Anno: 2015 Durata: 123 Origine: USA Colore: C
Genere:DRAMMATICO, SPORTIVO
Regia:Peter Landesman
Specifiche tecniche:-
Tratto da:articolo "Game Brain" di Jeanne Marie Laskas apparso su "GQ" nel settembre 2009
Produzione:RIDLEY SCOTT, GIANNINA SCOTT, DAVID WOLTHOFF, LARRY SHUMAN, ELIZABETH CANTILLON PER SCOTT FREE, SHUMAN COMPANY, CARA FILMS, CANTILLON COMPANY
Distribuzione:WARNER BROS. ENTERTAINMENT ITALIA (2016)
Will Smith | nel ruolo di | Dott. Bennet Omalu |
Alec Baldwin | nel ruolo di | Dott. Julian Bailes |
Gugu Mbatha-Raw | nel ruolo di | Prema Mutiso |
Arliss Howard | nel ruolo di | Dott. Joseph Maroon |
Paul Reiser | nel ruolo di | Dott. Elliot Pellman |
Luke Wilson | nel ruolo di | Roger Goodell |
Adewale Akinnuoye-Agbaje | nel ruolo di | Dave Duerson |
David Morse | nel ruolo di | Mike Webster |
Albert Brooks | nel ruolo di | Dott. Cyril Wecht |
Stephen Moyer | nel ruolo di | Dott. Ron Hamilton |
Eddie Marsan | nel ruolo di | Dott. Steven DeKosky |
Matthew J. Willig | nel ruolo di | Justin Strzelczyk |
Hill Harper | nel ruolo di | Christopher Jones |
Richard T. Jones | nel ruolo di | Andre Waters |
Mike O'Malley | nel ruolo di | Daniel Sullivan |
L. Scott Caldwell | nel ruolo di | Sig.ra Waters |
Sara Lindsey | nel ruolo di | Gracie |
Britanni Johnson | nel ruolo di | Rachel Green |
Jason Davis | nel ruolo di | Sig. Scarborough |
Dan Ziskie | nel ruolo di | Paul Tagliabue |
Alison Moir | nel ruolo di | Colleen Bailes |
Eme Ikwuakor | nel ruolo di | Amobi Okoye |
Joni Bovill | nel ruolo di | Sig.ra Scott |
Randy Kovitz | nel ruolo di | Allan Hirschorn |
Robert McKay | nel ruolo di | Sig. Scott |
Rocky Paterra | nel ruolo di | Jose Rodriguez |
Il dottor Bennet Omalu è il medico che con la sua scoperta ha fatto tremare una delle organizzazioni più potenti del mondo. Il neuropatologo, infatti, cercò in ogni modo di portare all'attenzione pubblica una sua importante scoperta: una malattia degenerativa del cervello che colpiva i giocatori di football vittime di ripetuti colpi subiti alla testa. Durante la sua ostinata ricerca, il medico tentò di smantellare lo status quo dell'ambiente sportivo che, per interessi politici ed economici, metteva consapevolmente a repentaglio la salute degli atleti. Un battaglia indimenticabile, tratta da una storia vera.
"Tra ricatti e isolamento (...), parziali vittorie e tradimenti, composti secondo thriller sociale, è la faccia bastonata e insieme ostinata di Smith, piazzata spesso in primo piano, a tenere in piedi la battaglia. E il film." (Silvio Danese, 'Nazione - Carlino - Giorno', 23 aprile 2016) "Molto interessante il tema, anche perché è una storia vera, meno il film che non evita le buche di retorica e stereotipi consunti dall'uso. (...) Storia vera denunciata da un articolo del 2009 che il regista Peter Landesman arieggia con spezzoni documentari senza evitare un finale di melensa retorica." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 21 aprile 2016) "Non nuovo all'intensa e patetica rappresentazione del dolore, Will Smith offre la propria fama all'interpretazione di Bennet Omalu. (...) Tema potente, esecuzione onesta e senza fronzoli." (Paolo D'Agostini , 'La Repubblica', 21 aprile 2016) "Anche se non risulta appassionante, il film è onesto, il racconto equilibrato, i comprimari ben scelti; e un inedito Will Smith - riservato piuttosto che estroverso, affidabile piuttosto che scanzonato - conferma la sua presenza di attore e il suo carisma divistico." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 21 aprile 2016) "Piacerà anche se non siete fans delle biografie edificanti (...). 'Zona d'ombra' è edificante sì e tutto rovesciato dalla parte di Bennet. Ma ha alcuni pregi non sempre riscontrabili nei biopic. Non è noioso (è importante) non è superficiale (la patologia è raccontata con esemplare scrupolo e chiarezza). È fazioso sì (il cattivo della situazione rimane sempre la League) ma non becero (se quelli della Lega hanno l'arroganza del potere, il copione non manca di simpatizzare con i tifosi che vedono il fatidico appuntamento settimanale messo in forse). Certo, 'Zona d'ombra' è ruffiano eccome. Se così non fosse, la sceneggiatura non avrebbe calcato il pedale dell'antirazzismo (l'eroe trova tutto più difficile a causa del colore della sua pelle). Se così non fosse, se gli autori tendevano alla story equidistante non avrebbero chiamato a fare Bennet il divo Will Smith che dalla prima inquadratura sembra evidentemente intenzionato a tirare ogni simpatia di spettatore dalla sua parte. Non rinunciando a nessuna occasione di gigioneria (quando ciabatta attorno al morto quasi pretendendo da lui una risposta). Particolare non trascurabile, 'Zona d'ombra' finisce per essere una buona lezione di civiltà. Esci dal cinema con la convinzione che quando la scienza entra in conflitto col business, è quasi sempre la prima ad avere ragione. Tranne quando la vedi accodarsi al business." (Giorgio Carbone, 'Libero', 21 aprile 2016) "Un tema interessante sviluppato, però, in modo favolistico e retorico, con il solito paladino che lotta contro tutti per far trionfare il bene. Che noia. Peccato." Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 21 aprile 2016) "Nobile prova di Will Smith, che ha fatto di meglio." ('L'Unità', 21 aprile 2016) "(...) non è un film su un dottore geniale bensì un dramma assai cupo sulla reazione stupida, e molto violenta, che la NFL (National Football League) ebbe in relazione alla sua diagnosi, realmente effettuata nel lontano 2002. Il fascino della pellicola è nello stupore con cui un sincero fan dell'America viene a contatto con la faccia brutale degli Usa, legata a uno sport che non può permettersi, economicamente e non solo, di accettare gli studi di questo presuntuoso 'dottorino' africano. (...) Buon film, bella prova del divo 47enne (troppo pedante il suo medico per ottenere anche solo una nomination?) e meritato ingresso di 'Zona d'ombra' nella hall of fame dei titoli hollywoodiani di denuncia (...)." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 18 aprile 2016)
Incasso in euro