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Recensione

10 Set 2009

Soul Kitchen

a cura di Cinematografo.it

Divertente e gustoso: Fatih Akin porta in Concorso una "sinfonia dei fornelli" affettiva e ritmata. Scippando i Doors...


Un inedito Fatih Akin aggiunge un posto a tavola in Concorso con Soul Kitchen, commedia fraterna e culinaria, quasi un Heimat dei fornelli, da inserire nel b-side del regista tedesco di origini turche, abitualmente drammatico, ma di pregevole fattura. A confermarne duttilità regist(r)ica e sapienza stilistica, una commedia - gli anglosassoni la definirebbero "house party of a comedy" - che, in quanto tale, difficilmente spariglierà le carte del Concorso, allergico da consuetudine a toni (felicemente) divertiti, sebbene il presidente di giuria Ang Lee crediamo - e speriamo - non mancherà di gradire. Ad Amburgo, il giovane Zinos, con il volto di Adam Bousdoukos - primus inter pares in un ottimo cast, dove ritroviamo anche la coppia di Im JuliMoritz Bleibtreu e il cuoco Birol Unel - non naviga in buone acque: la fidanzata Nadine si è trasferita a Shanghai, i clienti del suo ristorante Soul Kitchen stanno boicottando la cucina del nuovo cuoco e il mal di schiena lo debilita. Ma se l'innovativo stile culinario finirà per essere apprezzato, Zinos decide di andare a trovare Nadine in Cina, lasciando il ristorante in mano all'inaffidabile fratello Illias (Moritz Bleibtreu), in semilibertà. Due decisioni sciagurate: Illias perde al gioco il ristorante a beneficio di un losco agente immobiliare, Nadine si ripresenta con un compagno dagli occhi a mandorla.Innanzitutto, WYSIWYG: il film mantiene le promesse del titolo, perché la cucina è sensuale, amicale e coreografata da uno chef visuale, Akin, che meriterebbe le tre stelle Michelin, e il soul c'è, in una colonna sonora raffinata e coinvolgente, che spazia da Kool & The Gang a Quincy Jones,da Sam Cooke e Ruthe Brown, con il controcampo hip-hop ed elettronico amburghese. Tutto il resto è divertimento, corale e a tratti incontenibile: una gioia per gli occhi, e non solo. E che dire del titolo, "scippato" ai Doors, con Jim Morrison che dedicò la canzone Soul Kitchen - purtroppo non inserita per i diritti esorbitanti: "Da sola costava come l'intera soundtrack", lamenta Akin - al soul food restaurant Olivia's, dove faceva le ore piccole, fino a farsi cacciare a calci: "Let me sleep all night, in your soul kitchen". Dov'era il ristorante? Venice Beach...

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