Vogliamo anche le rose2007

SCHEDA FILM

Vogliamo anche le rose

Anno: 2007 Durata: 85 Origine: SVIZZERA Colore: B/N

Genere:DOCUMENTARIO

Regia:Alina Marazzi

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:-

Produzione:MIR CINEMATOGRAFICA S.R.L. CON RAI CINEMA, IN COPRODUZIONE CON VENTURA FILM E RTSI-TELEVISIONE SVIZZERA, IN ASSOCIAZIONE CON FOX INTERNATIONAL CHANNELS ITALY CULT

Distribuzione:MIKADO, DVD: DOLMEN HOME VIDEO

ATTORI

Anita Caprioli nel ruolo di (voce narrante)
Teresa Saponangelo nel ruolo di (voce narrante)
Valentina Carnelutti nel ruolo di (voce narrante)
 

SOGGETTO

Marazzi, Alina
 

MUSICHE

Ronin
 

MONTAGGIO

Fraioli, Ilaria
 

SCENOGRAFIA

Giani, Gaia

TRAMA

La regista Alina Marazzi ripercorre gli anni della liberazione sessuale femminile e per farlo usa immagini di repertorio, filmati in super8, immagini delle Teche Rai e della Cineteca di Bologna, film sperimentali di Adriana Monti, Loredana Rotondo e Alfredo Leopardi, testi tratti dai diari dell'Archivio di Pieve Santo Stefano. Non mancano lettere e conversazioni con le testimoni di quegli anni, foto dell'epoca, fotoromanzi e riviste. Ma tutte queste immagini vengono intercalate a tre percorsi individuali vissuti a Roma, quelli di Anita, Teresa e Valentina, che scrivono le loro memorie nel 1967, nel '75 e nel '79. Anita viene da una famiglia borghese, si sente stretta nelle maglie dell'educazione cattolica impartitale dai suoi genitori e si iscrive all'università proprio quando stanno esplodendo i fermenti del '68. Teresa arriva a Roma da un paesino della provincia di Bari per sottoporsi a un aborto clandestino. Infine, Valentina, è una ragazza politicamente attiva che frequenta il collettivo di via del Governo Vecchio. Prestano loro la voce tre attrici, Anita Caprioli, Teresa Saponangelo e Valentina Carnelutti, ma i volti sono quelli di ragazze dell'epoca, immortalate in casalinghi super8. Anita, Teresa e Valentina nelle pagine dei loro diari raccontano di se stesse, della loro vita, dei loro corpi e dei rapporti con gli uomini, delle loro frustrazioni e della loro incapacità ad esprimersi. Attraverso il loro sguardo e la loro presa di coscienza riviviamo quella rivoluzione.

CRITICA

Dalle note di regia: "Il film immagina gli eventi narrati nei diari ricorrendo a materiali di repertorio dell'epoca, accostandoli, forzandoli ed esaltandoli in una libera interpretazione che vuole andare al di là della ricostruzione storica per cogliere il più possibile tutta la verità emotiva e esistenziale di cui la storia è fatta. (...) Di quanto esigeva il celebre slogan "Vogliamo il pane, ma anche le rose", con cui nel 1912 le operaie tessili marcarono con originalità la loro partecipazione a uno sciopero di settimane nel Massachusetts, forse il necessario, il pane, è oggi dato per acquisito. Ma le donne si sono battute per un mondo che desse spazio anche alla poesia delle rose. Ed è una battaglia più che mai attuale." "Già autrice dello struggente 'Un'ora sola ti vorrei', dedicato alla madre Liseli morta suicida, la regista ha però commesso l'errore di costruire il film in quella stessa chiave intimista, montando in maniera anche suggestiva svariati materiali di repertorio sul filo narrativo di tre diari d'epoca, reperiti all'Archivio della gente comune di Pieve di Santo Stefano. Una scelta che, in assenza di un'adeguata contestualizzazione sociale e politica, rischia di rendere inconsistente e a volte persino insulso il discorso su un movimento sempre in parallelo con le grandi trasformazioni della storia." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 7 marzo 2008) "Il film è un labirinto affascinante e misterioso: si vorrebbe che Alina Marazzi fosse accanto a noi per spiegarci le associazioni visive e mentali che l'hanno guidata, e che spesso rimangono 'dentro' il film. Attendiamo con ansia un dvd col commento della regista: mai come in questo caso sarebbe fondamentale." (Alberto Crespi, 'L'Unità, 7 marzo 2008) "L'ambizione - riuscitissima - è quella di ricostruire non tanto un percorso cronologico attraverso l'Italia dei Sessanta e dei Settanta ma piuttosto di restituire un'atmosfera, una identità collettiva, un'immagine condivisibile senza essere di parte. E' chiaro che la Marazzi affida al femminismo e alla coscienza femminile il compito di unificare tutto quel materiale, ma lo fa con una ricchezza di punto di vista e di angolazioni che evitano qualsiasi settarismo o ideologismo. E ci riesce anche, se non soprattutto, per forza di stile, lavorando sul montaggio, frantumando le sequenze per conservare solo le immagini davvero significative, capaci di 'parlare' senza bisogno di parole. Che si tratti del volto silenzioso di una donna o dei cori rumorosi delle manifestazioni, dell'immagine stereotipata di una copertina o di una sequenza strappata dal contesto." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 7 marzo 2008) "Il valore di testimonianza sociale e di costume viene esaltato da una fortissima impronta di stile e da una decisa quanto originale scelta di linguaggio. Da un documentarismo tutto affidato alla manipolazione e alla elaborazione delle più varie fonti di repertorio, senza escludere le più fatue o (apparentemente) effimere come pubblicità, fotoromanzi o filmini familiari. Con sensibilità e intelligenza da ammirare." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 7 marzo 2008) "Al cinema quanti sbadigli si possono fare in un'ora e un quarto? Dipende dal sonno arretrato, dalla distanza dall'ultimo pasto e, naturalmente, dal film. Con 'Vogliamo anche le rose', della giovane, ma non giovanissima, regista milanese Alina Marazzi, si rischia la lussazione delle mascelle. Tolto il cappello davanti alla pazienza dell'autrice, probabilmente cresciuta a Capanna e Antonioni, per la sua ammirevole ricognizione negli archivi, bisogna ribadire che questi settantacinque minuti sembrano un'eternità." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 7 marzo 2008)

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