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Recensione

18 Nov 2009

La prima linea

a cura di Cinematografo.it

Inattacabile sul piano etico, ma troppo freddo e programmatico per convincere davvero. Comunque dignitoso


Si sgombri innanzi tutto il campo di fronte a qualsiasi dubbio di natura etica o politica: La prima linea è un film incentrato sulla figura di due terroristi, non un'agiografia delle loro persone, tanto meno delle loro azioni. Sarebbe bastato vederlo, prima di tirare a indovinare, e molte delle polemiche che ne hanno accompagnato la lavorazione non avrebbero avuto ragione d'esistere. Il film di De Maria - tornato alla regia per il cinema quattro anni dopo Amatemi - trae (libera) ispirazione da "Miccia corta" di Sergio Segio e procede in maniera inversa rispetto alla cronologia degli eventi raccontati: dalla cattura del terrorista, retrocedendo all'82 - anno in cui Segio e compagni organizzarono l'evasione della Ronconi e altre tre donne dal carcere di Rovigo, uccidendo accidentalmente un pensionato rimasto sepolto sotto le macerie dopo l'esplosione - per arrivare alla nascita di "Prima linea" e l'inizio della relazione tra lo stesso Segio e Susanna Ronconi, giovanissimi e alienati in nome di un'idea perseguibile, secondo loro, solo attraverso l'odio. Crepuscolare nella volontà e nella resa, il film ha il grande merito di non prestare il fianco a nessuno degli attacchi preventivamente mossi ma, paradossalmente proprio per questo, in nome di un distacco e di una freddezza a volte al limite del programmatico, fatica ad imprimersi nello sguardo e nel cuore dello spettatore. Che non può nulla, certo, di fronte alla spietata uccisione del sostituto procuratore Alessandrini o durante il crescendo di tensione che accompagna il silente viaggio del commando verso la prigione di Rovigo, ma che rimane indifferente di fronte alla (non)evoluzione dei due protagonisti principali: immobile e sempre sussurrante la Ronconi della Mezzogiorno, credibile a tratti il Sergio Segio di Scamarcio, al quale probabilmente avrebbe giovato un minimo di approfondimento in più, soprattutto all'approssimarsi del cambio di prospettiva che lo porterà ad abbandonare l'organizzazione nell'agosto del 1980.Ancora una volta straordinaria, dopo Valzer con Bashir, la colonna sonora curata da Max Richter.

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La prima linea
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