NEWS a cura di Cinematografo.it

25 ottobre 2010

100autori in cerca di uno Stato

"La Festa di Roma non comincia se non lo diciamo noi", dice l'associazione. Che chiede un bando di gara per le frequenze digitali

(Cinematografo.it/Adnkronos) - Non si placa la protesta del mondo del cinema e della tv. Dopo l'occupazione della Casa del Cinema durata quasi 30 ore (tra venerdì e sabato sera) e il presidio che ieri ha visto turnarsi rappresentanti del settore per l'intera giornata in Largo Mastroianni, questo pomeriggio alle 18 e 30 ci sarà una mega assemblea che punta a coinvolgere anche tutte le maestranze, per decidere insieme cosa fare a brevissimo termine: la Festa del Cinema di Roma, infatti, inizia fra appena due giorni. "eri - racconta all'Adnkronos Lorenzo D'Amico del direttivo di 100autori - abbiamo messo a punto la strategia dei prossimi giorni e organizzato l'assemblea di questo pomeriggio ottenendo dal direttore dell'Eliseo, Massimo Monaci, la sala grande per l'incontro. Ci serviva, infatti, un grande spazio in previsione delle centinaia di persone che parteciperanno. Non solo  "i capi" - spiega - ma le maestranze. Oggi, comunque, prima dell'appuntamento all'Eliseo (alle 13), nell'ambito del presidio alla Casa del Cinema ci riuniremo per stilare una proposta di azione da portare in assemblea per la discussione e il voto", anche se, precisa, ogni altra idea è la benvenuta. L'assemblea, infatti, "è aperta ed è propositiva". L'intenzione, fa sapere D'Amico, è quella di "creare un'azione che sia mediaticamente forte". E infatti, al di là delle scelte più di dettaglio, una cosa è già subito chiara e condivisa: alla festa di Roma che inizia il 28 ottobre "tutto il cinema italiano deve essere fuori dall'inaugurazione e non dentro la sala, nel senso che la Festa non comincia se non lo diciamo noi. In questo momento, infatti, c'è ben poco da festeggiare e soprattutto noi vorremmo che i politici se ne stessero a casa loro. Quella è casa nostra. Loro non vogliono parlare con noi e non viene certo voglia di inviare qualcuno che si comporta così".La questione di fondo che spinge alla protesta è una, come spiega D'Amico: "Noi pretendiamo - dice - che la politica ricominci a confrontarsi con il mondo dell'audiovisivo per scrivere le regole del gioco, ovvero una legge di sistema che consenta al nostro settore di camminare sulle proprie gambe. Non vogliamo più soldi presi dalla fiscalità generale, insomma dalle tasche della gente. Noi vogliamo che i soldi siano recuperati dalla filiera ossia dal prezzo del biglietto, dai network televisivi e dai provider telefonici", questi ultimi, infatti, spiega, realizzano profitti anche dalle connessioni di quanti scaricano film e simili e quindi è "corretto" che parte di questi profitti tornino a chi ha fatto quei film. "Allo Stato poi - prosegue - chiediamo che le misure di agevolazione fiscale siano mantenute. Noi - rimarca - siamo un'industria con un alto tasso di rischio, ma anche con un grandissimo potenziale economico e quindi i soldi che lo Stato investe sull'audiovisivo gli tornano. Tagliare le tasse al nostro settore - fa notare - significa avere più entrate fiscali sia perché la detassazione ha come effetto la riduzione del lavoro nero, sia perché stimola la vitalità del settore che crea, a sua volta, un notevole indotto". Insomma, secondo 100autori, lo Stato deve fare l'arbitro di una equa ridistribuzione del denaro. In questo mondo, infatti, ci sono settori che dall'audiovisivo guadagnano "un sacco di soldi", contro altri che "non riescono a sostenersi da soli". Ecco perché la capacità dello Stato di ridistribuire le risorse è tanto più determinante "per fare ricerca e sviluppo".Un esempio di denaro da recuperare e ridistribuire? "La vendita delle frequenze televisive. Ci sono - dice D'Amico - frequenze digitali che sono state regalate senza fare il bando di gara. Frequenze che secondo alcuni studi potrebbero consentire ricavi fino a 10 miliardi di euro" Secondo 100autori, quindi, andrebbero "riassegnate con il banda di gara". Fra le cose oggetto della protesta, infine, la tendenza ormai consolidata di delocalizzare i set all'estero e la sforbiciata del 30% nel budget delle fiction Rai e Mediaset. Un taglio, ed è questo il punto, che "non è stato accompagnato da un progetto di cui discutere con i soggetti che fanno la fiction" In generale, il mondo audiovisivo è "pronto a ridiscutere modelli produttivi ma all'interno di un progetto".

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