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Recensione

11 Giu 2009

I Love Radio Rock

a cura di Cinematografo.it

Richard Curtis pirata on air nell'Inghilterra anni '60: musica a palla, "impegno" al minimo


Inghilterra, 1966. L'etere britannico è monopolizzato dalla BBC e per ordine del ministro Dormandy gli amanti del rock‘n'roll hanno a disposizione solo due ore a settimana per ascoltare la loro musica preferita. Ma un rimedio c'è: nel bel mezzo del mare del Nord, una barca ospita una stazione radio pirata, gestita da un gruppo di eclettici DJ, che trasmette 24 ore su 24 pura musica rock e pop. Ed è qui che il giovane Carl, espulso da scuola per motivi disciplinari, vivrà un'indimenticabile avventura a base di sesso, droga e, ovviamente, rock.E' I Love Radio Rock, scritto e diretto da Richard Curtis, regista di Love Actually e sceneggiatore di Il diario di Bridget Jones e 4 matrimoni e un funerale. Con All Day and All of the Night dei Kinks a commentare i titoli di testa della sua seconda prova dietro la macchina da presa, uno score nostalgicamente da applausi, tra Turtles, Box Tops e Troggs, accompagna l'equipaggio di Radio Rock, l'emittente pirata di Quentin (Bill Nighy), padrino del giovane Carl (Tom Sturridge): capo della crew è l'americano "Il Conte" (Philip Seymour Hoffman), spalleggiato dall'ironico Dave (Nick Frost), il tenero e romantico Simon, l'enigmatico rubacuori Mark, l'hippie Wee Small Hours Bob, il cronista On The Hour John, il rompiscatole Angus "The Nut" Nutsford e Thick Kevin. A questa divertente e colorata accozzaglia, si unirà Gavin (Rhys Ifans), tornato da uno "stupefacente" viaggio in America per riprendersi il trono di più grande disc-jockey d'Inghilterra, mentre il ministro Dormandy (Kenneth Branagh), impegnato a reprimere ogni fermento giovanile, dichiara guerra senza quartiere ai pirati dell'etere.Ispirandosi ai classici M.A.S.H. e Animal House, Curtis confeziona un dichiarato omaggio ai deejay delle mitiche stazioni radio illegali: più vicino alla spensierata, lisergica gaiezza di Landis che alla critica al sistema di Altman, d'altronde, poco nelle corde di Curtis, che si conferma ottimo direttore di attori  e insieme fautore di una leggerezza senza sottotesti ideologici e, purtroppo, senza ping-pong sul presente.Se la ricostruzione storica è accurata e la comicità garantita dalle battute irriverenti dei deejay - ma mezz'ora in meno non avrebbe guastato -  per Curtis basta e avanza: non cercate altro, ma fatevi cullare da quel mare rockeggiante. La libertà d'espressione rimane negli abissi, l'amore per la musica si vede e, soprattutto, si sente: "La cosa che dà un senso a questo mondo folle è il rock and roll. E io sono stato folle a pensare che avrei mai potuto abbandonarlo". Lo dice Gavin, lo penserete anche voi.

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