La polvere del tempo2008

SCHEDA FILM

La polvere del tempo

Anno: 2008 Durata: 120 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Theo Angelopoulos

Specifiche tecniche:35 MM (1:1.85)

Tratto da:-

Produzione:CLASSIC SRL, THEO ANGELOPOULOS FILM, GREEK FILM CENTRE, ERT S.A., NOVA, STUDIO 217, LICHTMEER FILM

Distribuzione:MOVIMENTO FILM-CLASSIC (2011)

ATTORI

Willem Dafoe nel ruolo di A
Bruno Ganz nel ruolo di Jacob
Michel Piccoli nel ruolo di Spyros
Irène Jacob nel ruolo di Eleni
Christiane Paul nel ruolo di Helga
Harvey Keitel
Reni Pittaki nel ruolo di Compositore
Kostas Apostolides nel ruolo di Segretario di partito
Valeria Golino
Alexandra Maria Lara
Alexandros Milonas nel ruolo di Uomo sul treno
Norman Mozzato nel ruolo di Manager hotel
Alessia Franchin nel ruolo di Assistente di A
Valentina Carnelutti nel ruolo di Addetta alla reception
Tiziana Pfiffner nel ruolo di Eleni giovane
Chantel Brathwaite nel ruolo di Amica di Eleni
Herbert Meurer nel ruolo di Dottore
Sviatoslav Yshakov nel ruolo di Nonno
Vladimir Bogenko nel ruolo di Direttore del conservatorio
Ivan Nemtsev nel ruolo di Specialista do organi tedesco
 
 

TRAMA

E' la storia di un triangolo amoroso tra due uomini e una donna che si dipana nell'arco di cinquanta anni. La voce narrante è quella di un regista americano di origine greca che, partendo da Cinecittà, si sposta negli anni per lavoro dal Kazakistan alla Siberia, da Colonia a Toronto e New York. Il suo racconto vuole rappresentare oltre al piano della realtà quello della finzione.

CRITICA

"Sceneggiato da Tonino Guerra e dallo scrittore greco Petros Markaris, il film però soffre di un'eccessiva rarefazione rendendo davvero arduo per lo spettatore seguire per due ore lo svolgersi delle vicende e l'odissea dei personaggi." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 13 febbraio 2009) "Un ritornello musicale al piano, ossessivo, ripetitivo, melodico festoso, ma anche inquietante e horror, che diventa, nell'orchestrazione dell'autrice, Eleni Karaindroi, quasi un 'Tema di Lara') , ci porta alla scaturigine formale, meno introversa del solito, del nuovo dramma di Theo Anghelopoulos, 'La polvere del tempo'. Sempre insolente, il flusso di Anghelopoulos, per l'incedere laico e solenne, avanti e indietro nella Storia. Sempre abile nel fermo immagine catatonico, quando coglie, con respiro disumano, spettri di verità (e anche 'di Marx') strappati d'oblio perenne: siano le porti, le nebbie e i tram del real-socialismo sovietico che tradì i rivoluzionari; o gli incubi totalitari del neoliberismo terrorizzato dal terrorismo, che riduce gli individui a nude radiografie alienate, semoventi e consumanti; o il muro del pianto del rock, con i ritratti dei veri scopritori di 'pianeti inaccessibili' agli occhi degli astronomi e della Stasi (Jimi Hendrix, Che Guevara, Jim Morrison, Johnny Cash, Janis.. .), perché la rivoluzione contro il lavoro forzato di tutti i tipi è già data vinta, ai 'confini della realtà'." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 13 febbraio 2009) "Uscire dal tempo. Perché 'è l'unica sintesi plausibile tra passato e futuro'. Il cantore del cinema greco Theo Angelopoulos riscrive le illusioni-delusioni di fin de siècle attraverso una storia d'amore nella Storia. E facendolo riesuma il modus tragico dei propri antichi, in eterno conflitto tra la ricerca di assoluto e i limiti dell'umana sorte. (...) Il secondo film della trilogia di Angelopoulos (il primo era 'La sorgente del fiume') arriva finalmente in Italia grazie alla Movimento Film, offrendo un imponente esempio di cinema autoriale 'altro' rispetto alle misure del presente. In attesa del terzo e ultimo capitolo - 'L'altro mare'- che racconterà la crisi della Grecia attuale." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 2 giugno 2011) "Siberia e Kazakistan, Italia e Germania, Watergate e Vietnam, fino alla caduta del muro di Berlino che uccide le ultime illusioni. Coprodotto da Grecia, Russia, Italia, Germania, con Michel Piccoli e Irène Jacob nei panni di Spyros e Eleni, genitori del regista di origini greche Willem Dafoe, mentre Bruno Ganz dà vita con la solita inarrivabile umanità al personaggio più bello, Jacob, l'ebreo tedesco di Taskent che ama invano per una vita intera Eleni, 'La polvere del tempo' (...) riprende tutti gli stilemi cui Angelopoulos ci ha abituato, ma lo fa con tanto accanimento e magniloquenza che rischia a ogni passo l'automuseificazione. Calibrati e maestosi piani sequenza, irruzione della Storia nel privato, paesaggi nebbiosi o ghiacciati. E una lunga serie di epifanie troppo programmatiche per generare vera emozione. (...) Tutto terribilmente elegante, come no, calibrato, calcolato fino all'ultima comparsa. Ma senza mai una sorpresa, uno scarto, il tentativo di fare qualcosa di diverso. Il film insomma è proprio come ci si aspetta dal suo autore, con la differenza che Angelopoulos qui tenta di avvicinarsi ai personaggi e dare loro un carattere (una personalità, una psicologia) che il suo cinema rifiuta come un corpo estraneo. Peccato, perché ormai i grandi film epici li fanno quasi solo gli americani, mentre dev'esserci una via europea (anzi molte vie diverse) per raccontare la storia senza cedere all'esperanto tv, né al ricatto spettacolare. Ma quella di Angelopoulos, un tempo gloriosa, sembra aver fatto il suo tempo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 3 giugno 2011) "Angelopoulos, rimasto a discutere utopie e nel mezzo d'una trilogia che viaggia fra tempo e spazio, racconta la vita di un regista tra eventi politico-civili e privacy. Supercast europeo (Dafoe, Piccoli, Ganz, Jacob), fine secolo, piani sequenza da brivido. Non è che il maestro non ha più niente da dire, è che le cose sono ancora quelle, il mondo va adagio ma il suo cinema ritrova con la lentezza poetica della memoria, passioni, ragioni ed emozioni di allora." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 3 giugno 2011) "È da considerarsi superato il cinema del 75enne maestro Theo Anghelopoulos, epico cantore di destini umani travolti dal fiume in piena della Storia? Secondo capitolo di una trilogia iniziata con 'La sorgente del fiume', 'La polvere del tempo' mette in scena, fra Roma e Berlino, il paesaggio di un plumbeo presente in cui si aggira Willem Dafoe, regista di origine greca alle prese con un film che, rievocando la sofferta vicenda amorosa dei genitori, ripercorre momenti cruciali del Secolo breve - dalla Seconda guerra ai gulag staliniani, dal Vietnam alla caduta del Muro. (...) E' vero, i personaggi stranieri a se stessi, le metafore, i simboli: tutto questo può suonare artificiale, letterario. Ma ci sono inquadrature e piani sequenza che da soli portano dentro più cinema di cento film d'oggi messi insieme." (Alesandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 3 giugno 2011) "L'inizio è familiare: un lungo carrello ci porta verso l'ingresso di Cinecittà, mentre una voce fuori campo mormora 'La storia non è finita... le storie non finiscono mai'. Se uno volesse essere maligno, anche i film di Theo Anghelopulos sembrano non finire mai, ma nel caso del nuovo 'La polvere del tempo' c'è un sottile piacere a perdersi nel racconto fluviale creato dal grande greco. (...) Il film è il secondo capitolo di una trilogia iniziata con 'La sorgente del fiume' (2004): Anghelopulos la chiuderà con un prossimo film che racconterà la Grecia di oggi, alle prese con la crisi economica." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 3 giugno 2011) "Occasione di rivisitare il 20° secolo nelle sorti della Germania, dal nazismo alla caduta del Muro al sincretismo culturale e sociale di oggi, è la vicenda, un po' carica di autoreferenzialità d'autore, ma anche emozionante, di un cineasta (Willem Dafoe) che ricostruisce in un film la vita della madre, addolorato dal divorzio dalla moglie e preoccupato per le angosce della figlia berlinese. Delle due ore di incroci temporali (tra anni 50 in Siberia, anni 70 in Usa e anni 2000 a Berlino), questa seconda parte della trilogia del '900 di Angelopoulos, rispetto al coinvolgente 'La sorgente del fiume', è meno riuscita nella melodrammatica trasversalità della Storia, nella chiarezza dei diversi piani. Cast ammirevole, stile alto, bersagli confusi." (Silvio Danse, 'Giorno-Carlino-Nazione', 3 giugno 2011)

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