RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

All is Lost

23 maggio 2013

All is Lost

Convince Robert Redford nel thriller esistenziale di J.C. Chandor. Fuori concorso e accolto con ovazioni da stadio

Si può raccontare una storia in cui non succede nulla e tutto allo stesso tempo? "Mi dispiace, pensavo di farcela. Di essere forte, duro, di amare e avere ragione. Invece no, ma voi lo sapete già. Mi rimane solo mezza giornata da vivere…". Queste parole, scritte su un foglio arrotolato in un vasetto, e lasciate all'immensità dell'oceano, sono (quasi) le uniche che sentiamo dal protagonista di All is Lost, accolto alla proiezione per il pubblico da un tifo da stadio. Film eroico, fuori concorso al festival di Cannes, affidato alla straordinaria performance di Robert Redford e alla direzione sicura di J. C. Chandor, uno dei registi scoperti proprio dal Sundance, il festival talent scout creato dallo stesso Redford. Il plot non è nuovo, lo è il modo in cui Chandor, alla seconda regia dopo il brillante Margin Call, scrive e realizza questo thriller esistenziale.Di naufragi ne abbiamo visti molti, al cinema e nella realtà. Tante variazioni sul tema dell'uomo in balia della natura, primitiva e feroce. Vita di Pi di Ang Lee (e Titanic a parte), soprattutto viene in mente il bel film di Zemeckis, Cast Away con Tom Hanks. Lì c'era un sopravvissuto a un disastro aereo che doveva fare i conti con un'isola deserta e reinventarsi un presente, qui c'è un uomo senza nome, che si risveglia e scopre che un container abbandonato, pieno di scarpette da ginnastica per bambini, lo ha speronato e la sua barca a vela sta andando alla deriva. Non dispera fino alla fine, non piange: agisce. Tenta qualsiasi espediente per uscirne vivo. Non ci sono indizi o flashback, né sogni che ci dicano qualcosa del suo passato. C'è solo lui e il desiderio di sopravvivere. La soggettiva continua, le riprese claustrofobiche, il ritmo drammaturgico perfetto creano un'empatia totale e una tensione emotiva che attanaglia lo spettatore per l'intera durata del film. Per dare credibilità al suo personaggio Robert Redford ha fatto altrettanto, ha passato mesi interi, senza telefono e contatti con il mondo, su una barca nel mezzo del niente. Un grande attore e una storia ben scritta fanno miracoli.

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