Tornando a casa per Natale2010

SCHEDA FILM

Tornando a casa per Natale

Anno: 2010 Durata: 85 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:Bent Hamer

Specifiche tecniche:35 MM, CINEMASCOPE

Tratto da:da una selezione di racconti raccolti nel libro "Only Soft Presents Under the Tree" di Levi Henriksen

Produzione:BENT HAMER, CHRISTOPH FRIEDEL E CLAUDIA STEFFEN PER PANDORA FILMPRODUKTION, FILMIMPERIET SVERIGE, BULBUL FILMS

Distribuzione:BOLERO FILM

ATTORI

Arianit Berisha nel ruolo di Goran
Sany Lesmeister nel ruolo di Anka
Nadja Soukup nel ruolo di Madre di Goran
Nina Zanjani nel ruolo di Madre
Igor Necemer nel ruolo di Padre
Trond Fausa Aurvåg nel ruolo di Paul
Fridtjov Såheim nel ruolo di Knut
Morten Ilseng Risnes nel ruolo di Thomas
Sarah Bintu Sakor nel ruolo di Bintu
Issaka Sawadogo nel ruolo di Padre di Bintu
Joachim Calmeyer nel ruolo di Simon
Reidar Sørensen nel ruolo di Jordan
Nina Andresen-Borud nel ruolo di Karin
Tomas Norström nel ruolo di Kristen
Cecilie A. Mosli nel ruolo di Elise
 

SOGGETTO

Henriksen, Levi
 

SCENEGGIATORE

Hamer, Bent
 
 

SCENOGRAFIA

Norén, Eva
Pannen, Tim
 

TRAMA

Le vite di un gruppo di persone di una piccola cittadina immaginaria si intrecciano facendo seguito al prologo, ambientato a Wartown (in ex Yugoslavia) seguendo diverse forme di celebrazioni del Natale nella cittadina norvegese di Skogli: un uomo si traveste da Babbo Natale per rivedere la ex moglie e i figli senza essere riconosciuto; un vecchio asso del calcio alcolizzato e sepolto dietro il volto di barbone vuole tornare a casa per le vacanze; una donna crede che l'amante sposato lascerà finalmente la moglie dopo Natale; uno studente finge che la famiglia protestante non festeggi il Natale per stare con la graziosa compagna di classe musulmana; una coppia serbo-albanese dal passato oscuro si ritrova chiusa in un cottage isolato.

CRITICA

"Natale in Norvegia. Tanta neve, tante piccole storie che si alternano e si costeggiano l'una con l'altra, all'insegna, quasi sempre, della solitudine, lasciando spazi avari alla speranza anche se la morte di uno è compensata dalla nascita di un altro che provoca a sua volta, in altri ancora, la rinascita di sentimenti dimenticati. Lo spunto sono-sei racconti di uno scrittore norvegese poco noto qui da noi, Levi Henriksen, portati sullo schermo da un suo connazionale, Ben Hamer, già invece da tempo conosciuto e apprezzato per alcuni film di impegno, anche quelli, spesso, in cifre di solitudine, come "Kitchen Stories" e "Il mondo di Horten", con l'eccezione di "Factotum", da un romanzo di Charles Bukowsky, poco riuscito forse perché frutto di una trasferta americana in climi e cornici del tutto estranei. (...) Due spiragli con un po' di luce anche se, nel suo insieme, quella notte in cui si vorrebbe 'tornare a casa' è, se non buia, certo grigia per tutti. Così almeno Hamer ce la racconta, con modi asciutti, anche quando si fanno avanti i sentimenti, privilegiando quasi sempre l'alluso se non addirittura il non detto. Con una narrazione, di conseguenza, sempre spedita e fluida nel rapido trascorrere da un episodio all'altro. Gli interpreti lo seguono. Tutti con le facce giuste." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 3 dicembre 2010) "Ma sì, è Natale, siamo tutti più buoni, se perfino Annie Lennox incide un disco di canti natalizi perché il caustico e imprevedibile Bent Hamer (regista norvegese di 'Factotum', da Bukowski, 'Kitchen Stories', 'Il mondo di Horten') non dovrebbe concedersi un po' di zucchero filato? Detto fatto: ecco un mosaico di piccole storie bizzarre ma in fondo edificanti che si dipanano e talvolta si intrecciano in una piccola città norvegese nella notte di Natale. (...) A legare il tutto c'è il tema degli amori frustrati, dei sentimenti repressi, del tradimento di sé prima che degli altri. Ma senza un'idea forte, uno stile originale, un lampo di verità o di profonda sorpresa che lasci un segno deciso nello spettatore, le emozioni si accendono e si spengono come le candeline sull'albero." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 3 dicembre 2010) "Dal regista di 'Kitchen Stories' arriva questo anti-cinepanettone improntato da un velato pessimismo che lascia margini ridotti alla speranza. Il problema, però, è che questi personaggi in cerca di felicità non scaldano il cuore." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 3 dicembre 2010)

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