The Beatles: Eight Days a Week2016

SCHEDA FILM

The Beatles: Eight Days a Week

Anno: 2016 Durata: 133 Origine: USA Colore: C

Genere:DOCUMENTARIO

Regia:Ron Howard

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:NIGEL SINCLAIR, SCOTT PASCUCCI, BRIAN GRAZER, RON HOWARD PER APPLE CORPS LIMITED

Distribuzione:LUCKY RED

ATTORI

Paul McCartney nel ruolo di Se stesso
John Lennon nel ruolo di Se stesso (immagini di repertorio)
George Harrison nel ruolo di Se stesso (immagini di repertorio)
Ringo Starr nel ruolo di Se stesso
Richard Curtis nel ruolo di Se stesso
Eddie Izzard nel ruolo di Se stesso
Whoopi Goldberg nel ruolo di Se stessa
Elvis Costello nel ruolo di Se stesso
Richard Lester nel ruolo di Se stesso
Malcolm Gladwell nel ruolo di Se stesso
Larry Kane nel ruolo di Se stesso
Sigourney Weaver nel ruolo di Se stessa
Kitty Oliver nel ruolo di Se stessa
Howard Goodall nel ruolo di Se stesso
Jon Savage nel ruolo di Se stesso
Ed Freeman nel ruolo di Se stesso
 

SCENEGGIATORE

Monroe, Mark
 

MONTAGGIO

Crowder, Paul

TRAMA

Film evento sui quattro ragazzi di Liverpool che hanno conquistato il mondo. Il racconto delle imprese live della band dai primi giorni ai concerti che hanno fatto la storia della musica, dai tempi del Cavern Club di Liverpool fino allo storico Candlestick Park di San Francisco. La storia di come John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr si sono uniti diventando quel fenomeno straordinario che tutti conosciamo come "I Beatles." Un racconto costituito da preziosi filmati rari e inediti, che esplora il dietro le quinte della band, il modo in cui prendevano le decisioni, creavano la loro musica e costruivano insieme la loro carriera e mostra l'incredibile personalità e lo straordinario dono musicale che caratterizzavano ciascuno di loro. Per la prima volta vengono inoltre 30 minuti esclusivi della storica performance allo Shea Stadium del 15 agosto 1965, in quello che fu il primo concerto rock di fronte a più di 55.000 persone.

CRITICA

"Cacciando fuori dalla porta i professionisti dell'autodenigrazione occidentale, diciamo che è stato fortunato chi è stato giovane nell'epoca dei Beatles. La generazione dei baby boomers, alla faccia del catastrofismo apocalittico, fu proiettata, infatti, dallo sfolgorante percorso dei Fab Four in un mondo nuovo, nell'ineguagliabile immersione in un sentimento collettivo di libertà, felicità, bellezza e armonia E fortuna to è anche il pubblico destinatario dell'eclettica bravura dell'unico professionista su piazza a vantare uno stato di servizio che passa dall'attore di culto della tv anni 50 al regista da Oscar: a pensarci bene era forse inevitabile che Ron Howard si dedicasse un giorno o l'altro agli aspetti più struggenti di un fenomeno cruciale della cultura e lo spettacolo del Novecento. «The Beatles: Eight Days a Week» (...) non va assolutamente perso non solo per ché è il primo documentario autorizzato sulla band, ma perché raccoglie un patrimonio di materiali rarissimi e sceglie una linea narrativa che rende di colpo secondaria la piramide di materiali sorta sulla memoria della beatlesmania. Trasgredendo le regole dei prodotti affini (...) il film preferisce evidenziare con un grande disegno di regia che si conclude sul tetto della Apple a Savile Row (...) la stessa collisione esplorata dagli studi di Benjamin, Horkheimer, Adorno, Morin, Eco tra arte intrattenimento, sperimentazione e consumismo, fama e icona, identità e mitografia del personaggio postmoderno." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 18 settembre 2016) "(...) un pezzo di isteria collettiva e storia pop, tanto che la colonna sonora con 54 pezzi è tra le più lussuriose e seducenti, vera recherche. Seguono 20' del concerto allo stadio di New York e l'impressione è che la loro forza, l'empatia e simpatia siano ancora intatte." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 15 settembre 2016) "(...) documentario di Ron Howard, che riesce a rievocare tutte le ragioni per cui non possiamo smettere di adorare i Beatles, aggiungendone mille altre che non conoscevamo. Non solo perché per girarlo ha frugato in tutti i possibili archivi esistenti, setacciando anche foto e filmini dei fans in tutto il mondo (chi aveva mai visto i tour trionfali in Australia e Nuova Zelanda?). Ma perché si concentra su un punto essenziale nell'incredibile parabola dei Fab Four, spesso trascurato dalla mitologia successiva: gli inizi. Non la preistoria del gruppo, già avvolta nella leggenda. Ma i primi anni di successi, con quell'accelerazione vertiginosa e tutto ciò che si porta dietro di ebbrezza, meraviglia, perfino paura. Come un tesoro che aspetta solo di essere svelato. E poi svelato di nuovo, perché non illumina solo un'epoca storica ma uno stadio della loro crescita in cui di colpo si specchiarono, e continuano a specchiarsi, milioni di persone. (...) In fondo la loro fu l'unica rivoluzione non violenta del 900. Il bello è che non potevano saperlo. E Ron Howard racconta proprio questo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 settembre 2016) "'Eight Days a Week' è, in definitiva, un documentario sull'impossibile convivenza tra arte e successo, sperimentazione e pop(olarità), talento e celebrità, persona e personaggio: i quattro Beatles diventarono alieni al fenomeno Beatles. (...) Merito ineludibile di 'Eight Days a Week' è riconsegnarci i Fab Four in anima, corpo e plettro: esseri pulsanti, senzienti, carne, ugola e pensiero. (...) A render loro l'onore della realtà, e della verità, è Ron Howard (...). Per il primo documentario autorizzato sulla band da oltre 45 anni, Howard ha potuto contare su un materiale eccellente e inedito (150 i brani musicali inseriti nel film), in gran parte richiesto via Facebook agli stessi fan dei Fab Four. (...) I risultati sono superlativi, soprattutto perché fanno venire nostalgia di quattro uomini (stra)ordinari, e non solo di una band iconica." (Federico Pontiggia, ' Il Fatto Quotidiano', 15 settembre 2016) "(...) un «dietro le quinte» che fotografa al meglio quello che i Beatles rappresentarono per milioni di giovani in tutto il mondo, comprese le implicazioni politiche di certe loro scelte (contro la segregazione razziale) e affermazioni (sulla religione). Il peso del successo «sopportato» grazie alla loro fraterna amicizia. Ma che brutto aver ignorato l'esistenza di Pete Best." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 15 settembre 2016) "Howard ha messo mano a duemila tra filmati e fotografie, lavorati in tre anni (e raccolti dal 2002), senza scadere nell'agiografia né sottolineare gli aspetti pruriginosi della storia dei Beatles: così il suo docufilm, in realtà vero film per la prospettiva autorale che fra montaggio e altri effetti di scrittura filmica dà ai documenti, non dimentica la Liverpool povera da cui tutto parte, l'amicizia vera di quattro ragazzi cui (Lennon dixit) «hanno sottratto la giovinezza», l'intrecciarsi umanissimo in loro di buona educazione e sfacciataggine, professionalità e divertimento. E su episodi come la droga non indugia né banalizza: vi dedica invece le testimonianze amare di chi capiva, fra le sue cause, l'insicurezza e la paura del non essere più persone, ma solo carne da palcoscenico. Howard ha avuto pure il merito di approfondire la musica collocandola al contempo dentro la storia con la maiuscola che le scorreva intorno (...)." (Andrea Pedrinelli, 'Avvenire', 14 settembre 2016) "Se pensate di sapere tutto dei Beatles, di aver visto ogni immagine, ogni fotogramma della loro storia, sappiate che 'Eight Days A Week' vi stupirà." (Daniela Amenta, 'L'Unità', 14 settembre 2016)

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