RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

<i>Et maintenant on va où?</i>

17 maggio 2011

Et maintenant on va où?

Allah versus la Madonna nella commedia della libanese Nadine Labaki: risate in musica al Regard, ma senza satira

Dopo Caramel, la libanese Nadine Labaki segna ancora il tempo al femminile: Et maintenant on va où?, che Eagle distribuirà nel nostro paese. Una commedia musicale per riflettere la divisione "religiosa" che attanaglia il Libano e l'intero Medio Oriente: si parte da un corteo funebre, coreografato con solenne ironia da un gruppo di donne, tra cui Amale (la stessa Nadine Labaki, spendida), Takla, Yvonne, Afaf e Saydeh. Il pericolo è generico, anzi, di genere: nel villaggio isolato dal mondo arriva la tv, con le news sugli scontri tra cristiani e musulmani a Beirut, e gli uomini non ci passano sopra. Dopo una lunga convivenza pacifica, il terreno è pronto per lo scontro: Allah versus la Madonna, una moschea invasa da capre e pollame e la ritorsione con la statua della Vergine in frantumi. Così gli uomini, mentre le donne hanno il cuore e la ragione per la pace: fanno di tutto e di più perché il sangue non scorra, finendo per assoldare delle danzatrici ucraine e drogando pure mariti e figli perché lo stordimento riporti il quieto vivere. Il morto ci scappa, al cimitero si torna ancora una volta, ma qualcosa è cambiato: la moglie cristiana prega Allah, la madre musulmana si vota alla Madonna, figli e mariti si mettono in processione, ma dove seppellire il caro estinto? In altre parole, Ora dove si va?Interrogativo che lascia in sospeso la possibilità dello scontro, almeno quello fratricida, perché Nadine e le sue sorelle vanno oltre fede e cultura, nel nome della comune umanità. Inframmezzato da  fascinose sequenze in puro musical d'Arabia, impreziosito da una colonna sonora avvolgente, Et maintenant on va où? è una commedia su un altro mondo possibile, dove la pace è il quotidiano e – dice la regista – "la guerra un'assoluta assurdità". Condivisibile, ci mancherebbe, ma è una favoletta, con il buonismo per poetica e il drole de guerre  mai spinto verso la satira o il sovvertimento. No, si preferisce ridere – in effetti, si ride – e non scarnificare troppo lo status quo, ovvero non far deflagrare la realtà in un altro mondo pacificato ma non immemore, come nell'implicito modello della Labaki: Elia Suleiman, il regista palestinese di Intervento divino e Il tempo che ci rimane. Dunque, qui dove si va? Non troppo lontano.

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dal 21 al 24 maggio

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