Schastye Moye2010

SCHEDA FILM

Schastye Moye

Anno: 2010 Durata: 127 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Sergei Loznitsa

Specifiche tecniche:35 MM (1:2.35)

Tratto da:-

Produzione:MA.JA.DE FICTION, SOTA CINEMA GROUP, LEMMING FILM, ZDF/ARTE

Distribuzione:-

ATTORI

Victor Nemets nel ruolo di Georgi
Vlad Ivanov nel ruolo di Sindaco di Mosca
Maria Varsami nel ruolo di Gitana
Vladimir Golovin nel ruolo di Anziano
Olga Shuvalova nel ruolo di Prostituta
Alexeï Vertkov nel ruolo di Giovane tenente
Yuriy Sviridenko nel ruolo di Uomo armato
 

SCENEGGIATORE

Loznitsa, Sergeï
 
 

SCENOGRAFIA

Shuvalov, Kirill

TRAMA

La scelta di una direzione sbagliata durante il tragitto, costringe il camionista Georgy a inoltrarsi nella desolata campagna russa dove inizia per lui un incubo senza fine. Mentre cerca di ritrovare la strada giusta, l'uomo finisce per addentrarsi sempre più in un "cuore di tenebra" - dove si avvicendano gli incontri con gli abitanti di un luogo in cui vengono commessi i più insulsi reati - diventando suo malgrado testimone di un crescendo di violenza e abusi di potere che ricalcano la situazione della Russia di oggi.

CRITICA

"E' nato in Bielorussia, allora Urss, nel 1964. Ha finito il liceo a Kiev. Ha studiato cibernetica e fatto lo scienziato per qualche anno. Per arrotondare, traduceva dal giapponese. Il cinema lo ha scoperto dieci anni fa: scuola con lode, documentari (uno sull'assedio di Stalingrado, 900 giorni), trasferimento a Berlino. Con questo suo primo film, si aggiudica il premio tristezza & cupaggine. Assieme al biglietto per 'La mia felicità', lo spettatore avrà in omaggio un flacone di Prozac. (...) Poi sembra che la botta in testa l'abbiano data a noi, tanto la seconda parte risulta difficile da decifrare. Si sospetta la metafora." ('Il Foglio', 20 maggio 2010) "Chi invece finisce per cancellare troppo le regole narrative è l'ucraino Sergej Loznitsa che in 'Schàstye moe' ('Mia felicità') filma un misterioso camionista che prima perde la strada e poi, dopo un'aggressione, anche la parola e la volontà: grazie a lui cerca di raccontare lo sbandamento di una Paese che, nato sul sopruso e la violenza, non può che cadere, ai nostri giorni, nella soperchieria e nel disprezzo della vita umana. Ma fare un film 'confuso' (e a volte incomprensibile) per illustrare un mondo senza senso, non sembra una buona scelta. Almeno per chi quel film deve vederlo." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 20 maggio 2010) "Dalla Russia, per la precisione dall'esordiente ucraino Sergei Loznitsa, che combina i tempi estenuati di Sokurov all'umanesimo violento di Haneke, arriva un messaggio cupo, pessimista, nella vicenda brutale di un autista di camion che lascia la sua strada per riportare a casa, in un piccolo paese, una prostituta bambina ed entra in un incubo, derubato dai villani, picchiato dalla polizia, sfruttato e abbandonato. Non è solo un ritratto disperato della Russia di oggi, non è solo un'allegoria infernale sul mondo. I due piani sono confusi, l'abilità di ipnotizzare la platea forse un po' dispersiva, ma c'è chi dice che potrebbe vincere un premio, forse la Camera d'or per il primo film. Titolo ironico: 'La mia gioia' (in concorso)." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 20 maggio 2010)

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