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Recensione

09 Ott 2008

The Mist

a cura di Cinematografo.it

Piccolo e inquietante capolavoro di Frank Darabont, tra i pochi a conoscere davvero l'universo metaforico di Stephen King


Provincia americana. Esterno notte. Una piccola città costiera viene sconvolta da una tempesta. La mattina dopo, una strana e fitta nebbia compare all'orizzonte, emergendo dal mare. David (Thomas Jane), disegnatore di poster, si reca insieme al figlio Billy (Nathan Gamble) al supermercato cittadino dove altre persone stanno facendo compere. All'improvviso, un uomo insanguinato irrompe urlando nel negozio: qualcosa, dice, è uscito dalla nebbia (che, nel frattempo, è arrivata sulla terraferma) e lo ha aggredito. In breve tempo David scopre che il pericolo è reale anche se non tutti sembrano crederci. Il gruppo si divide in due fazioni mentre, all'esterno, la situazione diventa sempre più critica.Dopo Le ali della libertà e Il miglio verde, Frank Darabont dimostra di conoscere meglio di chiunque altro regista l'universo kingiano (con buona pace di Mick Garris) confezionando con The Mist un piccolo capolavoro. Costruito sulla struttura classica del film "d'assedio", il film di Darabont ha il pregio non comune di fondere alla perfezione due approcci narrativi spesso agli antipodi, ovvero l'horror "evocativo" (dove è l'immaginazione dello spettatore a fare la differenza) e quello esplicito in cui l'orrore viene mostrato "in piena luce".Ma anche quando sono gli splendidi effetti speciali della KNB a rubare la scena ai dialoghi e alla caratterizzazione dei personaggi, il focus del film rimane la divisione interna nel gruppo degli assediati. E' disagio vero quello che si prova nel vedere la lenta trasformazione dell'evangelica Mrs. Carmody (Marcia Gay Harden) in una minaccia forse peggiore rispetto ai tentacoli che fuoriescono dalla nebbia. Quando King scrisse l'omonimo racconto (contenuto in "Scheletri") Ronald Reagan citava l'Armageddon un giorno sì e l'altro pure e il radicalismo (religioso-politico-economico) divise il Paese. Il merito di Darabont è quello di non aver banalizzato una storia come The Mist ma, anzi, di averne sottolineato la valenza metaforica fino alla sorprendente sequenza finale che, per molto tempo, perseguiterà il vostro sonno...Chapeau.

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