Zona di guerra1998

SCHEDA FILM

Zona di guerra

Anno: 1998 Durata: 99 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:romanzo omonimo di Alexander Stuart

Produzione:WAR ZONE LIMITED

Distribuzione:MIKADO FILM

TRAMA

L'interprete di Tarantino e di "La leggenda del pianista sull'oceano" passa alla regia. Con una storia scabrosa ma condotta con severità "britannica" e ben recitata. Una tranquilla famiglia inglese di ceto medio. Dietro le quinte, un'agghiacciante verità. TRAMA LUNGA In una casa isolata nella campagna del Devon si sono trasferiti padre, madre, Jessie e Tom, due figli adolescenti. Di lì a poco la moglie dà alla luce una bambina, Alice. Un giorno per caso Tom vede il padre e la sorella Jessie nudi nella vasca, e poi scopre una serie di inequivocabili fotografie. Pressata dalle domande del fratello, Jessie all'inizio nega tutto, anzi gli risponde che lui non sa ancora niente del sesso e, in occasione di un viaggio d'affari a Londra del padre, lo porta dall'amica Carol cui chiede di 'iniziarlo'. Quando tornano a casa, trovano la mamma in grande disperazione: Alice ha perdite di sangue dagli organi genitali e va subito portata in ospedale. A questo punto Tom rivela tutto alla mamma, che sul momento non ci crede. Ma ormai il padre è alle strette: nega tutto, cerca di far allentare la tensione ma, appena può, ricomincia. Esasperato, Tom non può più trattenersi: lo colpisce alle spalle, e lo lascia stramazzante a terra. Quindi prende Jessie e va con lei nel rifugio sulla scogliera, dove si consumavano gli incesti. I due rimangono sul posto.

CRITICA

"Che bell'inconscio ricco, che bel super io controverso, che bella voglia di tragedia di famiglia deve avere Tim Roth, memorabile pianista di Tornatore, che, con 'Zona di guerra', passato con allori in molti festival, prova con la regia. Ed ha ragione di dire che ci vuol restare: la sua gemma di film, come ha scritto 'Variety', è anche un macigno seducente, ha una forza espressiva e una misura di toni, un dosaggio drammatico per niente convenzionali. Sprigiona dentro i cromosomi di una tragedia barbarica, affinché sia chiaro, parlando degli inglesi, che sotto la scorza piccolo borghese si cela un'identità animalesca e selvaggia, tale e quale ai ricchi, ipocriti danesi di 'Festen': non a caso Roth è anti Thatcher, anti Major e quasi anti Blair." (Maurizio Porro 'Il Corriere della Sera', 19 Giugno 1999) "Il risultato è un film che non arriva mai un solo momento ad essere accattivante e che non può non respingere tutti quelli spettatori che non covino pulsioni morbose ma che, sul piano dello stile, ha dei meriti di cui bisogna obiettivamente dare atto a Tim Roth, specie sapendo che si tratta della sua prima prova dietro alla macchina da presa. Si veda come compone le immagini, come si affida alle scenografie e ai panorami, come distribuisce le luci e le ombre sui personaggi e, soprattutto, come guida con sapienza la recitazione degli attori incaricati di dar vita a questi personaggi. Ray Winstone, quello di 'Niente per bocca', è un padre molto vicino alla personificazione stessa del male, Tilde Swinton è una madre asettica ed ignara, Lara Belmont è la vittima, Freddie Cunliffe è il figlio vendicatore. Un quartetto da teatro classico." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 30 Giugno 1999) "Il libro insomma tende alla metafora. Il film, scritto dallo stesso Stuart, che sfronda e asciuga la pagina, segue una strada più realistica. Ma non perde un grammo di forza grazie all'ambientazione sulle coste selvagge del Devon, al cast perfetto (i ragazzi sono Lara Belmont e Freddie Cutiliffe), alla verità psicologica ed emotiva concentrata in immagini dure, nette, essenziali. Come l'età che racconta, raramente evocata con più coraggio ed esattezza al cinema." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 20 Giugno 1999)

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