Anno: 2004 Durata: 169 Origine: GERMANIA Colore: B/N
Genere:DRAMMATICO
Regia:Martin Scorsese
Specifiche tecniche:-
Tratto da:-
Produzione:SANDY CLIMAN, LEONARDO DI CAPRIO, CHARLES EVANS JR., GRAHAM KING E MICHAEL MANN PER WARNER BROS., MIRAMAX FILMS, IEG, FORWARD PASS, APPIAN WAY, CAPPA PRODUCTIONS
Distribuzione:01 DISTRIBUTION (2005)
Leonardo Di Caprio | nel ruolo di | Howard Hughes |
Cate Blanchett | nel ruolo di | Katharine Hepburn |
Kate Beckinsale | nel ruolo di | Ava Gardner |
Gwen Stefani | nel ruolo di | Jean Harlow |
Adam Scott | nel ruolo di | Johnny Meyer |
Kelli Garner | nel ruolo di | Faith Domergue |
Kelly Garner | nel ruolo di | Faith Domergue |
Ian Holm | nel ruolo di | Professor Fitz |
Alan Alda | nel ruolo di | Senatore Ralph Owen Brewster |
Alec Baldwin | nel ruolo di | Juan Trippe |
Emma Campbell | nel ruolo di | Helen Frye |
Frances Conroy | nel ruolo di | Katharine Hepburn anziana |
Willem Dafoe | nel ruolo di | Roland Sweet |
Jude Law | nel ruolo di | Errol Flynn |
John C. Reilly | nel ruolo di | Noah Dietrich |
Amy Sloan | nel ruolo di | Allene Hughes |
Joe Cobden | nel ruolo di | Ospite al Party |
Stéphane Demers | nel ruolo di | Maitre De |
Stanley Desantis | nel ruolo di | Louis B. Mayer |
Al Dubois | nel ruolo di | Dirigente Pan Am |
Meghan Elizabeth | nel ruolo di | Starlet |
Harrison M. Held | nel ruolo di | Louis B. Mayer Cronie |
Sam Hennings | nel ruolo di | Frank |
Edward Herrmann | nel ruolo di | Joseph Breen |
Danny Huston | nel ruolo di | Jack Frye |
Ronnie Kerr | nel ruolo di | Assistente di Hughes |
Vincent Laresca | nel ruolo di | Jorge |
Josie Maran | nel ruolo di | Thelma |
James Rae | nel ruolo di | Agente Fbi |
Matthew Reidy | nel ruolo di | Fotografo |
Matt Ross | nel ruolo di | Glenn Odekirk |
Richard Rossi | nel ruolo di | Ospite della Queen Mary |
Scott Sahadi | nel ruolo di | Fotografo |
Nellie Sciutto | nel ruolo di | Nadine Henley |
Brent Spiner | nel ruolo di | Robert Gross |
Dennis St John | nel ruolo di | Custode |
Harry Standjofski | nel ruolo di | Crony Louis B. Mayer |
John H. Tobin | nel ruolo di | Membro dell'Equipe di Cukor |
Benjamin Centoducati | ||
Chris Ufland | ||
Justin Shilton | ||
Martha Wainwright | ||
Rufus Wainwright | ||
Yves Jacques |
Della vita dell'eccentrico miliardario Howard Hughes, industriale, produttore, regista, progettista e aviatore vengono narrati gli anni più avventurosi, quelli tra il 1939 e il 1947 prima che le sue paranoie (aveva paura dei germi) lo costringessero ad un isolamento claustrofobico. Vengono ricreati, quindi, gli anni d'oro di Hollywood, i suoi amori per le dive più belle e famose dell'epoca sullo sfondo del Club Coconuts e del Grauman Chinese Theater di Los Angeles.
"Si capisce cosa abbia attratto Scorsese nell'ascesa e caduta di Howard Hughes, inventore e pilota, produttore e regista, megalomane e patofobo destinato a finire i suoi giorni autorecluso, vittima di paure insondabili e ossessioni igieniche. Si capisce pure che dopo il fiasco bruciante del più azzardato 'Gangs di New York', il grande regista italoamericano volesse ripartire subito con un film su commissione, per quanto colossale, facendolo il più possibile suo. Eppure, malgrado i pezzi di bravura, le fastose ricostruzioni d'epoca del fedele Dante Ferretti, la gran mole di spunti di ogni genere, o forse proprio per questo, 'The Aviator' non decolla mai davvero. (...) Però qua e là affiorano disinvoltura, tinte forti, semplificazioni tipiche dei biopic targati Miramax. Così figure del calibro di Ava Gardner e Jean Harlow risultano buttate via, mentre la morbida Cate Blanchett è così brava che pur strafacendo fa una Katharine Hepburn credibile quanto diversa dal modello, una rossa aguzza e con labbra sottili. Più riuscito il lato aviatorio e industriale, le bravate, i voli di prova, gli incidenti tremendi, la lunga battaglia di Hughes contro il boss della Pan Am e il suo senatore di fiducia (Alec Baldwin e Alan Alda, eccellenti). Ma il film da 120 milioni di dollari resta inoffensivo, più laborioso che convincente, più fragoroso che davvero emozionante. Magari, con i costi raggiunti dai kolossal, è inutile aspettarsi lavori molto personali. Ma cos'altro chiedere a Scorsese?" (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 28 gennaio 2005) "Un cineasta totale come Martin Scorsese non si discute, si ama. Figuriamoci se può dispiacerci la solita manfrina della compagnia degli Oscar, che sta per acclamare 'The Aviator' dopo avergli scippato almeno tre en plein ('Taxi Driver', 'Toro scatenato', 'Casinò'). Intendiamoci, il film che rievoca in quasi tre ore vent'anni cruciali (1927-1947) della vita del leggendario Howard Hughes è di tutto rispetto perché riesce a tratteggiare nella sfarzosa confezione i precisi contorni di un'icona misteriosa e maledetta della storia americana. Però succede che alcuni temi penalizzino gli altri, che i guizzi di classe estemporanea prescindano dal gioco di squadra, che il dettaglio prevalga sull'insieme: nell'inseguire la magnifica ossessione per l'aviazione, il cinema e le belle donne che scandì l'epopea di un antieroe paranoico e passionale, insomma, Scorsese ha messo troppa carne al fuoco e profuso a intermittenza il proprio talento visionario. Per sua e nostra fortuna Leonardo Di Caprio, ottimo attore danneggiato presso l'opinione corrente dagli isterismi delle fans, regge l'arduo compito d'impersonare le debordanti ambiguità del protagonista, facendolo oscillare sapientemente tra genio e follia, mitologia e megalomania." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 29 gennaio 2005) "Dev'essere stato un bel problema per Martin Scorsese trovare la chiave giusta per raccontare un personaggio insondabile e non simpaticissimo; ma le 11 nominations attestano il successo dell'operazione in attesa di una convalida del pubblico. Sarà comunque un altro problema per i 5.800 votanti dell'Oscar decidere chi è più bravo fra Leonardo Di Caprio (Hughes) o James Foxx (Ray Charles). La differenza fra i due ispirati interpreti è che il primo ha dovuto reinventare il suo eroe dai documenti e il secondo ha imparato a imitare il leggendario musicista, che gli ha prestato la voce come cantante, attraverso un intenso rapporto personale. Penetrare nella psicologia e nelle motivazioni di qualcuno realmente esistito costringe l'attore ritrattista a un impegno duplice: da una parte si muove come uno psicanalista, dall' altra deve puntare a un' accattivante sintesi spettacolare. In tale senso 'The Aviator' e 'Ray', pur diversissimi, hanno in comune un atteggiamento nuovo: quello di evocare con il massimo della verosimiglianza i personaggi chiamati in causa, senza nasconderne vizi, debolezze e malefatte. (...) L'importante tuttavia è che dietro i protagonisti, come riesce in maniera eccelsa a Scorsese e in buona misura anche al Taylor Hackford di Ray, emergano il mondo nel quale hanno operto, gli ambienti, gli umori, le situazioni. E' un modo emozionale e tipicamente americano, di "Mettendo in scena vent'anni di vita del magnate per eccellenza, Scorsese non ci fa mancare nulla del 'mistero Hughes': tycoon megalomane e iperdotato, personalità deduttiva e uomo politicamente ambiguo, eroe dell'aria e bambino autodistruttivo, protagonista di scandali. Si concede il piacere di girare scene alla maniera di Hollywood del tempo che fu; fino a riprodurre l'impasto cromatico della fotografia, senza tuttavia cadere nel feticismo. Realizza un incidente aereo mozzafiato. Malgrado lo strumento del flash-forward, riesce a introdurci per gradi al rovinoso declino dell'uomo, coniugandone i tratti di ambiguità e complessità con quelli di umanità. Evita i freudismi e le scorciatoie psicologiche, cosa meno facile di quel che sembri. Ci offre due ore e tre quarti di grande spettacolo. Non osa portare fino in fondo, però, l'implicito che poteva fare di 'The Aviator'. Un film geniale: così come demolì il mito della nascita di una Nazione ('Gangs of New York'), allo stesso modo aveva sottomano l'occasione di fare a pezzi il Sogno Americano, equiparandolo alla paranoia pura e semplice. Che ne fosse tentato, si percepisce da molti indizi (...) E invece Scorsese si è arrestato prima, è passato al fianco della volontà di potenza del personaggio, ha glissato sui rapporti tra successo, iperattività e nevrosi." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 28 gennaio 2005) "Ricreando la Hollywood degli anni folli, il film resuscita Katharine Hepburn con la sua famiglia snob, Ava Gardner, Jean Harlow, Faith Domergue ma parla anche delle relazioni pericolose coi politici, le lotte per il dominio economico dei cieli, finendo con la maxi nevrosi che isola Hughes, terrorizzato dai microbi, dal mondo. Fastoso ma non festoso il grande 'Aviator' vola coraggioso, il cinema è come un volo anche per l' autore che non perde quota, ci appassiona con una furente voglia di cinema. Di Caprio resta giovanottello ma è bravissimo." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 5 febbraio 2005)
Incasso in euro