The Boy2016

SCHEDA FILM

The Boy

Anno: 2016 Durata: 97 Origine: USA Colore: C

Genere:HORROR, THRILLER

Regia:William Brent Bell

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:LAKESHORE ENTERTAINMENT, STX ENTERTAINMENT, IN ASSOCIAZIONE CON VERTIGO ENTERTAINMENT

Distribuzione:EAGLE PICTURES

ATTORI

Lauren Cohan nel ruolo di Greta Evans
Rupert Evans nel ruolo di Malcolm
Jim Norton nel ruolo di Sig. Heelshire
Diana Hardcastle nel ruolo di Sig.ra Heelshire
Ben Robson nel ruolo di Cole
James Russell (III) nel ruolo di Brahms Heelshire
Jett Klyne nel ruolo di Bambino
Lily Pater nel ruolo di Emily Cribbs
Stephanie Lemelin nel ruolo di Sandy
 

SCENEGGIATORE

Menear, Stacey
 

MUSICHE

McCreary, Bear
 

MONTAGGIO

Berdan, Brian
 

SCENOGRAFIA

Willett, John
 

COSTUMISTA

Woodman, Jori

TRAMA

Alla ricerca di un nuovo inizio dopo un passato travagliato, Greta Evans, una giovane donna americana si rifugia in un isolato villaggio inglese. È qui che Greta viene assunta da una coppia di anziani genitori in una maestosa villa vittoriana per fare da babysitter al loro figlio di otto anni, Brahams. Ben presto Greta scoprirà che quel ragazzo altri non è che una bambola a grandezza naturale che i signori Heelshire trattano come un bambino vero. Tutto comincia a incupirsi quando Greta, rimasta sola, ignora le rigide regole imposte dalla coppia e inizia un flirt con un bell'uomo del villaggio, Malcolm. Una serie di eventi inquietanti e inspiegabili, ai limiti del soprannaturale, la convincono che è circondata da un mistero terrificante.

CRITICA

"Casa vittoriana stregata, vecchi genitori misteriosi, pupazzo che colpisce ancora: tutti gli archetipi dell'horror in mostra. A un primo tempo portatore malsano di un incubo inquietante (...) arriva poi il finale sentimentalmente rassicurante (...). Dopo due mockumentary William Brent Bell si concede una vacanza in gotico senza eccedere nello splash teenager, manovrando le immagini silenziose di un luogo di tenebre che senza accorgersene diventa quello dell'inconscio." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 12 maggio 2016) "Anche per un thriller orrorifico, all'inizio di 'The Boy' il tasso d'improbabilità supera i livelli di guardia. (...) Ora, quale ragazza sana di mente accetterebbe di essere rinchiusa in una casa lugubre e isolata per prendersi cura di un pupazzo? Fortunatamente il film non si ferma a questo punto. Nella seconda parte introduce ribaltamenti di situazione che rimescolano le carte in modo imprevisto, rilanciando l'interesse (anche) nello spettatore che sul genere crede di saperla lunga. Adeguata la scelta della bella Lauren Cohan (...)." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 12 maggio 2016) "Bambole e horror: un matrimonio di diabolica tradizione. (...) il cinema della paura ha spesso scelto l'ambiguità endogena dell'essere umano 'finto' - meglio se in formato infantile - per evocare il terrore primigenio. 'The Boy' si inserisce nel filone ma, per certi versi, assomiglia più al meccanismo narrativo della commedia drammatica 'Lars e una ragazza tutta sua' (2007) con un irresistibile (e psicopatico) Ryan Gosling innamorato di un manichino. (...) Se la nevrosi collettiva genitoriale è chiara, non altrettanto l'elemento horror, che invece si disvela gradualmente e con sapienza. Non a caso il regista è un recidivo dei brividi, avendo nel suo curriculum vitae diversi titoli di genere: gli appassionati non rimarranno delusi." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 12 maggio 2016) "(...) il colpo di scena finale è di quelli che fanno venire i coccoloni in platea, ma tutto il film è costruito sui bruschi rovesciamenti di situazione (...). Piacerà ai fan dell'horror naturalmente, anche ai più diffidenti. E ai più smagati. Molti dei quali si avvicineranno a 'The Boy' col pregiudizio di chi si aspetta una pietanza cucinata con ingredienti non di prima scelta (quante 'evil dolls' abbiamo visto sullo schermo, quanti casolari infestati da oscure presenze hanno popolato il nostro immaginario?). Bene, gli ingredienti saranno i soliti, ma lo chef (William-Brent Bell di 'Stay Alive' e 'L'altra faccia del diavolo') s'è dimostrato uno che cucina come pochi, un tipo da tenere d'occhio. Così come fanno già in America, dove 'The Boy' ha sfracellato i botteghini di primavera arrivando a cifre di rado accessibili per un film di genere, per di più a basso costo, per di più imperniato su situazioni di innegabile déjà vu (...). Se ha incassato vuol dire che si distacca dalla produzione di serie. Se si distacca vuol dire che Bell è riuscito a dargli la marcia in più. Abbiamo cercato di capire dov'è la marcia. Beh, crediamo che il segreto sia il gioco del gatto e topo con lo spettatore. Che non si identifica con Greta, ma la segue nelle sue peripezie, credendosi sempre un passo avanti rispetto alla bella sventata. Beh, non siamo mai avanti. Bell ci fa giocare abilmente alle scatole cinesi. Ne tiri fuori una (cioè sveli, o credi di svelare, il mistero) e te ne trovi tra le mani un'altra, e un'altra ancora. Con la presenza inesorabile del bambolotto a ricordarti che una nuova insidia è sempre dietro la porta." (Giorgio Carbone, 'Libero', 12 maggio 2016) "Di bambole assassine è piena la storia del cinema horror, finendo, nei vari film, il più delle volte, per riproporre i medesimi cliché e stereotipi che non meravigliano lo spettatore appassionato del genere. 'The Boy', almeno, ha la capacità di sorprendere, di spiazzare, di farti credere quello che, in realtà, non è. Non possiamo raccontare, ovviamente, il colpo di scena perché guasterebbe la sorpresa, ma diciamo che il regista William Brent Bell è bravissimo a prenderci per il naso, a convincerci di assistere al solito horror, salvo poi sbatterci in faccia la nostra «supponenza» come solo la magia del cinema sa fare. Protagonista è la bella e brava Lauren Cohan, che i più conoscono grazie alla fortunata serie televisiva di 'The Walking Dead'. (...) Un crescendo di tensione, di silenzi, di situazioni al limite che provocano, nello spettatore, curiosità e giusta apprensione. Poi, dopo la svolta di cui sopra, il film, purtroppo, si perde, finendo per sprecare buona parte di quel patrimonio accumulato che, se gestito diversamente, soprattutto nel poco credibile finale, avrebbe potuto trasformare questa pellicola in un cult del suo genere." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 12 maggio 2016)

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