NEWS a cura di Cinematografo.it

<i>Seediq Bale</i>

01 settembre 2011

Apocalypto taiwanese

"A qualcuno non piacerà, ma la storia non la si può cambiare", dice Wei Te-Sheng. In concorso con Seediq Bale, eccidio giapponese di una tribù aborigena

"Sapete qual è la cosa più assurda? Questi due popoli che si sono massacrati a vicenda condividevano lo sguardo di fondo: lo stupore di fronte alla natura". Parliamo dei Giapponesi (che credono nel Sole) e di una tribù aborigena taiwanese, i Seediq Bale (seguaci dell'Arcobaleno), dai primi sterminati a metà del '900. A parlare è invece Wei Te-Sheng, che su quel massacro - di fatto un genocidio - ci ha fatto un film prodotto da John Woo, Seediq Bale, che è il più costoso della storia taiwanese (budget: 25 milioni di dollari) e il più lungo di quelli in concorso alla Mostra (150 minuti): "Sono in realtà due film, che abbiamo dovuto condensare in un'opera unica per l'Europa: ci sarebbero stati dettagli che avrebbero annoiato o non sarebbero stati capiti dal vostro pubblico".E' una storia assolutamente vera con personaggi di fantasia, ambientata a Taiwan tra il 1895 e il 1945, anni in cui l'isola era una colonia giapponese. Al tempo era abitato da una maggioranza di cinesi Han e da tribù aborigene che vivevano nelle zone montagnose, i Seediq Bale. Il capo di una di loro, Mouna Rado, stanco delle continue vessazioni a cui il suo popolo viene sottoposto dai giapponesi, decise nel 1930 di allearsi con gli altri capi-tribù e di dare vita a una sanguionosa rivolta, che si rivelerà però una missione suicida: "Sono partito dall'immagine di un fumetto che ritraeva una donna aborigena - confessa Te-Shang -. Mi avevano colpito molto le sue vesti, i tatuaggi, i colori. Trovo che ci siano delle caratteristiche estetiche notevoli nelle tribù aborigene del Taiwan". Ma Seediqu Bale è soprattutto un film sulla violenza, sulla guerra. Un film barbaramente epico: "Non avevo nessuna esperienza in questo genere di racconto. Ma come altre volte, sono partito dal tema e ho cercato poi di abbinargli la migliore forma possibile. Qui la guerra è qualcosa che va al di là della violenza, perché definisce l'onore e l'identità di questo popolo. Era costituito soprattutto dai cacciatori: è a loro, al modo in cui concepivano la battaglia, che mi sono rifatto per mettere in scena l'epica. Anche se non escludo l'influenza dell'action americano, di cui come voi sono stato spettatore". L'altro elemento centrale della cultura Seediq era la musica tribale: "La trovo straordinaria perché unisce due spinte opposte: il canto che eleva verso l'alto e la danza che spinge vero la terra, in un movimento di riappropriazione della stessa".Il tema decisivo però resta sullo sfondo: come può un film che mette alla berlina la colonizzazione giapponese e non può non ricordare a Taiwan l'altra grande spina nel fianco della sua storia, la Cina, avere facile circuitazione in oriente? (In Europa intanto l'hanno già acquistato la Optimum Releasing per il mercato britannico, e la ARP per quello francese): "Temo che problemi di distribuzione ci saranno - conclude il regista -, che pioveranno critiche. Ma io ho raccontato la storia così com'è. E questa, almeno, non può essere cambiata".

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