NEWS a cura di Cinematografo.it

13 ottobre 2011

Roma non si tocca

"Non permetteremo a nessun ministro di rompere le scatole", dice il sindaco Alemanno. E il Festival si presenta: dalle "ladies" a Michael Mann, passando per Tintin

"Non permetteremo a nessun ministro di rompere le scatole al Festival di Roma". Parola e tuono del sindaco Alemanno, che interviene alla conferenza stampa della sesta edizione della kermesse capitolina, in programma dal 27 ottobre al 4 novembre. Il riferimento è ovviamente al ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan, che più volte si è espresso criticamente sul presente-futuro del Festival di Roma, che viceversa  – sottolinea il dg Francesca Via – "si sostiene per il 70% su sponsor privati". Sulla stessa lunghezza d'onda di Alemanno il presidente Gian Luigi Rondi – "Condivido appieno le parole dell'onorevole sindaco" – e il direttore artistico Piera Detassis: "Un anno di resistenza, il nostro, ma fondamentale è stato lo scambio e la commistione tra le sezioni: siamo moderatamente orgogliosi del nostro programma", che accanto al presidente Ennio Morricone e Roberto Boille avrà nella giuria del Concorso, tra gli altri, David Putnam, Debra Winger e Susanne Bier. Ed è la stessa Detassis a svelare lo slogan di questa edizione: "Le ladies, con un tappeto rosa più che rosso: dalla Lady di Besson alla chiusura con Colazione da Tiffany, passando per l'omaggio a Monica Vitti, A Week with Marilyn fuori concorso". Altro claim potrebbe essere "Signore e signore", e a calcare la passerella capitolina saranno, tra le altre, Penelope Cruz, Michelle Yeoh, Noomi Rapace, Kristin Scott Thomas, Maggie Gyllenhaal, Isabelle Huppert e le nostrane Valeria Golino, Micaela Ramazzotti, Carolina Crescentini, Maya Sansa. Se dunque – Alemanno dixit - "la manifestazione cresce" e "Il cinema è un settore straordinario con 250mila addetti" (la presidente di Regione Lazio Polverini), il mercato sotto al supervisione di Roberto Cicutto punta a "mantenere le cifre dell'anno precedente, nonostante la crisi".Poi, c'è Extra, con tre premi Oscar in cartellone (Gibney, Guggenheim, Marsh), la master class di Michael Mann, l'omaggio a Nicholas Ray e – dice  il curatore Mario Sesti – una "presenza di donne incombente, persino minacciosa", con il passo a  due di Sabina Guzzanti e Franca Valeri (Franca la prima), Ostende di Laura Citarella, Grazia e furore di Heidi Russo (prodotto da Winspeare). E i duetti: Castellitto/Cruz e Mazzantini/Hirsch in pre-apertura, e poi Rubini/Scamarcio, Vinicio Marchioni/Valeria Solarino. Che dire, "il prodotto documentario è ricco ed è in grado di rifornire tutti i festival internazionali", conclude Sesti. Per Eventi speciali, il futuro del cinema raccontato da Wim Wenders, che porta il suo Pina; il restauro di Totò in 3D; L'illazione di Lelio Luttazzi e poi Franco Califano (Noi di settembre), La passione di Laura (Betti), 11 metri su Agostino Di Bartolomei, il celebre 10 giallorosso, e 148 di Maurizio Cartolano, su Stefano Cucchi. "Punta sull'integrazione con le altre sezioni", viceversa, Alice nella città curata da Gianluca Giannelli, che sfodera il Tintin di Spielberg, gli antipasti di Hugo Cabret e The Twilight Saga: Breaking Dawn, nonché Dalla collina dei papaveri di Goro Miyazaki e Il Re Leone 3D. Che manca? Il Focus UK Punks & Patriots, con retrospettiva e una vetrina di grandi nomi: Winterbottom, Davies, Hare, Haigh, il doc The British Guide to Showing Off e i debutti in regia di Paddy Considine (Tyrannosaur) e Dexter Fletcher. E il Concorso? "Non ci siamo fatti spaventare dalla parola festival, e nella selezione c'è la commedia, con l'esordio di Ivan Cotroneo La kryptonite nella borsa e il vibratore di Hysteria", dice la Detassis. E ci sono gli italiani: Cotroneo, Avati (Il cuore grande delle ragazze), Pippo Mezzapesa (Il paese delle spose infelici), Marina Spada, la "guerrigliera dell'indie milanese"( Detassis) con Il mio domani. Fuori competizione, invece, L'industriale di Montaldo e Someday This Pain Will Be Useful to You di Faenza. Ma, per concludere, che festival sarà? "Un festival con la festa nel DNA, e il confronto con Cannes e Venezia è fuorviante: noi siamo più caldi e amichevoli con il pubblico".

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