SCHEDA FILM

THE ACID HOUSE

Anno: 1998 Durata: 112 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:ADATTAMENTO DI TRE RACCONTI DI IRVINE WELSH

Produzione:UMBRELLA PRODUCTIONS LIMITED, PICTURE PALACE NORTH LIMITED

Distribuzione:FILMAURO (1999)

TRAMA

"The Granton Star Cause" (Primo episodio). Il giovane Boab viene invitato dai genitori a lasciare la casa per andare a vivere per conto suo. Nello stesso giorno, anche Evelyn, la ragazza, dice a Boab che vuole lasciarlo: non sopporta più i suoi modi inconcludenti. Teso e nervoso, Boab dà in escandescenze, viene arrestato, poi rilasciato. Va al bar dove è avvicinato da un tizio che dice di essere Dio. Questi gli comunica che lui è destinato a diventare un insetto. Trasformatosi in mosca, Boab comincia a vendicarsi di tutti quelli che lo hanno trattato male. E le vendette sono di tipo scatologico. "A soft touch" (Secondo episodio). Johnny e Catriona, sposi da poco e con una bambina, litigano spesso furiosamente. Nell'appartamento dei due arriva Larry, amico di Johnny ma molto interessato a Catriona. Larry fa alla donna avances molto dirette ed esplicite. Johnny porta la bambina dalla madre. Mentre è fuori, Larry e Catriona hanno un rapporto. Johnny torna, capisce e le liti riprendono. Poco dopo risulta che Catriona è incinta, il figlio è di Larry che nel frattempo è sparito. Catriona cerca di farsi perdonare dal marito. "The acid house" (Terzo episodio). Coco, giovane tossicodipendente, ingerisce dell'acido e subito ha forti allucinazioni. Si ritrova nel corpo di un neonato e, nel pensiero, comincia a parlare con la 'mamma' esprimendo concetti da adulto, soprattutto di ordine sessuale. La donna ad un certo momento entra col bambino in un locale dove c'è anche Coco. Il momento dell'incontro segna l'apice dell'allucinazione e della totale confusione del ragazzo.

CRITICA

"Il turpiloquio è ininterrotto nello squallore degradato delle periferie popolari di Edimburgo, in vite senza senso. Ma il film, meno bello e più stereotipato di 'Trainspotting', ammirevole nel secondo episodio, prodotto e girato in Scozia, accompagnato da musica vibrante (Oasis, Chemical Brothers, The Verve, Primal Scream) ha forza, comicità, realismo: realtà, surrealtà, grottesco, visioni e quotidianità si mescolano con efficacia, l'assenza di ogni convenzionalità piccoloborghese ha grande effetto e cancella anche gli errori o le indulgenze pseudoartistiche. Quasi come una pausa, o un'accentuazione, ogni tanto 'The Acid House' indugia su una sfilata di facce, uomini che bevono birra, donne che partecipano a una festa di nozze, ragazzi ebbri per una vittoria calcistica: brevi immagini fisse che condensano una condizione umana miserabile e vitale. Magari 'generazione chimica' è soltanto un'etichetta sostitutiva di termini quali tossicomani o drogati: la brutalità si sospende a tratti in momenti struggenti, il giovane padre solo con la sua bambinetta, il ragazzo strafatto che si proclama padrone del mondo, i calciatori adolescenti in corsa sul prato rognoso al crepuscolo, verso una porta senza rete. (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 13 ottobre 1999) "Per squallida e senza speranza che possa essere l'esistenza quotidiana del proletariato scozzese, Welsh la rappresenta in forme iperboliche e provocatorie, seguendo un preciso programma (uno stile, se si vuole) fatto di sgradevolezza, repulsione, humour nero fino al cinismo. Ne esce un film decisamente acido, volutamente brutto sporco e cattivo, che potrebbe anche trovare degli estimatori". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 18 ottobre 1999) Parlato in originale nell'aspro dialetto di Glasgow (ma i dialoghi non sono difficili: i personaggi pronunciano quasi esclusivamente la parola "fucking", l'insulto inglese universale), Acid House ha solo due o tre momenti divertenti, come la rapida lezione di economia post Thatcheriana inflitta al protagonista del primo episodio da un poliziotto azionista della British Telecom, per il resto non basta parlare di droghe e di acidi, e far traballare la macchina da presa, Per essere trasgressivi. All'insulsaggine delle storie si accoppia un'insolita insistita bruttezza di quasi tutti gli attori. Nel complesso è un film fastidioso. L'unica speranza per il futuro di Irvine Welsh lasci perdere il cinema e il cinema lasci perdere lui.. (Alberto Crespi, 'l'Unità', 24 ottobre 1999)

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