Prendete il Dr. Derek Shepherd della serie tv Grey's Anatomy, cambiate genere a
Il matrimonio del mio migliore amico (con
Julia Roberts e
Dermot Mulroney, 1997): ecco
Un amore di testimone, diretto dall'inglese
Paul Weiland. Coefficiente di originalità ai minimi storici, il film nasce quale starring-vehicle per
Patrick Dempsey, puntando tutto sul traino dei suoi occhioni presso il pubblico femminile. A livello commerciale potrebbe pure funzionare - i quasi 15 milioni di dollari del weekend di apertura statunitense lo confermano - ma al Dr. Shepherd non rende certo un buon servizio: Dempsey ha margine d'azione e invenzione limitatissimo, costretto a mossettine, ammiccamenti e poco più, nonché a redimersi da impenitente donnaiolo qual era per l'amica, carina, simpatica e basta,
Michelle Monaghan. Ne valeva la pena? Le vie del cuore sono infinite e incommensurabili, l'attenzione del pubblico molto meno: non basta una trasferta scozzese, con galleria di stereotipi esotici, e la debacle virile della damigella d'onore Dempsey, da sciupafemmine a gay chiacchierato, per dare brio e sostanza al refrain sentimentale. Se il buon Patrick rimane attendibile testimone, sul banco degli imputati finisce il film.