RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

Dancing with Maria

01 settembre 2014

Dancing with Maria

L’essenza della danza-terapia di Maria Fux: convince l’unico titolo italiano in concorso alla SIC

È un intrecciarsi di movenze sinuose, in armonia con se stessi prima ancora che con il mondo, con se stessi metamorfosati in puro fluire musicale.Unico film italiano in concorso alla Settimana Internazionale della Critica a Venezia, Dancing with Maria ha il sapore di un'elegia sommessa e toccante. Siamo dalle parti di Wim Wenders e del suo affascinante Pina, eppure siamo al contempo da tutt'altra parte. Niente 3D, niente scorci sontuosi e sconfinati per rendere omaggio a un'altra leggenda della danza contemporanea, e pioniera della danza-terapia, come l'argentina Maria Fux. Il regista friulano Ivan Gergolet ci immerge, invece, nelle atmosfere intime della sala-prove in cui l'ormai novantenne Maestra argentina, con sofisticata ironia e ironica leziosità, accoglie aspiranti danzatori di qualsiasi condizione sociale, argentini e stranieri, uomini e donne con malattie fisiche e mentali, integrandoli tutti nella dimensione trascendente, è davvero il caso di dirlo, della danza. Più che un biopic, dunque, questo bel docufilm riesce nella non facile impresa di suggerire ciò che, all'apparenza, sembrerebbe impossibile far rivivere su di uno schermo: l'essenza di un'esperienza psicofisica che, lungi da tentazioni misticheggianti o new-age, (fin troppo comuni a tempi, come i nostri, assetati di spiritualità in salsa digitale) si propone a un tempo come mezzo terapeutico ed espressione artistica, coniugando le esigenze dell'una con il pragmatismo dell'altro. Complici, e non poteva essere altrimenti, le musiche suadenti di Luca Ciut, il racconto della vita e del pensiero-azione di Maria Fux, dal bianco e nero degli esordi giovanili, in un'Argentina-Eldorado per migliaia di emigranti europei, si tinge di vibrazioni sottili, echi del passato, vite di allievi e allieve che hanno incrociato il proprio percorso esistenziale con quello della Maestra, incontro da cui si è generato un rapporto di reciproco scambio e maturazione. Un crogiuolo narrativo sorretto da sobrietà stilistica, un intrecciarsi di volti e relazioni, continenti e modi d'intendere la vita e i suoi ritmi, le sue movenze, un inestricabile nodo di vissuti dal sapore borgesiano, borgesiano come la Buenos Aires in cui, attempata ma ancora fervente di vita, Maria Fux continua a vivere e a danzare.

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