volevo solo dormirle addosso2004

SCHEDA FILM

volevo solo dormirle addosso

Anno: 2004 Durata: 97 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM (1:2,35)

Tratto da:romanzo omonimo di Massimo Lolli (Ed. Limina S.R.L.)

Produzione:MARIO SPOSI E CLAUDIO VECCHIO PER AFA FILM

Distribuzione:MIKADO

TRAMA

A Marco Pressi, giovane manager, viene proposto un avanzamento di carriera e un bonus da capogiro. Ma per ottenerlo deve riuscire a ripianificare in soli tre mesi tutta l'organizzazione del personale e ottenere il licenziamento di 25 unità. Oppresso, di giorno, da incentivi e pressioni psicologiche nei confronti dei lavoratori in esubero e dal rapporto con la quasi-fidanzata Laura che comincia ad andare a rotoli, trova conforto, di notte, tra le braccia di Angelique, una bella immigrata di colore conosciuta in discoteca...

CRITICA

"'Volevo solo dormirle addosso' ha il passo, la grana, il linguaggio, le ambizioni, di un discreto telefilm, niente più. Uno di quei lavori con un tema preciso, personaggi riconoscibili, battute e tormentoni incisivi, che in un paese normale sarebbero il vanto di qualsiasi tv, mentre qui sorreggono le ambizioni di un promettente quasi-debuttante, Eugenio Cappuccio (quasi perché già coautore di un piccolo caso a 6 mani, 'Il caricatore'). E bastano addirittura ad aprire la Mezzanotte veneziana. Magari si poteva prendere più sul serio la vicenda del giovane formatore in carriera costretto a farsi tagliatore di teste per non veder rotolare la sua; approfondire protagonista e comprimari; descrivere un'azienda meno astratta e generica di quegli uffici sempre bluastri. Forse i licenziandi che girano intorno alla scrivania di un misuratissimo Giorgio Pasotti, gente di ogni tipo, malate terminali, furbacchioni napoletani, imboscati generici, onesti lavoratori, offrivano altre dimensioni. E anche il privato poteva rendere meno lunare questo piccolo eroe dei nostri tempi. Così restano la qualità dello script, alcune battute, il gustoso cammeo di Carlo Freccero nei panni del boss trombato. Ma ci vuol altro per girare i drammi in commedia, come sapevamo fare una volta." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 2 settembre 2004) "Pregi. Il contrasto di ambientazione fra l'asettico universo aziendale e l'appartamento senza vita in cui il protagonista trascina le poche ore extralavoro. E soprattutto Giorgio Pasotti che dopo la coralità delle partecipazioni mucciniane e di 'Distretto di polizia', e dopo il folletto cinefilo di 'Dopo mezzanotte', si cimenta per la prima volta in primo piano con un personaggio aspro. Difetti. Non c'è la stessa verità di 'Mi piace lavorare', il film sul mobbing di Francesca Comencini, né la stessa carica passionale di 'Risorse umane' del francese Laurent Cantet della scuola di Loach. Prova più che onorevole del semi-debuttante Cappuccio." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 2 settembre 2004) "Eugenio Cappuccio ('Il caricatore', 'La vita è una sola', 'Come mosche') in 'Volevo solo dormirle addosso', scolpisce il prototipo del rampante del Duemila, che non è il fighetto anni '90 ma il precoce, dilaniato manager vittima-carnefice di un mondo delirante. Quello che fotocopia i termini precarietà, individualismo, solitudine, sopravvivenza per sbatterteli ogni giorno sul tavolo dell'ufficio. Da un attento e spiazzante libro di Massimo Lolli, un film asciutto, essenziale come il gergo robotico manageriale. Uno spaccato sul mondo del lavoro che colpisce nel segno, grazie soprattutto all'interpretazione di un bravissimo Giorgio Pasotti, disarmato e ammiccante, tenero e spietato." (Leonardo Jattarelli, 'Il Messaggero', 22 ottobre 2004) "La regia di Cappuccio è sempre molto attenta, e anche fine, quando si tratta di seguire da vicino, con scenografie quasi gelide e con immagini dalle tonalità livide, l'impresa dura dell'impiegato pronto a comportarsi da killer. Non convince in modo eguale, invece, quando ne tratteggia certe vicende private, svolte con poco ordine e con un linguaggio spesso discutibile. Le riscatta però l'interpretazione del protagonista, Giorgio Pasotti, una mimica mobilissima pur nella legnosità del carattere." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 15 ottobre 2004) "Mobbing, riduzioni di personale, tagliatori di teste. Il lato oscuro del lavoro è rappresentato spessissimo nel cinema contemporaneo, da Loach a Cantet a Francesca Comencini. In 'Volevo solo dormirle addosso' di Eugenio Cappuccio, il manager senza scrupoli è un bravo e misuratissimo Giorgio Pasotti. Ma se il centro del film è la produttività, non si può non rimpiangere 'Americani' di James Foley con Jack Lemmon." (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 15 ottobre 2004) "Poiché la sceneggiatura è di Lolli; poiché Lolli pare stimarsi molto; poiché Cappuccio è neutrale verso il personaggio e il clima che lo genera; poiché Pasotti è simpatico e bravo, q

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