RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

02 settembre 2010

Le bruit des glaçons

Un inno all'amore ricco di humor nero: Bertrand Blier ci insegna che ci si può ammalare anche di risate, alle Giornate degli Autori

Scheda Film  

Si può ridere raccontando il cancro? Lo fa il francese Bertrand Blier con Le bruit des glaçons ("Il rumore dei cubetti di ghiaccio"), presentato al Festival di Venezia nella sezione Le giornate degli autori."Ciao, sono il tuo cancro": suona alla porta e si presenta un uomo dalla faccia distinta (Albert Dupontel), che dichiara di essere il tumore dello scrittore alcolizzato Charles Faulque, interpretato da Jean Dujardin. Isolato nell'enorme casa delle Cévennes e lasciato dalla moglie e dal figlio, lo scrittore che non scrive più, ma beve come un giovane Hemingway, inizierà così un rapporto di convivenza forzata, da "bons viveurs", con la sua malattia. A sua volta accompagnata da un'altra incarnazione di cancro (Myriam Boyer), la riservata domestica Louisa, interpretata da Anne Alvaro, sarà l'unica a vedere il cancro dello scrittore attraverso gli occhi dell'amore e ad aiutarlo.Già affermatosi con ottime regie nel genere nero-umoristico (fin dai tempi de I Santissimi 1974), Blier personifica e mette in scena una rappresentazione farsesca della malattia. Le bruit des glacons (il titolo del film deriva dal secchiello pieno di ghiaccio che contiene la bottiglia di vino bianco con cui Charles si aggira costantemente) è una commedia amara alla Molière, che porta con sé la speranza della guarigione attraverso l'amore e la tempestività della presa di coscienza. Anche se l'amore vince su tutto, la risata è amara.

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