Tutto l'amore che c'?1999

SCHEDA FILM

Tutto l'amore che c'è

Anno: 1999 Durata: 96 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:CECCHI GORI

Distribuzione:CECCHIGORI (2000)

TRAMA

TRAMA CORTA In un paesino pugliese a metà anni '70 vive Carlo, un giovane di 16 anni che vorrebbe crescere in fretta: ha amici più grandi di lui, che gli fanno da maestri di vita. ?? il più giovane componente di un gruppo musicale pieno di ambizioni. Ama una sua compagna di scuola dalla quale attende disperatamente un sì. Il ragazzo ha obiettivi chiari e definiti. Ma tutto cambia con l'arrivo di tre ragazze del Nord, Tea, Gaia e Lena, figlie di un ingegnere brianzolo mandato in paese ad ultimare gli impianti di una fabbrica. Le ragazze sembrano appartenere ad un altro mondo, il loro modo di essere non tarda a gettare lo scompiglio nel resto del gruppo. TRAMA LUNGA In un paesino pugliese, a metà degli anni '70. Carlo, sedici anni, è in dissidio con il padre, un sognatore che fa l'impiegato postale ma scrive e mette in scena ogni anno torbidi drammi in costume. Il ragazzo vuole dedicare energie al gruppo musicale cui appartiene e diventare un famoso musicista; vuole diventare come gli amici ventenni, estroso come Enzo, intelligente come Vito, seducente come Nicola; vuole fare l'amore al più presto con la compagna di scuola Antonella e realizzare con lei un rapporto libero simile a quello che c'è tra Nicola e Maura. La vita di tutti i giorni è sconvolta dall'arrivo in paese di tre ragazze del nord, Tea, Gaia e Lena, figlie di un ingegnere di Monza mandato a ultimare gli impianti di una fabbrica che promette nuovo lavoro. Nel modo di parlare, di atteggiarsi, di comportarsi, le ragazze sembrano arrivare da un altro mondo, e tutti sono sconvolti. Nicola è conquistato da Gaia e rompe il rapporto con Maura. Vito si innamora di Tea, vuole lasciare l'università e andare via con lei. Anche Carlo, respinto da Antonella, è attratto da Lena, la più giovane, ma si accorge che anche il padre ha messo gli occhi su di lei al punto da inserirla nello spettacolo che sta preparando. Nel frattempo il suo gruppo musicale diventa più ambizioso e allora lo sostituisce con un tastierista più bravo. Maura, la più ribelle tra le ragazze locali, muore in un incidente stradale lasciando in tutti dolore e rimorsi. Nel corso della recita conclusiva, Carlo, alla presenza compiaciuta del padre, si accorge di saper incantare il pubblico anche con battute di poco impatto. Interrotti all'improvviso i lavori alla fabbrica, Tea, Gaia e i genitori lasciano il paese. Carlo e Lena invece decidono di partire per un viaggio senza meta.

CRITICA

"Non sono quelle drammatiche le parti migliori del film; anche perché Rubini le sottolinea con enfatici montaggi paralleli immettendo scarti troppo vistosi rispetto al tono generale, che è cordiale e leggero. Restano appena suggeriti, sullo sfondo del presepe generazionale, i temi politico-sociali: la disoccupazione, l'ennesima truffa della fabbrica sovvenzionata dalla cassa per il Mezzogiorno, destinata a non entrare mai in attività. Anche il finale ribadisce che il tono della rappresentazione in equilibrio tra pessimismo e ottimismo non è affatto casuale, ma il risultato di una precisa scelta di Rubini. Resta invece tutto da spiegare il senso della presenza nel film di Gérard Depardieu, grande attore mortificato nell'abominevole 'cammeo' di Molotov, soldato veterocomunista che compare a dorso d'asino brandendo una bandiera rossa". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 27 marzo 2000) "C'è lo spostamento progressivo dell'amore, c'è l'eco lontana eppure centrata della smania del tempo, c'è il gruppo musicale, quello teatrale, e il bagno al torrente, c'è la fabbrica che chiude. Ci sono i genitori vagamente modernisti, con l'accento speciale del mondo meridionale. E c'è il nudo acerbo e sublime di Gaia che arriva al cuore di ogni ex adolescente, punto di fuga del film che vola con i pezzi dei King Crimson e dei Blood Sweet &Tears. Le facce dei giovani, bravi attori, sono antiche come i ricordi. Bel film di Sergio Rubini dopo quasi un decennio di lavori irrisolti". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 25 marzo 2000)

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