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Un momento della tavola rotonda<br/>Foto Riccardo Orefice

07 settembre 2010

La strada del cinema

San paolo e il film di Salvatore Nocita al centro di un'interessante tavola rotonda sui rapporti tra settima arte, religione e filosofia

"Come può il cinema comunicare temi religiosi e filosofici?": una questione dibattuta da giornalisti, registi, uomini delle istituzioni e psichiatri, nella tavola rotonda allestita ieri al Lido, presso lo stand della Fondazione Ente dello Spettacolo. Un dibattito arricchito anche dalla presentazione di un interessante progetto cinematografico, il film La strada di Paolo (titolo provvisorio), diretto da Salvatore Nocita. E' la storia di un autotrasportatore/filosofo che, nel corso di un viaggio, riflette sul proprio cammino terreno: "Volevo comunicare, al più vasto pubblico possibile, qualcosa che trascende il quotidiano, il frutto di un percorso di meditatazione", ha dichiarato il regista. Tornando al dibattito - cui hanno preso parte Dario E. Viganò, (Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo), Mons. Franco Perazzolo, (Pontificio Consiglio della Cultura), Carlo Nardello, (Amministratore Delegato di Rai Trade), Vittorino Andreoli, (psichiatra e psicoterapeuta) e ovviamente il regista del film, Salvatore Nocita - le strade del cinema e quelle della fede possono essere conciliate "solo se - ha detto Viganò - non c'è la presunzione di spiegare, e cercando la modalità giusta: non a caso gran parte dei film religiosi migliori sono stati relizzati da registi atei. Un esempio? Pasolini". Se il cinema, per Perazzolo, rientra nel circuito virtuoso del "mezzo che crea cultura, e dalla cultura si generano nuovi modi di vita", Nardello sposta il focus sulla televisione e la sua responsabilità "in relazione a temi quali la fede e la religiosità. E' lo stesso pubblico a richiedere prodotti che affrontino questi argomenti, ne sono una prova gli ascolti che registrano fiction come quella su Giovanni Paolo II".

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