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Anni felici

27 settembre 2013

Vi presento i miei

"Mia madre sa cos'è vero e cosa no, ma i vicini?", dice Daniele Luchetti. Che sfoglia l'album di famiglia con Anni felici

"Il rapporto con mio padre era estremamente stimolante: lui aveva 48, io 28 quando ho fatto il primo film, c'era collaborazione e complicità. La libertà artistica, la libertà espressiva erano pane quotidiano a casa. Mia madre? Spero avrà una nuova vita erotica… Lei sa cos'è vero e cosa no nel film, quindi non è un problema, ma per i vicini?". Così Daniele Luchetti presenta Anni felici, interpretato da Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti, che tra qualche verità e un po' di finzione echeggiano i genitori del regista nei panni dell'artista d'avanguardia Guido  e la moglie Serena, genitori di Dario e Paolo, 10 e 5 anni, nel 1974, tra amori (l'indiziata principale è Martina Gedeck) e altri disastri, happening, filmini in super 8 e vacanze per sole femministe in Camargue.In sala il 3 ottobre con 01 Distribution, il film è narrato dallo stesso Luchetti, che  presta la propria voce al Dario adulto, ed è innanzitutto un elogio della celluloide: "La pasta della pellicola è l'immaginario stesso del cinema, mentre il digitale è una tecnologia ancora immatura: stiamo buttando nella spazzatura una delle cose più preziose dell'ingegno umano". Entrando in quegli Anni felici, la Ramazzotti parla di Serena come di "una donna complessa, contraddittoria: una matta responsabile, mamma e zoccola, frivola e bigotta, ferita nell'anima, insicura, che vive l'amore in maniera infantile. Tutto è un gioco infantile e ricattatorio, e gli spettatori sono i bambini. Ed è una delle rare volte che il cinema italiano presenta un adulterio al femminile". Viceversa, Kim Rossi Stuart definisce il suo Guido come "un personaggio che correva il rischio di essere respingente, io ho cercato una comicità alla Buster Keaton", mentre la Gedeck si interroga: "perché si chiude l'altro in una stanza da cui non può uscire? La mia Helke simboleggia libertà e grande cambiamento nei confronti di una giovane, Serena, che prova nostalgia e desiderio di vivere un'altra vita". E Micaela conferma: "Baciare Martina è stato come rientrare a casa, è stato bello: a volte è più facile con una donna, mi sono divertita". In mezzo, la libertà: "Forse non esiste – dice Rossi Stuart – è solo un moto verso qualcosa. Sono del '69, degli anni '70 ricordo un sacco di tossici per le strade, non so che libertà possa essere", mentre la Ramazzotti sottolinea come "negli anni '70 l'educazione dei figli fosse diversa: c'era più libertà, oggi si rischia di trovarsi in casa dei piccoli imperatori". Prendendo spunto dal rapporto tra Guido e un importante critico d'arte, Luchetti viene interpellato sul rapporto tra cinema e critica oggi: "Un'occasione mancata, un dialogo importante che viene chiuso. Un dibattito franco sarebbe importante, anche se poi un artista deve mettere da parte i giudizi degli altri e lavorare sul proprio istinto". Infine, sulla scelta di andare a Toronto con Anni felici piuttosto che a Venezia: "L'ho preferito per questo film molto delicato: Venezia è bellissima, sontuosa, gli applausi vengono regalati a ogni film, e mi è mancata, ma volevo un'atmosfera più easy, con 400 compratori internazionali in sala". E precisa: "Non penso questo sia un film debole".

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