Un giorno alla fine di ottobre1977

SCHEDA FILM

Un giorno alla fine di ottobre

Anno: 1977 Durata: 95 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, PSICOLOGICO

Regia:Paolo Spinola

Specifiche tecniche:PANORAMICO

Tratto da:-

Produzione:BRUNO RIDOLFI PER CO.M.E.C. (COOPERATIVA MERCATO EUROPEO CINEMATOGRAFICO)

Distribuzione:ITAL NOLEGGIO CINEMATOGRAFICO

ATTORI

Pier Luigi Conti nel ruolo di Lorenzo Al Cliver
Annie Belle nel ruolo di Cristina
Mariangela Giordano nel ruolo di La segretaria
Violetta Chiarini nel ruolo di La ragazza in metropolitana
Livia Cerini nel ruolo di La ragazza nevrotica
Filippo Panseca nel ruolo di Se stesso
 
 
 

SCENOGRAFIA

Patrono, Carmelo

TRAMA

Lorenzo, funzionario della Montedison, trascina le sue giornate sempre uguali tra riunioni, strizzatine alla segretaria sempre disponibile per lui e l'ultimo pettegolezzo consumato in corridoio. Un giorno, frastornato, lascia l'ufficio e si mette a vagare per le vie di Milano, la città in cui è arrivato dalla natia Varese. Durante la giornata incontra Cristina, universitaria attratta dalle idee sovversive di suo fratello ma legata all'educazione borghese dei genitori. I due passeggiano insieme nel parco, pranzano in un ristorante e, dopo aver partecipato a una manifestazione, si ritrovano in una stanza d'albergo dove continuano a chiacchierare senza che accada nulla tra loro. Arrivata la sera, Cristina scompare dalla vita di Lorenzo. Per lui è troppo...

CRITICA

"(...) La violenza fascista, il ricatto sociale, il rapporto sessuale fanno così da sfondo a questa storia che potrebbe appartenere a chiunque di noi si ritrovasse a essere un Lorenzo o una Cristina. In una Milano insolita, insolitamente fotografata". (Cartella Informativa Ital Noleggio Cinematografico) "(...) il film si muove su due piani: quello psicologico (le nevrosi e la disperazione esistenziale dei due giovani) e quello sociale (un mondo in completa crisi e che si sta interrogando preoccupato sotto l'incalzare delle proteste giovanili); e vorrebbe dimostrare che o si cambia tutto radicalmente o si finisce (...) come il protagonista. E' un po' difficile, come vorrebbe l'autore, ravvisare in Lorenzo e Cristina i manzoniani Renzo e Lucia drammaticamente impediti di realizzare un loro sogno d'amore a causa della tirannia di un Don Rodrigo che sarebbe una società in dissoluzione all'esterno e traumatizzante all'interno di ogni cittadino. E' difficile perché sia nel disegno dei personaggi e nel loro pretestuoso sproloquiare, sia nella visione della società borghese e negli isterici atti d'accusa dei giovani manifestanti, la 'realtà' è ampiamente falsa: il soggettista-regista, nonostante l'indubbia buona volontà, sembra risentire negativamente del mondo contemporaneo il difetto maggiore, cioè la confusione di idee, la mancanza di fiducia e speranza (...)". ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 83, 1977)

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