NEWS a cura di Cinematografo.it

Roland Emmerich sul set di <i>Anonymous</i>

19 ottobre 2011

Essere o non essere?

"L'arte è politica e i geni non nascono dal nulla", dice Roland Emmerich. Che presenta il suo Anonymous: "Shakespeare? Era il conte di Oxford"

"Non credo che un genio possa spuntare dal nulla: il genio ha comunque necessità di un'istruzione. L'intero corpus delle opere shakespeariane evidenzia una conoscenza profonda delle lingue, di altre letterature, della legge e, soprattutto, una conoscenza dettagliata dell'Italia. Elementi che il semplice William Shakespeare, proveniente da Stratford, non poteva detenere". Così il più hollywoodiano dei registi europei, Roland Emmerich, cavalca l'idea portante alla base del suo nuovo lavoro, Anonymous (in Italia dal 18 novembre, distribuito da Warner Bros.), incentrato sulla questione che per secoli ha affascinato studiosi e intellettuali di mezzo mondo: chi era, in realtà, l'autore di quelle straordinarie commedie (da Molto rumore per nulla a La bisbetica domata) e tragedie (da Romeo e Giulietta al Re Lear, passando per Amleto e Macbeth), di quegli imponenti drammi storici (Enrico V, Riccardo III...) che scossero l'Inghilterra elisabettiana per poi trovare la fama eterna? Chi si nascondeva dietro il nome di William Shakespeare, attorucolo teatrale semianalfabeta che alla sua morte, nel 1616, lasciò alla moglie e alle due figlie soltanto il "second best bed", nessun lascito in denaro e, sempre secondo il testamento, nessun accenno a libri o manoscritti?"Quando 10 anni fa lessi lo script (di John Orloff, ndr) rimasi affascinato dall'enorme mistero che sollevava nuovamente e mi riavvicinai con forza alle opere di Shakespeare", dice ancora Emmerich. Che sposa anche personalmente la teoria avanzata dal film, "debitrice" della scuola di pensiero dei cosidetti oxfordiani, orientata ad attribuire la paternità dell'intera opera shakespeariana a Edward de Vere, conte di Oxford, nobiluomo e cortigiano, secondo la leggenda amante della regina Elisabetta, sullo schermo interpretato da Rhys Ifans: "Le prove a favore dello Shakespeare reale sono davvero poche - dice l'attore, che vedremo presto nei panni del villain Lizard nel nuovo Spider-Man - soprattutto perché, a quanto pare, non ha mai viaggiato e non aveva nessun tipo di conoscenza diretta della vita di corte, spesso e volentieri messa alla berlina dalle varie opere attribuitegli. Quello che però conta davvero non è darsi una risposta certa sulla reale identità dello scrittore, quanto invece continuare a porsi la domanda sul perché tutte le sue opere ancora oggi continuano ad essere rappresentate, portate al cinema: la grande arte deve porre domande, non fornire risposte". E la "grande arte", proprio come il personaggio del conte avrà modo di dire durante il film, è "politica": "L'arte deve essere politica, altrimenti sarebbe solo mera decorazione", spiega Roland Emmerich, che non nasconde il rammarico derivante dal fatto che "oggi non facciamo abbastanza film politici" e rivendica l'importanza di un'opera come Anonymous, se non altro perché "rende chiaro quanto le pièce di quel periodo fossero politiche, quando i cosidetti drammi storici fossero in realtà un mezzo per parlare alla gente bypassando la censura". Censura che ai "piani alti" del regno bloccava sul nascere qualsiasi tipo di velleità artistico-letterarie, passione che invece aveva animato il conte di Oxford sin dalla più tenera età: "La cosa che davvero mi stupisce - prosegue il regista - è constatare come, dal '600 ad oggi, sia cambiato davvero poco. Se si vuole fare un film intelligente ad Hollywood, tanto per fare un esempio, finiscono per isolarti in un attimo...". E detto da uno dei pochissimi registi, se non l'unico, ad avere il final cut sulle produzioni hollywoodiane, c'è poco da dubitare. Artefice dei più grandi blockbuster degli ultimi anni (da Independence Day a 2012, passando per L'alba del giorno dopo), Roland Emmerich con Anonymous corona un sogno decennale ("quando avevamo deciso di realizzarlo non avevamo i soldi necessari"), trasforma Berlino nell'Inghilterra del XVI secolo ("sarebbe costato davvero troppo girare in esterna in Inghilterra, sono tornato in Germania, dove le troupe sono piccole ma altamente efficienti, e abbiamo ricostruito tutto in studio") ma guarda già al futuro, a 40 anni da oggi per la precisione: "Il mio prossimo film sarà Singularity, un mix di action e sci-fi, incentrato sulla fusione tra uomo e macchina, sulle possibili frontiere che raggiungerà la tecnologia attuale". Prima di allora, però, un "ritorno" all'attualità e un pensiero alla politica italiana, in "chiave shakespeariana": "Berlusconi? The Fool", risponde Emmerich senza pensarci poi troppo. Che sia quello del Re Lear o di altre opere del grande maestro rimarrà un mistero... 

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