The Company2003

SCHEDA FILM

The Company

Anno: 2003 Durata: 112 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, MUSICALE

Regia:Robert Altman

Specifiche tecniche:PANAVISION, SONY HDW-F900, (HDCAM), 35 MM (1:2.35) - DE LUXE

Tratto da:-

Produzione:CAPITOL FILMS, KILLER FILMS, SANDCASTLE 5 PRODUCTIONS, CP MEDIEN AG, S.R.O. ENTERTAINMENT

Distribuzione:MEDUSA (2004)

ATTORI

Neve Campbell nel ruolo di Ry
James Franco nel ruolo di Josh
Malcolm McDowell nel ruolo di Alberto Antonelli
Barbara Robertson nel ruolo di Harriet
William Dick nel ruolo di Edouard
Susie Cusack nel ruolo di Susie
Marilyn Dodds Frank nel ruolo di Madre di Ry
John Lordan nel ruolo di Padre di Ry
Mariann Mayberry nel ruolo di Matrigna
Roderick Peeples nel ruolo di Patrigno
Robert Desrosiers nel ruolo di Coreografo
Lar Lubovitch nel ruolo di Coreografo
Davis C. Robertson nel ruolo di Alec Davis Robertson
Deborah Dawn nel ruolo di Deborah
John Gluckman nel ruolo di John
David Gombert nel ruolo di Justin
Suzanne L. Prisco nel ruolo di Suzanne
Domingo Rubio nel ruolo di Domingo
Emily Patterson nel ruolo di Noel
Maia Wilkins nel ruolo di Maia
Sam Franke nel ruolo di Frankie
Trinity Hamilton nel ruolo di Trinity
Julianne Kepley nel ruolo di Julianne
Valerie Robin nel ruolo di Veronica
Deanne Brown nel ruolo di Dana
Michael Smith (XXII) nel ruolo di Michael
Matthew Roy Prescott nel ruolo di Colton
Charthel Arthur nel ruolo di Insegnante
Cameron Basden nel ruolo di Insegnante
Mark Goldwebber nel ruolo di Insegnante
Pierre Lockett nel ruolo di Insegnante
Adam Sklute nel ruolo di Insegnante
Heather Aagard nel ruolo di Ballerino
Erica Lynette Edwards nel ruolo di Ballerina
Stacy Joy Keller nel ruolo di Ballerina
Calvin Kitten nel ruolo di Ballerina
Peter Kozak nel ruolo di Ballerino
Britta Lazenga nel ruolo di Ballerino
Michael Levine nel ruolo di Ballerino
Brian McSween nel ruolo di Ballerino
Masayoshi Onuki nel ruolo di Ballerino
Willy Shives nel ruolo di Ballerino
Erin Smith nel ruolo di Ballerina
Kathleen Thielhelm nel ruolo di Ballerina
Mauro Villanueva nel ruolo di Ballerino
Yukari Yasui nel ruolo di Ballerina
Michael Anderson nel ruolo di Ballerino
Jennifer Goodman nel ruolo di Ballerina
Samuel Pergande nel ruolo di Ballerino
Elizabeth Mertz nel ruolo di Ballerina
Tristan Alberda nel ruolo di Principiante
Bobby Briscoe nel ruolo di Principiante
Orlando Julius Canova nel ruolo di Principiante
Angelina Sansone nel ruolo di Principiante
Jacqueline Sherwood nel ruolo di Principiante
Jessica Wyatt nel ruolo di Principiante
Danny McCarthy nel ruolo di Barista
Dwayne Whitmore nel ruolo di Buttafuori
Emma Harrison nel ruolo di Cameriera
George Darveris nel ruolo di Direttore di produzione
Julie O'Connell nel ruolo di Fisioterapista
Katherine Selig nel ruolo di Direttrice del teatro
Keith Prisco nel ruolo di Sposo
Larry Glazer nel ruolo di Violoncellista Grant Park
Marc Grapey nel ruolo di Annunciatore brindisi
Mark Hummel nel ruolo di Pianista Grant Park
Michael Andrew Currey nel ruolo di Direttore del teatro
Paul Lewis nel ruolo di Pianista della compagnia
Robert Breuler nel ruolo di Frequentatore Bar
 

SCENEGGIATORE

Turner, Barbara
 

MUSICHE

Parks, Van Dyke
 

MONTAGGIO

Peroni, Geraldine
 

SCENOGRAFIA

Baugh, Gary
 

COSTUMISTA

Kaufmann, Susan

TRAMA

Prove, gelosie, infortuni ed amori della compagnia americana di danza 'Jeoffrey Ballet' di Chicago, guidata da Alberto Antonelli, ex primo ballerino di successo che ha appeso le scarpette al chiodo e che dai suoi ballerini pretende cose al limite dell'impossibile dal punto di vista fisico e emotivo. Tra loro c'è Ry, dotata di grande talento e determinazione, che dopo l'infortunio di una sua collega, ha la possibilità di diventare prima ballerina. Non è molto felice della sua vita privata - una madre invadente, il suo fidanzato e compagno di ballo che l'ha tradita con un'altra ragazza della compagnia, il lavoro di cameriera in un locale notturno - ma un raggio di sole nella sua vita potrebbe essere rappresentato dall'affascinante Josh. Intorno a lei i ballerini e i coreografi della compagnia, anche loro costretti a lottare contro le proprie insicurezze, alla continua ricerca di conferme per arrivare alla fine della stagione e al tanto sospirato 'spettacolo finale'...

CRITICA

"Robert Altman lo ha detto e ripetuto: prima di girare 'The Company' non sapeva nulla di balletto e da questa ignoranza foriera di meraviglia prende le mosse il film. Che non è un musical, non è un documentario, non è una sofisticata operazione a scatole cinesi stile 'Vanya sulla 42ma strada' di Malle, quanto un curioso docu-drama imbastito intorno a una stagione del Joffrey Ballet di Chicago mescolando attori e ballerini. Curioso ma anche irrisolto, perché le traversie sentimentali di Neve Campbell e le durezze del tirannico capocompagnia Malcolm McDowell sono troppo labili come traccia narrativa; mentre la bellezza delle coreografie e l'eleganza delle riprese non basta certo a fare spettacolo. Restano alcuni dettagli rivelatori, la fatica delle prove, la solitudine, la ballerina che si spezza un tendine durante le prove e viene velocemente portata via per non perdere tempo, il ragazzo in cerca di un tetto che liquida in una battuta il suicidio della zia. Mentre fra i momenti di puro incanto spicca il balletto all'aperto che va avanti anche sotto il temporale. Ma a ben vedere sono tutte varianti del vecchio adagio: The show must go on . Grazie grande Bob, messaggio ricevuto." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 marzo 2004) "Anche i grandi hanno momenti di debolezza. Robert Altman è stato non un grande ma uno dei grandissimi degli ultimi tre decenni. Ma appena l'ombra dell'autore di capolavori quali 'Nashville', 'Jimmy Dean Jimmy Dean', 'America Oggi' e innumerevoli altri titoli indimenticabili resta qui nella coralità che è tanto cara al regista americano. Interpretato un po' da attori e un po' da veri membri del Joffrey Ballet di Chicago, 'The company' invita a richiamare pedantemente alla memoria altri casi. (...) Per affinità di ambito e di ambizioni manca completamente, se di emozione si tratta, il pathos di 'Billy Elliot'." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 27 marzo 2004) " 'The Company' di Robert Altman non somiglia ad altri film di danza e di grande successo: non al classico melodramma 'Scarpette rosse' (1948) di Michael Powell ed Emeric Pressburger, né allo psicodramma 'A Chorus Line' (1985) di Richard Attenborough tratto dal musical di Dante-Kirkwood, né a 'Saranno famosi' (1980) di Alan Parker che dette origine alla fortunata serie televisiva su sogni, lotte, fallimenti di aspiranti ballerini e neppure ad 'Amici', il programma televisivo di Canale 5 che mette alla prova ragazze e ragazzi che vogliono cantare o danzare. (...) L'impressione è che il regista Robert Altman, 79 anni, così grande e bravo nel rispecchiare in film corali ambienti particolari, durante la lavorazione fosse latitante, assente da una non-regia che impedisce di riconoscere il suo stile. Coreografie, scenografie, musiche, costumi risultano mediocri (in particolare quelli del balletto 'The Blue Snake'). Malcom McDowell è inaccettabile come direttore italiano del balletto, ma sempre molto simpatico, specie quando ammonisce gli italoamericani virilisti: 'Se i vostri figli maschi vogliono fare danza, non li ostacolate'." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 27 marzo 2004) "'The Company', firmato da Robert Altman, non ha nulla a che fare con la retorica legata allo show business del genere saranno famosi. Grazie a dio Altman sembra disinteressarsi dell'ostinazione che lega ogni ballerino alla promessa di un successo così vicino, così lontano, come in 'Chorus Line'. Non persegue la visionarietà egocentrica di 'All that Jazz' di Bob Fosse, né la seducente drammaturgia di 'Scarpette rosse'. L'ultima fatica di Altman, mostra, semplicemente, ciò che accade all'interno di una compagnia di ballo. La semplicità apparente del racconto, se é, è frutto di una sapiente perlustrazione in un mondo del quale Altman ha saputo cogliere l'essenza, consegnandola agli spettatori, che sembrano agire idealmente con i componenti della compagnia. Il film privilegia tutto ciò che in una sceneggiatura appare superfluo, in realtà usa immagini di raccordo offrendo loro l'opportunità di trasformarsi in racconto, di emozionare secondo la logica degli avvenimenti, che in questo caso sano apparentemente assenti. Altman guida lo spettatore con una discrezione che tuttavia non sminuisce l'interesse per quanto ci mostra." (Adriano De Carlo, 'il Giornale Nuovo', 29 marzo 2004)

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