SCHEDA FILM

Tre fratelli

Anno: 1981 Durata: 113 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICO, TECHNOVISION, EASTMANCOLOR

Tratto da:liberamente tratto dal racconto 'Tretij Syn' di A. Platonov

Produzione:GIORGIO NOCELLA E ANTONIO MACRI' PER ITER FILM (ROMA), GAUMONT (PARIGI)

Distribuzione:GAUMONT VALE - GENERAL VIDEO, EMPIRE VIDEO, POLYGRAM FILMED ENTERTAINMENT VIDEO

TRAMA

Un vecchio contadino, Donato Giuranna, dopo la morte di sua moglie è rimasto solo nella sua masseria delle Murge. Sceso in paese, telegrafa ai tre figli il grave lutto che li ha colpiti. Raffaele ha 50 anni, è giudice a Roma, coinvolto nei processi ai terroristi; Nicola, quarantenne, è assistente in un riformatorio di Napoli; mentre Rocco, che ha 30 anni, è operaio a Torino, separato dalla moglie, con una bambina, Marta, che lo accompagnerà nel lungo viaggio in auto. I tre fratelli si incontrano nella casa paterna e specialmente Raffaele e Rocco confrontano, in accese discussioni, le loro idee socio-politiche. Il terzo fratello, Nicola, è un sognatore: vede il mondo salvato da una schiera di ragazzi che spazzano via immondizie, armi, droghe da New York, da Mosca, da Napoli. Dopo una notte di discussioni, di sogni, di incubi, la mattina si svolgono i funerali. L'incontro tra i tre fratelli è finito. Ritorneranno alle loro città e alle loro angosce quotidiane; mentre il vecchio padre rimarrà nella a casa colonica, solo con il ricordo della persona più cara, la moglie, di cui prende la fede e se la infila sul dito, accanto alla sua.

CRITICA

"Nemmeno qui Rosi si salva del tutto dal didascalico, programmando i caratteri e i dialoghi dei tre protagonisti secondo schemi un pò di maniera, ma sentiamo più forte la sua partecipazione emotica, meglio premiato lo sforzo di esprimere il dramma di una generazione che agli occhi degli intellettuali borghesi cinquantenni sembra bruciata." (Giovanni Grazzini, 'Cinema '81') "Razionalità, rabbia e utopia, dunque, nell'ultimo film dell'autore di 'Salvatore Giuliano'. E anche speranza (la speranza bambina di Péguy), impressa nei volti del nonno e della nipotina. Peccato che Rosi non riesca a evitare i rischi di un eccessivo schematismo ideologico nella descrizione dei caratteri (il sogno leggermente kitsch dell'educatore sulle note di 'Je so' pazzo' di Pino Daniele ha un sapore fastidiosamente 'rétro' per il richiamo a modelli degli anni Sessanta) e di una narrazione in alcuni momenti didascalica, perché questo 'Tre fratelli', poteva ssere a buon diritto il suo film più convincente. Vi si ritrovano, infatti, tutti i suoi temi, i binomi città e campagna, pubblico e privato, cuore e ragione, le sue riflessioni sul potere. Ma non sono assenti i vizi di un cinema, puro e semplice specchio della società, che pretende di restituire sullo schermo le controversie del dibattito politico senza troppe mediazioni. Qualche dialogo più corto e un tono più lontano dallo stile dei comizi avrebbero certo giovato a 'Tre fratelli', che, tuttavia, viene completamente riscattato dall'efficacia di almeno due sequenze, che rivelano la duplice vocazione di Rosi verso il giornalismo cinematografico e l'invenzione fantastica: quella che si può ben dire da manuale, dell'uccisione del giudice su un autobus e quella dello smarrimento e del successivo ritrovamento dell'anello nuziale della madre, durante il viaggio di nozze." (Pietro Pisarra, 'Rivista del Cinematografo', maggio 1981)

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