NEWS a cura di Cinematografo.it

Emanuele Crialese

04 settembre 2011

Terraferma cercasi

"Stiamo attraversando un momento di profonda confusione morale", dice Crialese. Che racconta il dramma dell'immigrazione nel primo italiano in concorso

La terraferma la cercano tutti nel film di Crialese: gli immigrati con le barche alla deriva, i pescatori travolti dalla modernità, le madri che vorrebbero rifarsi una vita, le nuove generazioni indecise tra le leggi del cuore e quelle dello stato. Terraferma - primo italiano in concorso, accolto tra gli applausi della stampa - è sinonimo di solidita, certezza, equilibrio. La chimera dell'Italia di oggi: "Stiamo attraversando un momento di profonda confusione morale - commenta il regista romano, di origini siciliane -. La risposta dello stato al problema dell'immigrazione è totalmente inadeguata. Anche i media, che ci bombardano di notizie e imbrigliano la realtà nella rete del linguaggio, hanno gravi responsabilità. Siamo tra i pochi paesi europei ad avere adottato in materia d'immigrazione una legislazione improntata alla paura e alla chiusura. Dovremmo aprirci alla contaminazione. E invece siamo vecchi".Girato a Linosa (mai nominata nel film: "E' una storia che potrebbe accadere ovunque", precisa Crialese), su una sceneggiatura scritta a quattro mani dal regista e da Vittorio Moroni, Terraferma intreccia la storia di decadenza di una famiglia di pescatori - Ernesto (Mimmo Cuticchio), il figlio Nino (Beppe Fiorello), la nuora Giulietta (Donatella Finocchiaro) e il nipote Filippo (Filippo Pucillo) - con quella di speranza di tre migranti - la madre (Timniti, che non è un'attrice ma la vera sopravvissuta di una traversata dall'Africa a Lampedusa, in cui ha visto morire 72 compagni di viaggio) e i suoi due bambini, miracolosamente scampati al naufragio in mare. Un incontro che segnerà il destino di entrambi: "La cronaca era solo il punto di partenza - racconta Crialese -. Sapevamo di doverla rielaborare e di doverci affrancare dai canoni della fiction televisiva". E' venuto un fuori un film costruito sul continuo slittamento dalla realtà alla fiaba: "Non faccio film a tesi, non mi verrebbero bene - sottolinea il regista -. Racconto storie ponendomi delle domande. Potessi scegliere il mio pubblico ideale, avrebbe sette anni. Ho cercato di fare qualcosa di estremamente semplice, che potesse arrivare a tutti".E a chi lo rimprovera di aver sollevato ambiguità sulla legislazione italiana in materia d'immigrazione - c'è una profonda differenza, fa notare una giornalista, tra il divieto di salvare (non presente nella legge Bossi-Fini) e il dovere di denunciare uno sbarco - Crialese risponde: "Conosco molti pescatori che si son visti sequestrare le barche con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Avevano solo soccorso della gente in mare". Amaro il suo giudizio sugli italiani: "A volte non so chi sono, cosa pensano. Se attorno alla famiglia di Ernesto ci fosse una comunità, la sua barca saprebbe qual è la rotta per la terraferma". Si sciogle quando parla di Timnit, la donna che interpreta la clandestina di colore nel film, non presente in conferenza stampa: "La guardi e capisci che ha passato l'inferno. Nello stesso tempo sa trasmettere una grande serenità. Ha una dignità che sa nascondere il dolore. Non ha voluto parlare di quello che è successo, così abbiamo deciso di reinventare insieme la sua storia. E quando dicevo qualcosa di sbagliato, mi correggeva". Terraferma, che uscirà venerdì nelle sale con 01, ha giàuna dstribuzione internazionale. Nel cast - nel ruolo di tre giovani turisti sull'Isola - ci sono anche Martina Codecasa, Filippo Scarafia e Pierpaolo Spollon. Cameo di Claudio Santamaria, nel ruolo di finanziere.

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