RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it
09 aprile 2013
11 settembre 1683
Dopo Barbarossa, Renzo Martinelli mette il saio e va alla guerra di religione: ma gli aerei?
"Guarda come muore un Gran Visir e non lo dimenticare mai". Parola di Karà Mustafà (Enrico Lo Verso), strangolato il giorno di Natale del 1683 per volontà del sultano Maometto IV dopo la mancata presa di Vienna, e vi potrebbe tornare in mente il commiato del contractor Fabrizio Quattrocchi, giustiziato in Iraq nel 2004: "Vi faccio vedere come muore un italiano". Già, l'11 settembre 1683 di Renzo Martinelli (co-sceneggiatore con Valerio Massimo Manfredi…) ha la memoria lunga: "Il primo 11 settembre 300 anni fa…" (locandina), e per 113' va in scena il cruento scontro di civiltà tra la cattolica Europa e l'Islam in marcia sotto lo stendardo verde del Profeta. Sì, guerra di religione: "Dio per tutti", ma non il Dio di tutti, e nel sanguinoso qui pro quo cade pure il cappuccino Marco da Aviano (F. Murray Abraham, attore-feticcio del regista sevesino), che si fa prendere un po' la mano, anzi, il crocefisso, impugnato saldamente per "guidare" le truppe dell'imperatore asburgico Leopoldo I e del re polacco Jan Sobieski alla difesa della Mela d'Oro. Meno cialtrone e raffazzonato dell'inguardabile Barbarossa, ma ideologicamente più infido (scontro tra noi e loro, oggi come allora), lascia una sola domanda: ma gli aerei?
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