addirittura i sensi). '127 ore' di Danny Boyle, che dopo l'epopea rutilante di 'The Millionaire' cercava un soggetto concentrato, non è infatti un banale esercizio nel genere 'survivor'. È una rivisitazione molto contemporanea di uno dei temi fondanti della civiltà moderna, quello del 'naufragio'. Con tutto ciò in '127 ore' il regista inglese fa della storia vera e terribile di un giovane alpinista una parabola quasi filosofica che comporta in termini di verifica: delle tecniche con cui tentiamo di dominare la Natura, ma soprattutto del nostro rapporto non proprio pacifico con quel microcosmo ingovernabile sepolto dentro ognuno di noi che per comodità continuiamo a chiamare Io." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 25 febbraio 2011) "Il suo stile è un concentrato di energia che supera le barriere della staticità, a partire dall'iniziale, eccitata fuga di Ralston dalla città verso il selvaggio canyon. E poi Boyle è un regista che sa scegliere i collaboratori: lo sceneggiatore Simon Beafoy con cui ha scritto un copione calibratissimo che tiene incollato lo spettatore fino in fondo, i direttori di fotografia Mantle e Chediak, il musicista indiano A.R. Rahman (candidato per la colonna sonora e la canzone musicale); e Franco naturalmente, bravissimo a imprimere al personaggio un vitalismo che, passando per un arrischiato gusto dell'avventura si traduce in lucido spirito di sopravvivenza." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 25 febbraio 2011) "L'ultimo film di Danny Boyle, '127 ore', pone una serie di domande che riguardano il film in sé e la realtà da cui prende le mosse. (...) Questa non solo è una storia vera, ma è stata documentata dallo stesso Aron che aveva con sé una piccola videocamera e che ha scritto un libro sulla vicenda. Ecco la porta d'ingresso per il cinema di finzione, aperta da un regista furbetto, autore di un film a suo modo di culto, 'Trainspotting', e di film un super premiato, 'The Millionaire'. La sfida per lui era fare un film di azione su di una persona costretta all'immobilità dentro una gola di un canyon. Il film si vede e l'azione c'è. Eppure, per tutto il tempo, abbiamo pensato alle seguenti cose: a) se non fosse stata una storia vera, il film non sarebbe stato di nessun interesse; b) proprio perché una storia vera, sarebbe stato esplosivo un film documentario che usasse le riprese originali del vero Aron. Qualcuno ricorda la potenza di 'Grizzly Man di Werner Herzog?" (Dario Zonta, 'L'Unità', 25 febbraio 2011)

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