RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it
16 dicembre 2010
L'esplosivo piano di Bazil
Tra Delicatessen e Amélie una commedia barocca e frivola che nulla aggiunge al cinema di Jeunet
Se agito nello shaker i miei cocktail preferiti ne ottengo uno più buono. Deve aver pensato così Jean-Pierre Jeunet quando ha concepito L'esplosivo piano di Bazil. Fatto sta che l'intenzione di realizzare un distillato del suo miglior cinema - unire la vena dissacratoria di Delicatessen alla malinconica leggerezza di Amélie - si è risolta in un miscuglio insapore, somma zero di satira e poesia, omaggi e riciclaggi. Protagonista un videotecaro (Dany Boon) che si muove come Chaplin, esiste come Keaton e sogna il Grande sonno (non quello dei narcolettici, ma il classico con Bogart e Bacall, da cui Jeunet ruba pure lo score di Max Steiner). Non avvezzo ai colpi di testa, ne riceverà uno dritto in fronte, il proiettile della discordia da cui partirà , complice una banda di diseredati, la riscossa sperata. Per quella di Jeunet bisogna invece attendere: il suo cinema, 6 anni dopo Una lunga domenica di passioni, è ancora sotto formalina. Squilibrio e inventiva, barocco e design sono sempre lì, ma come espressioni di un caro estinto, imbalsamate e insincere. Estemporaneo, riepilogativo, e nel complesso soporifero, Bazil è nella filmografia di Jeunet il depliant e il Bignami. Un faticoso ripasso e il colpo rimasto in canna.
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