RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it
29 marzo 2012
La furia dei Titani
E vi troverete a pensare: "Dai, Perseo, fagliela vedere!". Nel fanta-mitologico carrozzone 3D, i buoni sentimenti di una volta...
La furia dei Titani è un film strano. È un giocattolone in 3D dalla consistenza che vorrebbe essere epica ma pregno dello spirito del "volemose bene". La dialettica tra i due opposti si risolve in un polpettone colorato il cui ingrediente basilare è un'innocenza tutta naive degna di un prepuberale appena cascato dal pero. La trama prosegue la storia del semi-dio Perseo (un Sam Worthington dai tratti machi e dai sentimenti di una liceale) che se la deve (ri)vedere con i titani, questa volta liberati sulla terra dagli dei traditori Ade (Ralph Fiennes) e Ares (Edgar Ramirez). Accompagnato da Andromeda (Rosamund Pike) - generalessa ben più maschia di lui - e dal simpatico Agenore (Toby Kebbell), Perseo affronterà un'altra galleria di punti chiave dell'epica greca: i ciclopi, il labirinto con annesso Minotauro e la discesa negli inferi che tanto piacque a Dante qualche secolo dopo. Il tutto per riuscire a trovare la maniera per battere il mostruoso Crono, deciso a riprendere il posto che era suo al di sopra di dei e uomini. L'innocenza di cui prima si riflette in una serie di scelte che rendono questo film adatto a tutti. Ma proprio tutti. Una totale assenza di linguaggio basso, relazioni sentimentali ridotte al midollo (un totale di 30 secondi di orologio - senza esagerare! - e la linea romantica della storia è bella e conclusa), scambi tra i protagonisti a un passo dalla liricità simil-ellenica potranno pure aiutare al botteghino aprendo la sala a un pubblico dai 9 ai 99 anni, ma non bastano a far presa sullo spettatore, che però si può rifare godendosi un 3D ben fatto e una battaglia finale che lascia il segno. Insomma, se uno cerca una lezione di teogonia alla maniera di Frazer ha sbagliato classe, scuola e anche città: l'immersione nella epoca in cui è ambientato il film è fuori discussione già dopo due minuti dall'inizio quando compare un bell'epitaffio scritto in inglese. Cercare verosimiglianza storica è inutile e ce lo ricordiamo ogni volta che i protagonisti si salutano stringendosi la mano (usanza allora sconosciuta). Però l'innocenza del film un effetto ce l'ha: rende la visione de La furia dei Titani un rito da seguire con nostalgico (e attraente) gusto bambinesco, un centinaio di minuti passano e ti ritrovi un po' a pensare alle sale parrocchiali e ai loro film puliti e rassicuranti alla "Ercole contro Sansone". E ti troverai rapito, a bocca aperta, a dire a bassa voce: "Dai, Perseo, fagliela vedere!".
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